Il futuro del salto triplo femminile parla anche siciliano. Il merito è di Elisa Valenti, 17enne di Floridia che indossa i colori dell’Atletica Siracusa. Nel mese di luglio, Elisa si è prima riconfermata campionessa italiana nel lungo a Molfetta e ha poi conquistato una splendida medaglia di bronzo nel triplo ai Campionati europei allievi disputati a Banska Bystrica.
L’allieva di Pino Maiori, in Slovacchia, ha portato il suo personale a 13,16 metri, meritando – al pari del nuovo fenomeno della velocità, Elisa Valensin – la convocazione come “fuori quota” (non ancora ufficializzata dai canali federali) per i mondiali under 20 in programma a fine mese.
E pensare che questa solare ragazza di 183 cm ha mosso i primi passi in pista soltanto tre anni fa, a partire dal settembre del 2021. Per oltre dieci anni ha praticato danza. Prima moderna e contemporanea, poi classica. Il Covid e alcuni motivi personali l’hanno portata a intraprendere nuove strade. E nel giro di due giorni, a provare il calcio, sport di cui è appassionata, e poi l’atletica.
I primi mesi Elisa li ha trascorsi tra velocità e ostacoli, sempre agli ordini dell’attuale tecnico. Che presto, anche complice la statura fisica, l’ha invitata a cimentarsi con i salti: alto e lungo. Il triplo l’ha provato quasi per caso, a poche settimane dal Criterium riservato ai Cadetti. Ed è stato subito un successo: primo posto ai regionali, secondo a Caorle.
A settembre Elisa Valenti frequenterà il quinto anno del Liceo Scientifico. A scuola (tra i prof c’è anche Maiori, ma non nella sua classe), stravedono per lei e le vengono incontro. La media è dell’otto pieno e la chat con docenti e compagni si riempie di messaggi dopo ogni grande traguardo.
Agosto sarebbe dovuto essere per lei un mese abbastanza tranquillo dopo le fatiche tricolori ed europee. Invece il bronzo di Banska l’ha catapultata in orbita mondiali junior. Perciò il lavoro continua incessante, la mattina presto o nel tardo pomeriggio, per arginare l’afa che in questi giorni, a Siracusa, non dà tregua.
Elisa, prima degli europei il titolo italiano era arrivato nel salto in lungo con l’aggiunta di un centimetro al personale (6,04) e non nel triplo.
“A Molfetta la gara del triplo non è andata come volevo. Non sono riuscita a trovarmi bene con la rincorsa e ho avvertito un po’ di stanchezza dopo la gara del lungo. Sono arrivata alla domenica con troppa sicurezza derivante dal titolo del giorno prima e dall’essere la favorita assoluta. Forse avevo la pancia piena, un errore che non si deve mai commettere. La pedana all’ombra secondo me non si è poi rivelata molto performante ma ci sono rimasta un po’ male perché non avevo avuto nessun problema nelle settimane di preparazione ai campionati italiani e potevo fare di più”.
A Banska però hai puntato sul triplo. Misure alla mano, sentivi di avere più possibilità di andare a medaglia?
“Nonostante il terzo posto di Molfetta, la federazione ha avuto fiducia in me ed eravamo tutti convinti di poter fare il grande risultato. Sono arrivata in Slovacchia con la massima concentrazione, credendo così tanto di andare a medaglia che quando l’ho ottenuta mi è sembrato di aver fatto qualcosa di semplice e scontato”.
Durante la qualificazione hai firmato il tuo personale, saltando 13,16. In finale invece il bronzo è arrivato con 12,99.
“Non sono riuscita a replicare, a distanza di 24 ore, le stesse sensazioni. Forse mentalmente ha pesato la sicurezza di aver messo in cassaforte presto il terzo posto. Nell’ultimo salto avrei potuto fare qualcosa di più, ma va bene così”.
In prospettiva, cosa sceglierai tra lungo e triplo?
“Premesso che sono due discipline collegate e che non lascerò del tutto il salto in lungo, credo che dalla categoria juniores comincerò a orientarmi di più sul triplo. Quest’anno ho compiuto notevoli miglioramenti e non ho avuto, a differenza del 2023, problemi fisici di particolare importanza”.
Però sappiamo che in inverno non sei riuscita a completare la preparazione indoor a causa del mal di schiena.
“Sono rimasta immobile un giorno e mezzo a letto. Avevo due vertebre schiacciate ma a Siracusa mi hanno detto solo di osservare riposo. Insieme al mio allenatore siamo riusciti a contattare la federazione, che ha mostrato subito la sua disponibilità prenotando delle visite a Roma. Ho risolto il problema grazie a un trattamento dal dottor Fabbri, osteopata al Coni. Grazie alle sue manovre, mi sono rimessa in piedi e, da lì in avanti, la mia stagione è stata in discesa”.
Titolo italiano e bronzo europeo tra gli allievi. Ora però c’è il mondiale Under 20.
“Dopo il risultato di Banska mi avevano detto che avrebbero dovuto aspettare i tricolori juniores di Rieti e dare precedenza, come sempre accade, alle ragazze della categoria. Avendo però centrato il minimo per Lima ed essendo rimasta la numero 2 tra le under 20, la settimana successiva mi hanno comunicato che sarei andata ai mondiali insieme a Erika Saraceni. Sarà una bellissima esperienza che mi aiuterà a crescere. E’ come se mi avessero fatto un regalo per la medaglia ottenuta a Banska”.
Quale sarà l’obiettivo in Perù?
“Entrare in finale sarebbe un risultato straordinario. Per farlo però ci vorrà il record italiano (13,42, proprio della Saraceni, ndr), significherebbe aggiungere tanti centimetri al mio standard. Mi sento in forma e non escludo di poterci arrivare. Quantomeno sarà importante provarci, gli stimoli non mancheranno”.
Come va con la rincorsa?
“Tengo i 16 appoggi. Non riesco ad allungarla per il momento, perché ho fatto spesso fatica a tenere i primi due balzi, a volte sono anche caduta dopo il primo. Questo è dovuto alla necessità di rinforzare la muscolatura, dall’anno prossimo so già che dovrò mettermi sotto in palestra e curare la forza”.
Il prossimo anno, oltre al passaggio tra le junior, ci sarà anche la maturità. Hai già un’idea se e come proseguire gli studi?
“Mi piacerebbe iscrivermi al corso di laurea in Ostetricia. Ma tanto dipenderà dall’atletica e dall’eventualità di entrare a far parte di qualche gruppo sportivo. Poi, la vita militare mi ha sempre affascinato così come la figura del carabiniere. A casa mia c’è una lunga tradizione con la divisa: papà, zio, nonno”.
le foto di Elisa Valenti sono di Grana / Fidal