L’anno della caccia a un altro oro olimpico nella marcia si è aperto domenica scorsa nella terra d’origine e con il debutto nel format della staffetta mista. Massimo Stano ha ricominciato da Modugno, non lontano dalla sua Palo del Colle, insieme alla compagna di squadra di una vita, anche lei olimpionica, Antonella Palmisano.
E’ stato un inizio convincente: secondo posto alle spalle dei cinesi Yang e Wang e parziali di 45:00 nella prima frazione da 11,195 km e di 44:25 in quella da 11, la penultima, per Stano, 31enne delle Fiamme Oro.
Massimo, per essere gennaio, come valuti la tua condizione dopo la Modugno Walk Race?
“E’ stata una prestazione molto buona, considerando che a gennaio di solito non gareggio oppure, come accaduto in passato, sono alle prese con qualche problema fisico. Era la prima volta che testavo la staffetta in una gara ufficiale. Ora dobbiamo capire cosa può significare a livello di una 20 km”.
Le fitte al diaframma che hai avuto nel finale da cosa sono state causate?
“Dobbiamo ancora analizzare con i medici cosa è successo. Le cause possono essere state il vento freddo o l’integrazione con molti più gel rispetto a una canonica 20 km. O magari la combinazione dei due fattori. Ma l’episodio non mi preoccupa più di tanto”.
Come hai impiegato i tre quarti d’ora nell’area di sosta mentre in strada c’era Antonella, alle prese con la seconda frazione?
“Ho innanzitutto assunto per tre volte i gel: appena ho dato il cambio ad Antonella, a metà sosta e poco prima di ripartire. Ho optato per un recupero attivo, fatto di camminata e marcia lenta. Non mi sono mai fermato, in modo da mantenere calda la muscolatura in vista della ripartenza, anche perché durante i test di Castelporziano, avevo scelto un recupero passivo e quando sono ripartito ho sentito le gambe un po’ dure. Nel frattempo, a intervalli, i medici procedevano con la misurazione del lattato e della glicemia”.
La coppia cinese, che hai modo di osservare da vicino anche durante gli allenamenti, potrebbe essere la squadra con cui giocarsi l’oro a Parigi?
“E’ sicuramente una delle squadre più pericolose, considerando il fatto che è composta dalla primatista del mondo, la Yang, e da Wang che detiene la seconda prestazione al mondo. Aggiungo un ulteriore difficoltà : li segue il mio tecnico Patrick Parcesepe. So come li allena e arriveranno in grandissima forma alle Olimpiadi”.
Altri avversari?
“Ci sarà da vedere quali altre squadre presenterà la Cina, anche se credo che quella vista all’opera a Modugno, sia di gran lunga la migliore. Occhio poi alla Spagna, con l’insidiosissima coppia composta dai due campioni del mondo in carica, Alvaro Martin e Maria Perez. Tra le altre squadre, ci metto l’Ecuador, che ha l’attuale best performance, l’Australia e il Giappone”.
Il tuo legame con Palmisano, nonostante lei abbia cambiato guida tecnica, è fortissimo: hai detto che a Parigi gareggerai con Antonella o con nessun’altra perché ritieni di poter vincere l’oro soltanto con lei?
“Conosco Antonella da quand’ero cadetto e ho fatto con lei tutti i raduni e le gare più importanti. Mi sono trasferito a Ostia per allenarmi con lei, è sempre stata il mio punto di riferimento. Tra di noi c’è insomma un legame speciale e so quanto sia forte. Adesso ci manca un po’ di quotidianità ma continuiamo a sentirci e a incontrarci anche durante gli allenamenti a Ostia. Alle Olimpiadi voglio gareggiare con lei non solo per vincere l’oro ma anche perché è l’unica compagna che mi stimola a provare questo nuovo format anziché concentrarmi solo sulla mia 20 km. Con un’altra compagna, sinceramente, non cambierei la mia programmazione”.
Dopo Modugno, è andato di moda il nickname PalmiStano: ti piace? Potrebbe diventare un bel tormentone fino alle Olimpiadi e chissà … anche dopo.
“Lo avevamo tirato fuori anche in momenti meno formali. Devo dire che funziona e arriva subito. Chissà , magari dopo Parigi non sarà solo l’Italia a pronunciarlo…”.
Hai più volte detto che il nuovo format della staffetta mista non è proprio il massimo e che avrà vita breve: pensi che dal punto di vista mediatico, per chi la guarda, possa invece avere appeal?
“Credo che l’unico modo per guadagnare appeal sia quello di creare uno streaming in cui fornire oltre alle immagini anche innumerevoli dati in tempo reale, come velocità , distacchi, proiezioni, condizioni atmosferiche ecc. Quando guardo il ciclismo, ad esempio, vengo catturato spesso da quello che passa in sovraimpressione e non dalla gara, che di per sé è molto lunga. Purtroppo chi vede dal vivo capisce ben poco di quanto sta succedendo”.
Ti stai spendendo tantissimo per la promozione della tua marcia, ad esempio con il progetto The Walking Stano. Pensi che stia funzionando? E al proposito, verrà riproposto in questo 2024?
“Ne devo ancora parlare con Vincenzo Trentadue, che nelle ultime settimane è stato impegnatissimo con l’organizzazione della Modugno Walk Race. Interpellerò anche i miei follower chiedendo loro se sia il caso di rifarlo. E’ chiaro che io alla questione benefica tengo molto. Il 2024 è l’anno olimpico, per il momento non posso avere distrazioni e dovrei delegare il tutto a Trentadue e capire come, dove e in che modo presentare le tappe. Nel 2023 le prime due non hanno funzionato moltissimo, la terza invece è stata un successo. E resta da capire se ciò sia stato determinato dalla location “favorevole” di Palo del Colle. In ogni caso, se The Walking Stano si rifarà , sarà dopo i Giochi di Parigi”.
Con la staffetta a coppie di Modugno, sei riuscito a coinvolgere la tua terra grazie anche a Trentadue, il tuo braccio destro. Pensi che l’organizzazione sia stata all’altezza? Potrebbe diventare un appuntamento fisso dalle tue parti?
“E’ stata una prima volta a livello internazionale e non era per niente semplice. E la presenza di Vincenzo, che ha ottime doti organizzative già dimostrate con The Walking Stano, è stato il motivo in più che mi ha spinto a gareggiare in questo format. Credo che abbia funzionato tutto bene, a parte il vento che ha creato qualche disagio comunque gestito nel migliore dei modi. Io sono un maniaco della perfezione e dico sempre che c’è da migliorare. Però gli atleti sono rimasti soddisfatti ed è quello che conta. Gli ingredienti per diventare una classica del calendario ci sono tutti, il territorio offre molto ma vanno trovati anche gli sponsor. Il pubblico è calorosissimo e chi viene in Puglia mangia bene e non può che tornarci perché ci sono luoghi che restano nel cuore, anche se io sono di parte”.