Riecco Giacomo Bertoncelli: “Dopo Huelva il muro dei 49 secondi”

Martedì pomeriggio, a Huelva, Giacomo Bertoncelli si è iscritto alla lista degli azzurri che hanno cominciato la stagione outdoor migliorando il personale. Per il 25enne dell’Atletica Insieme Verona, il progresso però ha un sapore speciale. Perché è arrivato dopo una lunga sosta ai box imposta dal serio infortunio ai legamenti della caviglia destra rimediato ai tricolori di Molfetta la scorsa estate.

Tre mesi senza correre e una lenta ripresa alle spalle per l’allievo di Roberto Troiani e Nicolò Bagnara. Poi un inverno confortante e il mese e mezzo trascorso alle Canarie, insieme a Sibilio e agli altri ostacolisti della Nazionale, hanno dato i primi segnali incoraggianti, nonostante la caviglia chieda ancora un po’ di clemenza. In Andalusia, al primo start, il boom inatteso: 49″45, 26 centesimi meglio del PB precedente.

Giacomo, non poteva esserci miglior rientro per te.
“Come tutti gli esordi, bisognava prenderlo con le pinze e, viste le condizioni meteo, quella di Huelva non era la gara dove correre forte. Eppure anche a livello emotivo era importante fare una prestazione così, dopo l’infortunio della scorsa estate che mi ha costretto a iniziare in ritardo la preparazione. Ma i raduni di Valencia e, soprattutto quello di Tenerife, sono andati molto bene senza alcun intoppo”.


Pista bagnata, temperatura intorno ai 15 gradi, corsia esterna, primo test dell’anno dopo un lunghissimo stop. Raccontaci come hai tirato fuori quel tempo.
“Al quarto ostacolo mi aveva già preso Lambrughi e sono riuscito a farmi trasportare senza perdere ulteriore terreno in attesa di passare ai 15 appoggi (la ritmica di Giacomo prevede la partenza a 14 e il cambio al sesto ostacolo), dove aumento la frequenza e spingo più forte, e del finale, dove sono riuscito a rimontare fino al secondo posto. E’ stata una gara strana, dove mi è venuto tutto semplice”.

La caviglia non è ancora del tutto a posto.
“Per fortuna la mia fisioterapista è anche la mia ragazza (Anna Montresor, ndr) e riesco a fare con lei continui check dopo ogni allenamento. Quando carico, la caviglia si gonfia e devo essere bravo a gestirla, cercando di fare degli allenamenti leggermente più tranquilli”.

In cosa pensi di essere migliorato?
“Negli ultimi due anni ho curato più la parte aerobica, accodandomi spesso ai mezzofondisti della mia società e facendo dei recuperi brevi, che un ostacolista o un velocista di rado osserva. Questo tipo di lavoro mi ha dato la possibilità di gestire meglio le gare più importanti e di scendere l’anno scorso sotto i 50″. Adesso negli ultimi 100 metri sento di avere più energie da spendere. Il resto è dato dalla maturità atletica e dai raduni fatti bene”.


Il minimo per gli Europei, 49″30, è davvero vicino.
“I pensieri sono super positivi sia per gli Europei che per le Olimpiadi. Ho un buon punteggio nel ranking, ma qualificarsi con il minimo darebbe una carica agonistica più alta. In Italia però in tanti stanno andando forte e dovrò meritarmi uno dei tre posti a disposizione”.

I prossimi appuntamenti?
“Con il mio staff sto valutando di correre tra dieci giorni: la scelta è tra un 400 ostacoli in Austria o i 400 metri del meeting di Conegliano. Il 19 maggio invece è ufficiale la mia presenza al meeting Silver di Rehlingen, in Germania. Lì ci sarà un ottimo livello”.


Nella tua gara, i 400 ostacoli, sia agli Europei che alle Olimpiadi si dovrebbe correre per il secondo posto.
“Warholm è un alieno, però negli ostacoli ci sono delle variabili importanti e può succedere di tutto. Un piccolo errore può cambiare tutta la gara, l’anno scorso è successo a me ai Campionati Italiani di Molfetta, dove ero uno dei favoriti”.

Con un esordio così incoraggiante, come cambiano le ambizioni di questa stagione, almeno dal punto di vista cronometrico?
“L’infortunio di Molfetta e il lungo recupero mi hanno imposto prudenza e avrei fissato l’obiettivo di scendere sotto i 49″5. A questo punto, però, è giusto alzare l’asticella e puntare al muro dei 49 secondi. Ma nel mirino c’è anche il record regionale veneto, ora distante soli 6 centesimi (il 49″39 di Paolo Bellino, datato 1991, ndr). Non viene abbattuto da una trentina d’anni, sarebbe una bella soddisfazione”.

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