Filippo Tortu ha ragione. Bisogna promuovere la cultura dello sport soprattutto nelle scuole. Non che prima non lo sapessimo o che il brianzolo atleta di punta della nostra nazionale abbia scoperto l’acqua calda. Ma è importante che lo abbia detto in televisione, in prima serata, in un programma “giovane” e seguito come Le Iene.
E’ importante che lo abbia detto lui, che in questi anni ha saputo rappresentare un punto di riferimento per gli appassionati, espressione dei sacrifici e portatore sano di educazione prima che di risultati.
“In un momento così delicato per i valori dello sport (con chiaro riferimento all’ennesima Scommessopoli del calcio, specchio di un mondo viziato e privo di contatto con la realtà) ripartiamo dalle scuole e dall’educazione fisica – ha detto nel suo breve monologo su Italia 1, Filippo Tortu – In quelle ore non si può giocare solo a pallone o ripassare per le ore successive. Bisogna mostrare agli alunni le grandi imprese sportive degli atleti italiani, quelle che hanno saputo emozionare. Io mi sono appassionato all’atletica guardando le immagini di Livio Berruti alle Olimpiadi di Roma 1960″.
“Lo sport deve stare al centro dei programmi scolastici – ha concluso Filippo – Perché ti porta fuori dalla zona di comfort, ti costringe a superare i limiti, a gestire con calma la pressione, a prenderti le responsabilità, a esserci per gli altri, a rispettare le regole, a diventare un essere umano migliore”.
Purtroppo, nella scuola italiana di oggi, lo sport spesso resta un aspetto marginale, percepito ancora come svago lontano dagli obiettivi didattici.
Inoltre, troppi prof di educazione fisica – non si sa se demotivati dal ruolo ormai “depotenziato” e “delegittimato” della classe insegnanti, se poco preparati o poco propensi all’impegno educativo, hanno gettato da tempo la spugna, ma è bene ribadire che lo sport dovrebbe a prescindere riguardare tutta la progettazione e coinvolgere anche gli altri docenti.
Stiamo parlando di cultura ed educazione. E questi due valori sono transdisciplinari. E’ vero, lo ha detto Filippo, mancano fondi e strutture. Ma guardare un video, parlare agli studenti, organizzare attività strutturate sulle varie discipline e metterle in pratica in palestra non richiedono chissà quali risorse, parliamoci chiaro.
Serve un’inversione di tendenza a livello mentale più che metodologico. Non si tratta di sfornare campioni a 11, 14 o 16 anni. Si tratta di far crescere le generazioni future attraverso quei valori che lo sport è in grado di veicolare. Saranno poi le attività pomeridiane e i tecnici specializzati a occuparsi dell’agonismo. Ma questo è un altro paio di maniche…
E allora, dopo il super apprezzato (almeno da parte nostra) minuto di Filippo Tortu in prima serata, lanciamo un appello a tutti i ragazzi della nazionale di atletica. Non solo Filippo, non solo – ad esempio – Antonella Palmisano che lo fa da tempo. Ci rivolgiamo a Gimbo Tamberi, a Marcell Jacobs, agli eroi della staffetta, a Leonardo Fabbri.
Ma anche a chi non ha ancora vinto medaglie da prima pagina dei telegiornali e ha centinaia di migliaia di followers su Instagram, come Gaia Sabbatini, Larissa Iapichino, Anna Bongiorni, Elena Bellò, Eloisa Coiro, Nadia Battocletti, Elisa Molinarolo. E l’elenco potrebbe continuare ancora per molte righe…
Andate sempre di più nelle scuole e spronate i giovani. Raccontate le vostre storie. Accendete la scintilla della pratica sportiva in una società che rischia sempre più di sbandare verso terreni insidiosi e tutt’altro che sani.
Guarda qui il video di Filippo Tortu a Le Iene
Foto Grana / Fidal