Dalla biografia al rilancio di Elena Vallortigara: parla Antonietta Di Martino

Devono essere settimane concitate per Antonietta Di Martino. La campionessa di salto in alto, che per alcuni anni era rimasta volutamente lontana dai radar di un ambiente a cui ha dato tanto dal punto di vista umano e sportivo, è tornata a far parlare di sé in una doppia e intrigante versione.

La 45enne di Cava de’ Tirreni è innanzitutto sugli scaffali di tutte le librerie con “Ho imparato a volare“, scritto a quattro mani con la scrittrice Chiara Ricci, conosciuta qualche anno addietro. Antonella racconta a cuore aperto la storia di una ragazza del Sud che a suon di sacrifici è riuscita a coronare il sogno di diventare atleta di un certo spessore.

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“Era da tempo che pensavo di raccontarmi e in tanti me l’avevano chiesto – ammette Antonietta – però non mi sentivo pronta, anche perché dopo la maternità ho deciso di staccare a 360° dall’atletica”.

Nel libro ci sono i momenti più esaltanti della carriera, narrati anche attraverso la testimonianza di personaggi e giornalisti che hanno vissuto la sua epopea, dai successi agli infortuni. Senza per questo togliere spazio al prima e al dopo agonismo.


“Mi premeva molto far conoscere i miei primi passi – spiega – Al campo di allenamento in Campania ho avuto diversi problemi, l’ambiente era difficile. E’ importante far sapere ai giovani che non tutto ha un inizio facile e agiato. Però le difficoltà si superano con l’impegno e prefissandosi degli obiettivi. Volere è potere“.

Non mancano i ricordi legati alle grandi imprese, come quell’argento ai Mondiali di Osaka 2007 in cui firmò l’attuale primato italiano con la misura di 2.03. “Quel giorno fu una grande sorpresa per me. Anche perché dopo aver saltato i due metri, volevo fermarmi. Poi decisi di fare altri tre salti e fu al terzo tentativo che superai l’asticella. Ripensando a quegli anni, credo oggi di aver fatto veramente delle prestazioni stratosferiche in relazione al mio fisico e alla mia statura, dal momento che sono alta soltanto 169 cm”.

Ma dov’era finita Antonietta negli ultimi anni? E’ rimasta a casa, si è dedicata alla famiglia e ha seguito un paio di atleti giovani, anche con una breve esperienza alla Vis Nova Salerno. “Dopo il ritiro, avevo bisogno di rallentare i ritmi. La vita dell’atleta professionista non è semplice. Ero stanca di alcuni meccanismi e ho avvertito la necessità di prendermi del tempo per me”.

A giugno di quest’anno arrivano un importante cambiamento lavorativo, con il trasferimento ottenuto a Formia (lei che è rimasta in Guardia di Finanza dopo aver gareggiato per le Fiamme Gialle) e una proposta indecente. A chiamarla è Elena Vallortigara, attuale numero 1 dell’alto azzurro. Elena da mesi è in panne. Tra problemi fisici e personali, ha dovuto buttare all’aria una stagione. Ha rotto con il suo storico allenatore e ha deciso di cambiare aria. Per rilanciarsi in chiave olimpica. L’amicizia con Antonietta è salda da diversi anni. Ma tra di loro c’è stata solo una corrispondenza generica. Qualche consiglio, ma niente di approfondito. Stavolta però è diverso. E la campionessa di Schio, bronzo a Eugene 2022, le chiede di allenarla.


“Ci sentivamo spesso ma non mi ero mai permessa di entrare nella sua sfera tecnica – precisa Antonietta – La sua richiesta mi ha spiazzata, non me l’aspettavo. Non sono una che dice subito sì ma stavolta ho accettato perché mi sento all’altezza di questa sfida. E’ vero, prima di Elena non ho allenato atleti professionisti. Ma credo di sapere davvero tanto dell’allenamento e della vita da pro’: la cura del fisico, le gare, il rendere conto ai gruppi militari. Io per anni ho conosciuto tutta una serie di sfaccettature che ho affrontato da sola in prima persona”.

Certo che prendere per mano una Elena Vallortigara in parte da ricostruire e a pochi mesi dall’Olimpiade, è una bella responsabilità alla quale Antonietta, che nella vita non si è mai tirata indietro, si sottopone di buon grado. “L’esperienza non mi manca, così come la capacità di affrontare in faccia gli infortuni. Nella mia carriera ho memorizzato tutto quello che facevo e come rispondevo alle diverse situazioni”.

Ma Elena come sta? La “cura Di Martino” sta iniziando a fare effetto? “Era molto giù di morale, stanca anche di dover far fronte a determinate pressioni. Pian piano stiamo sistemando tutti i tasselli per riprendere la preparazione al 100%. La vedo serena e questo è ciò che più conta. Fin dal primo momento lei deve sapere che io sono il suo appoggio e che a Formia si deve sentire a casa. In questo periodo è molto concentrata anche sulla tesi, perché si laureerà a marzo“.

L’arrivo di Vallortigara alla corte di Di Martino è stata contrassegnata anche da tutta una serie di controlli fisici ai quali la portacolori dei Carabinieri si è sottoposta per approfondire la propria condizione. “Il primo pensiero è stato quella di doverla rimettere in piedi. Aveva fastidi al collo, al ginocchio, per cui è stato fortunatamente scongiurato un intervento al menisco, e al tendine destro. Ecco perché siamo ripartiti da zero, con corsa lenta ed esercizi generalizzati”.



Il prossimo passo è dunque quello di tornare ai lavori specifici, anche perché il tempo è tiranno e la nuova stagione è alle porte. “Di cose di mettere a posto sul salto ce ne saranno, ma con Elena si parte da una base solida. Adesso ha iniziato con i primi stacchi, ma bisogna procedere con cautela, perché il suo problema al bicipite femorale le ha causato una modifica a livello posturale e non appena la gamba è tornata in asse, ha cominciata a riattivare anche la zona sotto il gluteo”.

Il lavoro da fare, insomma, non manca. Come non può mancare, quando si ha la possibilità di parlare con un’icona del calibro di Antonietta Di Martino, una riflessione sull’atletica italiana attuale, ricca di contenuti e belle storie. “Vedo nella nostra squadra una grande unione tra i ragazzi. Uno spirito che ai miei tempi mancava, anche se io ho sempre cercato di emulare quelle più brave di me anziché provare invidia. Credo che l’atteggiamento di comprensione e amicizia del gruppo azzurro di oggi nasca anche dal lavoro mentale fatto dagli atleti di oggi con i vari psicologi”.

Ma chi è in grado di esaltare Antonietta? “Yaroslava Mahuchikh. L’ho vista in Slovacchia quando ha saltato 2.06 e mi è sembrata di un altro pianeta. Credo che se riuscirà ad affinare la velocità d’entrata e i tempi sull’asticella ne vedremo delle belle. Ancora non è perfetta nella parabola, spesso è troppo alta o non riesce ad arrivare con il bacino posizionato al top”.

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