Noah Lyles è stato il grande protagonista dei mondiali di Budapest con le sue tre medaglie d’oro (100, 200 e staffetta 4×100) conquistate dopo i grandi proclami della vigilia che sapevano di provocazioni ma avevano attirato molto l’attenzione dei media su di sé: la volontà di fare 9.65 sui 100 e addirittura il record del mondo sulla doppia distanza.
In un’intervista rilasciata a La Gazzetta dello Sport a firma di Andrea Buongiovanni, lo sprinter statunitense ha detto di volersi mettere volontariamente a nudo e di impegnarsi a fondo affinché l’atletica possa ricevere più visibilità, negli Stati Uniti e non solo.
“Non ho paura di mettermi a nudo e voglio che la gente sappia che Lyles ha una precisa personalità, che ha passato un’infanzia difficile, con problemi di salute in adolescenza e momenti bui sconfinati nella depressione – ha detto lo sprinter statunitense – Voglio che l’atletica diventi una disciplina popolare. Ne discuto ogni giorno con il mio agente (Mark Wetmore). La strada è lunga e non può prescindere dai successi. Senza le medaglie nessuno ti nota. Con le nostre prestazioni, sempre più gente può interessarsi e curando l’extra campo si possono avvicinare i giovani. Bisogna muoversi in tante direzioni, guardate alle star della musica. Hanno linee di abbigliamento, sono nella moda, fanno fronte comune. Da noi i campioni del passato non conoscono quelli del presente e viceversa. E per ottenere visibilità bisogna conquistare le tv”.
Lyles, che presto comparirà sul piccolo schermo nella serie Untitled – The Noah Lyles Project ma anche in un episodio su Netfilx dedicata agli sprinter, ha anche risposto su Marcell Jacobs: “Vincere senza di lui e Kerley in lizza toglie qualcosa. Spero di ritrovarlo nelle migliori condizioni”.
Foto Getty Images for World Athletics