Fabrizio Mori e il legame con Sibilio: “Il record italiano? La nostra collaborazione funziona”

Alessandro Sibilio tornerà in pista nel weekend tricolore di La Spezia. Abbiamo ancora tutti negli occhi la splendida cavalcata che all’Olimpico gli ha permesso di centrare – con tanto di record italiano fissato a 47″50 – uno storico argento europeo nei 400 ostacoli alle spalle dell’extraterrestre norvegese Warholm.

Sibilio, come noto, ha strappato il primato nazionale a Fabrizio Mori, il campione del mondo di Siviglia ’99 che da parecchi anni segue da vicino i risvolti tecnici dell’allievo di Gianpaolo Ciappa.
Sibilio, Ciappa e Mori costituiscono ormai un team di lavoro affiatato e collaudato, che tra Castelporziano, quartier generale delle Fiamme Gialle, il centro di preparazione olimpica di Formia e i raduni invernali al caldo di Tenerife, porta avanti il progetto attorno al talentuosissimo ostacolista napoletano.

Fabrizio, vedersi sottrarre il record italiano da un atleta che segui da vicino dev’esser stata un’emozione particolare.
“Direi super, anche per il fatto di rivedere un atleta italiano correre in questo modo i 400 ostacoli. Era un record a cui ero naturalmente affezionato, ma è altrettanto bello sapere che in parte sono riuscito a trasferire ad Alessandro e al suo allenatore Gianpaolo Ciappa delle conoscenze che ho vissuto sulla mia pelle. Il record italiano dimostra che la nostra è una collaborazione che funziona”.

Un risultato straordinario, con Alessandro che un’altra volta ha dimostrato di saper risorgere da ogni difficoltà.
“E’ stato fatto un buon lavoro, sia in Italia che a Tenerife. Ci voleva, dopo gli anni condizionati dalle sue problematiche muscolari che tutti conosciamo”.

Alessandro Sibilio nei 400 ostacoli al meeting di Ostrava.


La vostra è una collaborazione squisitamente tecnica e una parte importante devi averla avuta insieme a Ciappa nel cambio di ritmica che Alessandro ha approntato in questa stagione, ricalcando quella di Tokyo 2021.
“Abbiamo studiato e ristudiato il sub-48 degli ultimi Giochi Olimpici e capito che andava il più possibile riproposto, cercando di favorire l’attacco con il piede destro di Alessandro. Adesso si spinge fino al sesto ostacolo mantenendo i 13 passi, passa per i due successivi a 14 cambiando gamba prima di tornare ancora al destro nelle ultime due barriere, chiudendo con i 15 passi. L’ostacolo in più (con i 13 passi e il destro) rispetto a tre anni fa ha dato degli ottimi risultati. Adesso lui sta rendendo questa ritmica fluida e performante. La bravura dei tecnici sta proprio nel cucirgli addosso un vestito sempre più della sua misura”.

Ci sono delle similitudini tra Alessandro Sibilio e Fabrizio Mori?
“Abbiamo una struttura fisica simile anche se lui è più alto e con i 13 passi riesce ad avere un avvio più deciso rispetto al mio. Come me, è uno che gestisce bene la prima parte per poi scatenarsi sui finali”.

Nel fine settimana Alessandro torna in pista agli Assoluti di La Spezia.
“Sarà un buon test per ottimizzare la ritmica e tenere buona una condizione che andrà preservata fino a Parigi. Ai Giochi, Alessandro troverà un altro contesto rispetto a quello europeo. Avversari diversi, un turno in più sulle gambe. Sarebbe già tanto ripetere quanto fatto agli Europei in termini cronometrici. Anche se lui può ritoccare il tempo fatto a Roma”.

Hai parlato di avversari diversi. Considerando Warholm un mondo a parte, il Sibilio di Roma potrebbe avere spazio per un possibile colpaccio in zona podio?
“Premettiamo che sino al decimo ostacolo nella nostra specialità nessuno può considerarsi dentro a una campana di vetro. Detto questo, i nomi di grido sono veramente tanti: Dos Santos, Benjamin, McMaster, il giamaicano Clarke, un paio di altri americani. Il 47″50 potrebbe non bastare per stare a ridosso di questi fenomeni e conquistare la finale olimpica sarebbe comunque un grande traguardo”.

Fabrizio Mori in azione.


Come giudichi i 400 ostacoli di oggi?
“Ho incontrato il mio grande rivale Stephane Diagana a Montecarlo e dicevamo che l’atletica di oggi non è un altro capitolo dello stesso libro ma proprio un libro diverso. E’ cambiato tutto ed è il frutto della naturale evoluzione delle cose. Sono passati più di 20 anni da quando stavo in pista. Gli atleti sono fisicamente diversi, molto più preparati anche per merito di programmi di allenamento sempre più sofisticati”.

Alessandro ha più volte dichiarato di trovarsi a meraviglia con te perché sei in grado di parlargli da atleta.
“Penso che avere al tuo fianco uno che ha vissuto le stesse esperienze può far piacere. E’ il motivo per cui all’epoca mi affidai a Roberto Frinolli, uno capace di guidarmi metro dopo metro. Io le gare di Alessandro le ho vissute. So cosa vuol dire un’annata ricca di impegni come questo 2024. So cosa consigliargli per il riscaldamento o come passare i momenti in call room. Lui trae da tutto questo grande serenità”.

Chiudiamo con un tuo pensiero sul florido momento di quest’atletica.
“Non mi sorprende, credo sia il frutto di un lavoro importante. Però l’atletica in Italia è sempre esistita. E’ vero, abbiamo avuto momenti bui, dove il nostro contingente nelle grandi manifestazioni era ridotto all’osso. E’ la ruota che gira. Abbiamo la fortuna di avere tanti talenti seguiti per bene da una generazione di tecnici molto competente. I successi non si costruiscono dall’oggi al domani, bisognava avere pazienza e crederci. Ora però dobbiamo restare coi piedi per terra. E andare a Parigi per riproporre, con le dovute proporzioni, le prestazioni di Roma”.





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