La nuova Del Buono in Diamond League per gli standard olimpici: il punto di Massimo Magnani

Da tempo non riusciva più ad assecondare il proprio talento e a trovare risposte sul campo, condizionata dai ripetuti infortuni e ormai scoraggiata dal punto di vista psicologico. Ma Federica Del Buono ha saputo reagire e riemergere, imboccando un percorso nuovo. L’inizio del 2024 l’ha vista letteralmente rifiorire. E a 29 anni è pronta per recuperare il terreno perduto e tornare protagonista.

Domani sera, a Doha, la vicentina dei Carabinieri è una dei quattro azzurri che scenderanno in pista nella terza fermata della Diamond League. Si metterà nella scia delle africane per migliorarsi nei 1500 metri, distanza in cui ha già esordito a Milano, due settimane fa.

Alla vigilia della trasferta qatarina di Federica Del Buono abbiamo sentito Massimo Magnani, il navigato tecnico che dal 2023 ha accettato la sfida di riportare la mezzofondista ai livelli di un tempo.

“Mi ha chiesto di seguirla per ritrovarsi e cambiare ambiente – spiega Magnani – Cercava nuovi stimoli e voleva sentirsi al centro del suo progetto. I risultati di questo inizio di stagione non sono altro che i frutti del percorso cominciato insieme l’anno scorso, quando abbiamo provato a mettere le basi per questa stagione pensando che potesse ruotare attorno ai 5000 metri, senza dimenticare la crescita nei 1500″.


E’ stata una sua scelta o sei stato tu a far sì che il focus principale del 2024 fosse su questa distanza?
“Federica ha le caratteristiche della mezzofondista moderna. Abbina le qualità di una miler a un motore non indifferente. I suoi parametri dicono che può correre al top i 5000 metri. E questo era anche il suo orientamento. Voleva nuovi stimoli e aveva bisogno di una gara diversa, senza restare ancorata soltanto ai 1500”.

Già in sala Federica aveva fatto vedere che qualcosa stesse cambiando.
“L’inverno è stato molto buono, caratterizzato da due importanti periodi di allenamento a Potchefstroom. Abbiamo costruito i 3000 indoor (la Del Buono è arrivata seconda ai tricolori di Ancona, alle spalle di Ludovica Cavalli, ndr) e partecipato ai cross. E’ stato fatto un lavoro generale finalizzato a quello che poi sarebbe stata la stagione all’aperto”.

Federica è apparsa subito brillante nei 1500 corsi in 4’05″21 alla WMD Night di Milano.
“Più che la vittoria è stato importante rivedere la personalità tipica della ragazza. Determinata, aggressiva, senza timori reverenziali. Ha corso bene e in condizioni non ideali, perché dai 600 metri in poi ha fatto gara di testa e ha dimostrato di aver superato quei problemi più personali che tecnici che in precedenza la facevano soccombere”.

Il 1° maggio, a Modena, è arrivato il personale nei 5000 metri.
“E’ stata una gara particolare, affrontata sotto la pioggia e senza un adeguato supporto dei pacemaker. Federica ha corso da sola l’ultima parte e quanto meno ha portato a casa il minimo per gli Europei. Ma il 15’12” non corrisponde al suo reale valore, può scendere di molti secondi”.


Con quale obiettivo è partita per il Qatar?
“L’obiettivo è quello di migliorare subito il personale (4’03″45) e attaccare lo standard per Parigi (4’02″50). Federica ha nelle corde un tempo che può avvicinarsi ai 4 minuti netti e trova una gara ben costituita, in cui deve seguire e sfruttare il treno delle più forti. I valori che ha lasciato intravedere a Milano sono confortanti”.

La prossima uscita sarà poi di nuovo nei 5000?
“Sì, speriamo che venga confermata nel cast di Marrakech, la prossima tappa della Diamond League (il 19 maggio). Lì si andrebbe per il minimo olimpico (14’52″00)”.

Cosa possiamo dedurre dalla sua rinascita?
“Che il talento immenso di Federica non si era perso ma solo assopito. E’ stato fatto un lavoro importante per recuperarla prima come persona e poi come atleta. Lei è stata forte e sta reagendo”.

Si può pensare, visti i risultati, di vederla protagonista anche nei 10.000 metri, considerati gli ottimi test di inizio stagione, anche su strada?
“Il pensiero ci sta e le prospettive possono essere interessanti, perché le caratteristiche le ha tutte. A Laredo ha staccato un grande tempo su strada, mentre per i successivi 10.000 a Brescia si è trattato solo di un allenamento. Quest’anno però, così come i 1500, i 10.000 metri restano funzionali al progetto dei 5000”.

foto Grana / Fidal

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