Il day after tomorrow della Maratona di Chicago impone ammirazione di quel che è stato domenica sulle strade statunitensi e riflessioni sul futuro di ciò che ci aspetta sulla mitica distanza dei 42,195 km.
L’impresa di Kelvin Kiptum, al record del mondo con le 2 ore e 35 secondi (primo a scendere sotto le 2 ore e 1 minuto), merita di essere celebrata a dovere: nessuno nella storia era riuscito a irrompere nel mondo della maratona con una tale forza e maturità così giovane.
Eliud Kipchoge, re fino a domenica mattina, sotto le 2 ore e 2 minuti c’era sceso a Berlino 2022, all’età di 37 anni. Kiptum non ha ancora 24 anni e ha corso appena tre maratone in carriera. Ciò che è strabiliante è che da Valencia a Chicago, passando per Londra, le ha corse tutte sotto le 2 ore e 2 minuti.
Domenica, il fenomeno keniano ha compiuto un capolavoro, riuscendo come nelle uscite precedenti a sovvertire il trend di questa massacrante gara: ovvero correre “in maniera controllata” con un transito alla mezza maratona in 60’48“, accumulando un massimo ritardo dal Kipchoge di Berlino 2022 di 57 secondi per poi scatenarsi nella seconda parte del tracciato.
Incredibile il “negative split” di 59’43”, impressionante il ritmo dal 30° al 40° km, dove praticamente ha fatto segnare intervalli di 5 km attorno ai 14 minuti. In particolare, dal 30° al 35° km, Kiptum ha corso in 13’51” (!), con punte anche di 2 minuti e 45 al chilometro.
Adesso tutti si chiedono quando rivedremo Kiptum e quando verrà infranto il muro delle 2 ore. Intanto si sogna già il confronto diretto – sin qui mai avvenuto – tra Eliud Kipchoge e Kelvin Kiptum. Una sfida stellare che con ogni probabilità si consumerà ai Giochi Olimpici di Parigi 2024.
Kipchoge – alla soglia dei 40 anni – andrà all’assalto del terzo oro olimpico consecutivo nella maratona, impresa mai riuscita ad alcun atleta. E se a guastargli la festa fosse il più giovane connazionale?