Sprinter di 200 e 400 metri ma anche influencer. Daniela Tassani è uno dei volti più noti di Instagram quando si parla di atletica. La bergamasca classe 1997, tesserata per l’Atletica Estrada ma di stanza in Andalusia dove si allena tra Malaga e Granada con il gruppo Scirocco Track&Field di Alessandro Vigo, di recente è intervenuta in qualità di ambassador nell’incontro organizzato da Fidal Lombardia nella sede milanese di Meta e riservato agli atleti del Progetto Talento 2024 che frequentano il corso “Formiamo i Campioni di Domani“.
Una mattinata dedicata a come mettere in vetrina il proprio profilo in modo consapevole, gestire la propria immagine e contrastare alcuni fenomeni spiacevoli che inevitabilmente la rete presenta.
“La prima parte della lezione – racconta Daniela Tassani – è stata riservata agli strumenti di protezione per la privacy, al controllo del tempo passato sui social dagli atleti che sono ancora minorenni, alle false identità, al phishing e a tutta una serie di trappole che sono presenti sui social”.
E la seconda parte?
“Sono stati dati ai ragazzi alcuni consigli su come usare al meglio Instagram: l’importanza del feed che costituisce il proprio biglietto da visita, delle storie per coinvolgere il pubblico, dei reels per far sì che il proprio profilo venga intercettato dall’algoritmo e proposto agli utenti in linea con quegli interessi”.
E tu che consigli hai dato, soprattutto a quei giovani che hanno già diversi follower sulla piattaforma?
“Di essere subito professionali anche se non ancora professionisti. Un certo tipo di post, dove si dedicano tempo e ed energie, possono attrarre sicuramente il pubblico ma anche i brand”.
Hai avuto ottimi trascorsi con la nazionale giovanile, poi non sei riuscita a restare sulla cresta dell’onda dal momento che i tuoi PB risalgono a circa sette-otto anni fa. Eppure non ti sei mai fermata e hai inserito nella tua vita altre attività, come quella di testimonial per Adidas e la laurea in Economia, Marketing e Management. Come dire: non tutti diventano super campioni nell’atletica ed è bene allargare i propri orizzonti.
“Non tutti gli atleti sono preparati al post-atletica ma è giusto pensarci. E’ importante studiare e interessarsi ad altro. Se dedichi il 100% delle energie solo a una cosa, come può essere l’atletica, se poi qualcosa va storto rispetto agli obiettivi prefissati e non hai un piano B vai in difficoltà”.
Quando è iniziata la tua passione per l’atletica?
“Non molto presto. Avevo 15 anni, frequentavo il primo anno delle superiori. Prima avevo fatto nuoto e pallavolo”.
E come hai imparato a gestire i social?
“Principalmente con la pratica, poi quando ho cominciato a studiare nell’ambito del marketing ho capito meglio come strutturare la mia immagine”.
Dopo l’atletica cosa farai?
“Vorrei restare nello sport, in ambito manageriale o come organizzatore di eventi”.
Ti è mai capitato di ricevere commenti spiacevoli o di fronteggiare gli haters?
“Mi ritengo fortunata perché ho un audience abbastanza educata. Però sì, mi è successo di ricevere dei commenti poco carini e ho fatto l’errore di rispondere a questi utenti, anche se in modo ironico e leggero. Lo scopo di queste persone è in realtà quello di attirare l’attenzione e di diventare protagonisti attraverso le provocazioni. Consiglio ai ragazzi di non rispondere e non dar peso a certi commenti, per non nutrire questo tipo di dinamiche. Al massimo di bloccare il profilo”.
L’atletica sta attraversando un momento molto prolifico. L’Italia è ormai una potenza e nel mondo si affacciano nuovi player con lo scopo di garantire maggiore visibilità a questo sport e più guadagni ai suoi interpreti. Daniela Tassani cosa ne pensa?
“Dopo i trionfi ai Giochi di Tokyo, avvenuti per l’Italia in specialità molto note come i 100 metri, la staffetta e il salto in alto, c’è stato un ritorno di visibilità che ha fatto uscire il nostro sport dall’essere considerato una nicchia. Questa spinta arrivata dalle medaglie si ripercuote inevitabilmente in pista, inaugurando un circuito virtuoso fatto di nuovi iscritti e nuovi sponsor. Ma c’è da considerare anche un altro fattore se si allarga il discorso oltre confine”.
Quale?
“Il ruolo dei social. Gli atleti negli ultimi anni hanno saputo creare la loro immagine e generare appeal verso il grande pubblico. Non è un caso che un colosso come Netflix si sia interessato agli sprinter e abbia prodotto una serie tv. Sarebbe stato impensabile solo pochi anni fa. I campioni, attraverso il web, hanno diffuso le loro differenti personalità, creando quelle rivalità e uno storytelling in grado di catturare l’attenzione e far conoscere una parte più soft e meno impegnata dell’atletica rispetto a quella della singola prestazione in gara”.
Il Progetto Talento 2024 sostiene i più interessanti prospetti lombardi con borse di studio, il corso di formazione “Formiamo i Campioni di Domani“, test biomeccanici e assistenza sanitaria erogati grazie alla campagna di crowdfunding “Vincere non basta: aiutiamo gli atleti a emergere nello sport e nella vita” già attiva sulla piattaforma Ginger.
Articolo realizzato in collaborazione con Fidal Lombardia