Pietro Arese e il record di Metz: “Quei 3000 la conferma di aver fatto bene i volumi”

C’è Pietro Arese al centro della pazza settimana del mezzofondo italiano. Il piemontese allenato da Silvano Danzi e portacolori delle Fiamme Gialle, ha aperto e chiuso il cerchio dei record nazionali indoor firmati da Padova a Metz passando per Miramas: Federico Riva e Ossama Meslek gli altri due attori di questa incredibile sequenza nei 1500 metri, anche se poi il colpo di coda finale Arese lo ha dato in un insospettabile 3000.

Pietro, ma che settimana è stata?
“Posso dire che in questo 2024 finora detengo il 100% dei record italiani: due in altrettante uscite. Però c’è differenza tra quello dei 1500 e quello dei 3000”.

Cioè?
“Nei 1500 ho fatto il mio. Avendo 3’33” all’aperto, il 3’37″03 ci sta. Era plausibile e anche ricercato. E’ la mia gara e mi sentivo pronto dopo le tre settimane di preparazione trascorse in Sudafrica”.

E quello dei 3000?
“Un’altra storia. Non ho mai fatto tanti 3.000, diciamo la media di uno all’anno da quando sono allievo. E sono sempre stati la mia bestia nera. Non sono mai riuscito a correre un tempo degno del mio valore, sia perché a volte ci arrivavo fuori forma ma anche perché non avevo trovato la gara giusta. Proprio a Metz, un anno fa, mi ero messo davanti a tirare in una fase di stasi e sono saltato per aria”.


Con questi 3.000 puoi pensarti più atleta da mezzofondo prolungato?
“Diciamo che mi alleno come un 1500-5000metrista anche se sul prolungato ho fatto sempre fatica. Lo stesso ragionamento vale per gli 800: non sono proprio la mia gara, dal momento che sul giro di pista forse non scendo mai sotto i 50 secondi”.

Eppure il 7’38″42 è un crono notevole. Quasi tre secondi in meno di Gennaro Di Napoli 27 anni fa.
“Prima di Metz, il mio personale era un 7’53” fatto due anni fa. Sapevo di non poter avere un tempo così alto ma allo stesso tempo non conoscevo dove fosse il limite. Dopo i 1500 di Padova, dove ho corso mezza gara in solitaria, il mio coach mi ha detto di aver destato una bella impressione ma che nei 3000, per come mi ero allenato, sarebbe andata ancora meglio. Lui stesso però, a posteriori, mi ha confessato di avere in mente “solo” un 7’43”-7’44”.

E invece…
“C’erano anche le wavelights. Le lucine verdi dettavano un 7’33”. Quelle rosse un 7’40”. Ai primi giri non ci ho dato peso. Poi ho guardato per terra e ho visto che non c’era niente. Ma più avanti ho visto quelle verdi. A quel punto, mi sono spaventato, convinto che sarei scoppiato nell’ultimo chilometro come tante altre volte. Invece la bagarre è salita e io ci sono stato dentro, anche se la fatica si faceva sentire. Ho superato un paio di avversari e sono arrivato dietro Schrab, uno che a dicembre ha vinto gli Europei di cross”.



E sei rimasto incredulo.
“Mi hanno detto del crono, l’ho visto e mi è venuto in mente il racconto dell’oro di Los Angeles 1984 di Alessandro Andrei, che dopo aver lanciato, senza quasi accorgersene, fu avvisato che la gara era finita e che aveva vinto”.

Metabolizzato il super record dei 3000 metri, per questa stagione si pensa comunque solo ai 1500, corretto?
“Il record italiano di Metz è stato il test che mi ha fatto capire di aver fatto le cose giuste durante la preparazione invernale. Se è venuta fuori una prestazione aerobica di questo tipo, significa che abbiamo fatto bene i volumi. Non è uno stimolo per cercare qualcosa di altro o nuovo ma la conferma della giusta direzione per i 1500 di quest’estate”.

Dove peraltro il livello in Italia si sta alzando: per informazioni chiedere a Riva e Meslek.
“E’ uno stimolo per tutti, non solo per duellare in territorio nazionale ma soprattutto per le rassegne continentali. Un conto è andare da soli, un altro essere insieme ai raduni e partire in tanti per confrontarsi e condividere percorsi simili”.


Sappiamo che a proposito di quanto accaduto in Francia c’è un aneddoto curioso da rimarcare.
“Che la prestazione di Metz mi ha dato 1211 punti a livello di ranking mondiale, più di quelli conquistati con il 3’33” di Budapest nei 1500. Significa che secondo i parametri di World Athletics, a Metz ho compiuto la migliore prestazione in carriera”.

Pietro, adesso ti rivediamo ai Campionati italiani?
“Sì, l’obiettivo era fare un 1500 tirato e un 3000 prima dei tricolori di Ancona, dove gareggerò su entrambe le distanze. Poi vedremo se ci sarà la qualificazione per Glasgow per chiudere la parentesi indoor e proiettarsi sul menù ricco dell’estate”.

Foto Colombo e Grana / Fidal

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