Dopo la splendida medaglia di bronzo conquistata la scorsa estate agli Europei di Gerusalemme, in questo 2024 ci si aspetta un ulteriore salto di qualità da Daniele Groos.
Lo sprinter di Vicovaro portacolori dell’Atletica Futura Roma, ha da poco compiuto 19 anni e sta lavorando sodo per migliorare innanzitutto il personale di 21″01 nei 200 metri, crono che gli consentì per l’appunto di salire sul podio della rassegna continentale juniores la scorsa estate.
La strada per arrivare all’obiettivo stagionale, i mondiali di Lima di fine agosto, è ancora lunga. Daniele Groos avrebbe dovuto esordire già la prossima settimana allo Sprint Festival di Roma, ma proprio ieri ha deciso di spostare all’inizio di giugno il debutto outdoor, in un meeting ancora da definire.
Non solo 200 per Daniele Groos ma progressi anche sulle altre distanze
Le prime gare di stagione, che potrebbero già essere utili per staccare lo standard per la rassegna iridata in Perù, a questo punto coincideranno per il talento laziale con gli esami di maturità: sta infatti per concludere il percorso all’Istituto Professionale con Indirizzo Sportivo di Tivoli.
“Quest’anno stiamo lavorando in funzione mondiali under 20 – spiega l’allievo di Sandro Donati, cresciuto sotto la guida di Alighieri Tarquini – e oltre ai Campionati italiani di categoria (in programma a fine luglio a Rieti, ndr) mi piacerebbe entrare nel gruppo delle staffette della Nazionale per fare le prime esperienze”.
Il tuo forte restano però i 200 metri.
“E’ la gara che sento più mia, ma non mi pongo limiti. Ho intenzione di crescere anche nei 100 metri e, perché no, nei 400”.
Su cosa ti sei concentrato durante la preparazione?
“Abbiamo preparato i 60 indoor e successivamente i 200 con molti esercizi di corsa rapida e corsa ampia. Dopo gli italiani al coperto, ho avuto qualche problemino alla caviglia che ha rallentato gli allenamenti. Ma abbiamo compensato con piscina, cyclette e AlterG, che mi hanno permesso di rimanere attivo e di migliorare la forza”.
Come sei arrivato all’atletica?
“L’ho avuta sempre dentro. A tre anni già chiedevo a mia mamma se potevo correre per casa. In famiglia conoscevano Tarquini e il mio percorso è iniziato molto presto. Che è stato abbastanza graduale, con tanto impegno e convinzione anche quando le gare andavano male. L’exploit è arrivato da cadetto e col primo titolo italiano conquistato nei 300 metri ho capito che la strada che stavo percorrendo era quella giusta”.