Stefano Sottile e gli acuti del 2024: “Ho ritrovato il pieno controllo del mio salto”

Un anno da ricordare, che si è impennato nel momento più importante quando per diverse stagioni non riusciva più a raggiungere le misure che gli competono. Prima il trionfo al campionato italiano, poi la straordinaria finale olimpica, chiusa al quarto posto dal sapore dolceamaro. In quella strana serata di Parigi, mentre Gianmarco Tamberi faceva a cazzotti con l’asticella a poche ore dall’ennesima colica renale, Stefano Sottile, 26enne di Borgosesia, per poco non la combinava grossa.

Grande, grandissimo il rammarico del portacolori delle Fiamme Azzurre per non aver acciuffato la medaglia. Ma anche grande, grandissima la felicità per esser tornato a ruggire in una disciplina che non gli aveva dato più quelle sensazioni che ti permettono di stare al passo dei migliori.

Stefano, qual è stata la chiave per tornare ai fasti di qualche anno fa?
“Non c’è una vera e propria ricetta, ma forse è un singolo episodio che mi ha sbloccato la testa, quando in un allenamento sono riuscito a saltar bene con una rincorsa di cinque passi. In allenamento, in questo 2024, non ho fatto nulla di particolare se non tornare agli undici passi in gara rispetto ai nove dell’anno scorso”.


Il primo segnale di rinascita è arrivato a La Spezia.
“Sì, subito dopo quell’allenamento. Il 2,30 potevo saltarlo anche prima probabilmente, ma c’era qualcosa che non riuscivo a controllare nella rincorsa. Entravo a velocità folle ed è bastato aggiustare un piccolo dettaglio per trovare la quadra”.

È grazie a questa ritrovata sicurezza e padronanza che è arrivato poi il 2,34 di Parigi.
“Mi sentivo finalmente in pieno controllo del mio salto. Una volta superato il 2,30 ho avvertito tanta adrenalina che mi ha fatto andare oltre”.

Passavano i minuti e sentivi che poteva essere la giornata giusta insomma.
“Dopo aver saltato il 2,27 sono andato dalla mia allenatrice (Valeria Musso, ndr) e le ho detto che avrei fatto il PB. Sono stato bravo ma prima non puoi mai saperlo. Venivo da una sola gara buona, quella di Spezia”.

A mente fredda come giudichi quel quarto posto un po’ beffardo?
“Ogni tanto riguardo la mascotte che ho portato a casa e il pettorale di Parigi e dico: “Mannaggia!” È mancato davvero poco per il colpaccio. Ma non posso avere molte recriminazioni. Saltare la misura successiva avrebbe voluto dire essere in lizza per l’oro”.


Sia alle Olimpiadi che nelle gare successive in cui vi siete ritrovati fianco a fianco in pedana, ti abbiamo visto dialogare spesso con Gianmarco Tamberi.
“Ai Giochi c’era una situazione molto delicata. E in quei frangenti non sai cosa dire al compagno. Io mi sono limitato a dirgli che mi dispiaceva. Lui mi ha detto di pensare a gareggiare e ad andare avanti. Invece nelle gare successive ci siamo divertiti”.

Gimbo ha chiuso alla grande la stagione con le vittorie di diversi meeting, tu un po’ meno.
“Subito dopo le Olimpiadi ho avuto un piccolo fastidio al bicipite femorale, ma soprattutto, dopo la prova di Silesia in Diamond League, mi sono beccato un virus intestinale che mi ha letteralmente devastato. Ho dovuto rinunciare al Golden Gala e non mi sono allenato per due settimane, inevitabile che siano scese le motivazioni e la forma. Sia a Rovereto che a Bellinzona ero davvero in pessime condizioni. E allora con Gimbo ci siamo presi in giro,  sdrammatizzando sui rispettivi stati di salute. Lui mi ha provocato spesso, chiedendomi di avere coraggio ad alzare l’asticella. Io ho perso di brutto la sfida che avevamo lanciato in Polonia su chi avrebbe vinto più gare in questo finale di stagione”.

È vero che sei uscito devastato dalla gara olimpica?
“Non avevo mai sentito un down così profondo dopo quel 2,34. Oltre agli acciacchi c’è proprio uno scarico di tensione incredibile”.

Stefano Sottile riparte per il 2025 da diversi punti fermi.
“Da una sicurezza superiore e da tante idee per competere coi migliori. Spero di aver trovato il modo per essere più costante, le tre gare buone di quest’anno non costituiscono ancora una certezza”.


Gli obiettivi principali quali saranno?
“Riprendo ad allenarmi lunedì e nelle prossime settimane stilerò il programma con la mia coach. Probabilmente punterò a tutte e tre i grandi appuntamenti: europei e mondiali indoor, e il mondiale di Tokyo che sarà il focus principale”.

Il tuo quarto posto è stato quello che ha avuto più seguito da un punto di vista mediatico. Ti sei ritrovato nel bel mezzo della telenovela Tamberi e magari gli italiani, una volta uscito di scena Gimbo, hanno sognato con te e con il passare dei minuti pensato che avresti potuto sostituirlo sul podio.
“Se n’è parlato tanto, non so dire quanto abbia influito l’aver gareggiato al fianco di Gianmarco. Un po’ la sua giornata controversa ha distolto l’attenzione dalla mia performance. Dall’altro lato indubbiamente mi ha dato visibilità e tante soddisfazioni”.

Ce ne dici una?
“I complimenti ricevuti dalla medaglia d’argento Shelby McEwen e dal suo allenatore. Sono venuti a cercarmi in zona mista dicendomi letteralmente “You did a fucking jump” e pronosticando i 2,40 per i prossimi anni. Mi ha fatto tanto piacere”.

Come giudichi il tuo salto a 26 anni?
“È un bel salto anche se non ancora perfetto. Posso verticalizzare di più. Però a Parigi ero al top, con un pizzico di fortuna in più potevo forse fare già lì i 2,36”.

foto Grana / Fidal

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