Gianmarco Tamberi cecchino dei grandi eventi. Da stasera è campione di tutto

Il Grande Slam è servito. Non è tennis, ma salto in alto. Il pane quotidiano di Gianmarco Tamberi, che da stasera è campione di tutto. Aveva vinto gli europei indoor (Glasgow 2019) e quelli all’aperto per due volte (Amsterdam 2016 e Monaco di Baviera 2022). Aveva vinto l’oro olimpico a Tokyo 2021, quello memorabile diviso con Mutaz Barshim. Aveva vinto anche un mondiale indoor (Portland 2016) ma non aveva mai vinto il mondiale all’aperto. Ed era venuto in Ungheria solo per l’oro. Qualsiasi altro risultato l’avrebbe deluso.

A Budapest abbiamo assistito all’ennesima serata magica di Gimbo, capace di ammazzare la gara salendo a 2.36 al primo tentativo: con quel salto ha messo in difficoltà il rivale di sempre Barshim, bronzo, e l’americano Harrison, l’ultimo ad arrendersi senza però riuscire a impensierirlo quando l’asticella è salita a 2.38.

Gianmarco Tamberi ha dimostrato innanzitutto di essere un autentico cecchino dei grandi eventi. Mettete in palio una rassegna internazionale e lui vi stupirà ogni volta di più. Classe infinita, tecnica sopraffina, consapevolezza dei propri mezzi stratosferica, tanto da permettergli di esorcizzare (e liberare) ogni emozione.

Gianmarco Tamberi è pure un animale da palcoscenico, un istrione. Capace di trascinare uno stadio e di girare uno spot per l’atletica intera. Alla maniera di Alberto Tomba, per l’abilità di dominare la scena prima e dopo le prestazioni da campione.



Nella finale di oggi ha fatto di tutto. Si è ripresentato con la mezza barba, ha suonato la batteria poco prima di iniziare la competizione, si è schiaffeggiato quando ha commesso degli errori.

E una volta incamerata la medaglia d’oro, si è dato alla pazza gioia: ha festeggiato con il bimbo del suo grande amico Barshim, è corso in tribuna a baciare la moglie Chiara Bontempi (santa donna, chissà com’è essere la moglie di Gimbo Tamberi…) e si è poi unito al tuffo del vincitore El Bakkali nella riviera dei 3000 siepi.

Va ricordato che Gimbo, in questo 2023, non si era fatto mancare niente. A un anno dall’Olimpiade ha cambiato allenatore, licenziandosi dal padre per accogliere nel suo staff Giulio Ciotti. E’ entrato in polemica con gli organizzatori del Golden Gala, non gareggiando a Firenze. E poi si è unito in maniera singolare e in extremis – da capitano – alla spedizione (poi vincente) per gli Europei a squadre. E’ fatto così, Gimbo. La normalità non fa per lui. Un po’ folle, molto genio. Un eroe dello sport italiano.

Foto Grana / Fidal

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