Simonelli, Dosso, la staffetta 4×100 alle Olimpiadi: Giorgio Frinolli spiega tutto

Il mancato approdo di Lorenzo Simonelli alla finale dei 110 ostacoli. Una Zaynab Dosso lontana dalla forma di inizio stagione e più lenta di due o tre decimi nei 100 metri. E il quarto posto della 4×100 che non è riuscita a riconfermare l’oro di Tokyo. E’ stata un’Olimpiade non di certo in discesa quella di Giorgio Frinolli, artefice dell’ascesa dei due talenti azzurri che nella prima parte di 2024 hanno regalato emozioni a suon di medaglie (ai mondiali indoor e agli europei) e record italiani, nonché parte in causa della staffetta veloce nelle vesti di primo collaboratore di Filippo Di Mulo.

A mente fredda, è il momento delle riflessioni al termine di un periodo di lavoro lungo e stressante che si rivelerà importante anche in chiave 2025.

Giorgio, Lorenzo come ha preso il mancato accesso alla finale per quell’errore compiuto al penultimo ostacolo?
“Con grande dispiacere, ma sa di essere giovane e di avere tante possibilità in futuro per frequentare le finali più importanti. La finale di Parigi l’abbiamo vista insieme e non era una cosa prevista. Ma col senno di poi è stato un bene. Ci ha permesso di chiudere un capitolo e di proiettarci ai prossimi appuntamenti in cui non vorrà più essere escluso”.

Considerati i tempi di “Lollo” e quelli che servivano per le medaglie è più un’occasione persa o conta di più l’aver imparato una lezione per il domani?
“Difficile dirlo, ma Parigi deve essere una lezione per il futuro. Ripeto, di occasioni ne avrà tante, non è necessario soffermarsi troppo su quelle in cui gli è mancato qualcosa. Lui è tra i migliori al mondo, ma performare in una finale olimpica non è scontato, devi gestire la tensione e i tre turni. Ma ho una certezza: da qui a dieci anni le finali che contano saranno tutte alla sua portata”.

Lorenzo Simonelli ai mondiali indoor di Glasgow nei 60 ostacoli.


Zaynab Dosso ha invece corso con tempi superiori rispetto agli standard di primavera che si aggiravano sugli 11 secondi netti. Lei stessa, a La Spezia, aveva confessato di essere molto stanca.
“La stagione è stata per lei molto stressante, se consideriamo che da febbraio è stato obbligatorio performare ai massimi livelli: mondiali indoor, mondiali di staffetta, europei, campionati italiani. Forse avremmo potuto rinunciare a qualcosa. O forse, e qui è giusto fare dell’autocritica, c’è stata anche la mia incapacità di gestire al meglio una stagione così lunga”.

Dagli assoluti alle Olimpiadi non siete proprio riusciti a tirar su un nuovo picco di forma.
“Speravo che la condizione potesse di nuovo crescere, ma andava fatto soprattutto un lavoro di recupero dal punto di vista delle energie nervose e non sempre è semplice. Anche perché Zaynab è una ragazza molto esigente con se stessa. Per lei la stagione si è conclusa a Parigi ma già non vede l’ora di essere competitiva sulla scena internazionale il prossimo anno”.

In ogni caso, possiamo dire che per i due campioncini che alleni è stata una stagione molto positiva?
“Per me il voto resta 10 e lode, sia per Lorenzo che per Zaynab. E’ stata un’annata dal valore incredibile, che mai avrei immaginato all’inizio della preparazione. E’ chiaro che quando raggiungi certi risultati e li vedi correre così forte, pensi di poter raccogliere tutto. Ma nello sport ci sono anche gli altri e devi fare i conti con la stanchezza e le tensioni, soprattutto quando diventa obbligatorio vincere o fare grandi prestazioni. Loro non devono avere recriminazioni né io devo loro rimproverare qualcosa”.

Zaynab Dosso alle Olimpiadi.


Passiamo alla 4×100: perché Patta solo in finale?
“Lorenzo aveva saltato in pratica tutta la stagione e non sapevamo quanto fosse vicino al 100% della condizione, nonostante rappresenti una garanzia in staffetta. Avendo a disposizione il miglior Desalu di sempre, abbiamo pensato che fosse giusto utilizzarlo una sola volta. Abbiamo scelto di inserirlo in finale, sicuri che Fausto avrebbe dato il suo contribuito per il passaggio del turno. Che si è complicato anche per lo squilibrio tra le batterie, in questo non siamo stati molto fortunati. In ogni caso, sono convinto che abbiamo schierato la migliore squadra possibile in base alle informazioni in nostro possesso. A posteriori, diventa facile dire cosa avremmo dovuto fare”.

In molti hanno puntato il dito sul mancato guizzo di Filippo Tortu, meno veloce di altre volte.
“In quasi dieci anni di staffette, Filippo ha dimostrato di essere sempre all’altezza. Giudicarlo così severamente a posteriori è sbagliato. Noi credevamo che ci potesse dare il meglio nell’ultima frazione e che si sarebbe trasformato come accaduto in occasione di tutti i grandi risultati conseguiti dalla 4×100. Pippo era l’unica scelta possibile, anche in base alle capacità acquisite in questi anni”.

Se parli di capacità acquisite, significa che Chituru Ali non poteva essere un’idea un po’ come ci aveva anticipato il prof. Di Mulo alla vigilia.
“Non ci siamo sentiti di rischiarlo in una finale olimpica. Le sue ultime esperienze risalivano al 2022, Eugene e Monaco di Baviera. La staffetta è una gara a parte. Bisogna saperla correre, non è la somma dei tempi individuali. La speranza per l’Italia è che Chituru possa quanto prima costruire quelle abilità che servono per correre forte la 4×100. Finora non ci sono stati i presupposti per svilupparle, considerato che il suo percorso individuale, concordato con lo staff federale, ha limitato quest’anno le possibili esperienze con la staffetta”.

foto Grana / Fidal

Potrebbe interessarti anche...

Gli articoli di questo autore

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *