Laura Pellicoro l’americana: “Alle Universiadi la svolta, non pensavo di avere quest’intelligenza tattica”

A metà giugno, quando la prima parte di gare negli Stati Uniti l’aveva in un certo senso respinta anche a causa di un problema muscolare piuttosto importante, Laura Pellicoro non aveva più molta voglia di correre e di proseguire la stagione.

Invece, la convocazione in maglia azzurra per le Universiadi di Chengdu, hanno cambiato la storia di questa ragazza di Besana in Brianza, 22enne allenata da Gaetano Acconcia e portacolori della Bracco Atletica, da due anni e mezzo studentessa alla Portland University, nell’Oregon.

Laura Pellicoro si è prima presa la medaglia d’oro negli 800 metri e poi si è ripetuta nei 1500, firmando una doppietta sensazionale con cui si è proiettata alla ribalta internazionale e guadagnata i gradi di promessa del mezzofondo italiano.



Laura, come hai vissuto questa doppia medaglia?
“Ci ho messo un po’ per realizzare, anche perché è stata una stagione difficile, dal momento che ad aprile, negli Usa, mi sono infortunata al bicipite femorale e questo ha condizionato tutto il programma degli allenamenti, specie negli 800. Infatti, con i tecnici abbiamo concordato di concentrarci più sui 1500, che sono meno traumatici”.

Ma negli Usa non è andata come speravi.
“A metà giugno, in Texas, ho fatto dei tempi alti e mentalmente l’ho presa molto male. Non avevo più motivazioni e ho pensato di non continuare la stagione in Italia”.

Poi è squillato il telefono.
“La Fidal aveva parlato con la Bracco Atletica, mia società italiana, chiedendo la mia disponibilità a prendere parte alle Universiadi. Sono partita con poche aspettative e credo che un fattore determinante sia stato il mio approccio un po’ sbarazzino alla trasferta in Cina. Ho corso in modo intelligente i primi due turni degli 800. E in finale sono riuscita con la forza di volontà, visto che non sentivo più le gambe, a vincere lo sprint negli ultimi 30-40 metri”.

Il primo oro ti ha dato fiducia per i 1500.
“Ho preso coscienza su che tipo di atleta sto diventando. A quel punto sentivo di avere grandi chance nei 1500. Sì, è stata la svolta della mia stagione, spero anche della carriera e per questo ringrazio la Fidal. A Chengdu non ho fatto registrare chissà quali tempi. Però è stato importante il modo in cui ho vinto. Ho usato l’intelligenza tattica che non pensavo di avere”.



Adesso quali sono i programmi?
“Preparerò l’autunno per la stagione di corsa campestre e mi concentrerò sulla parte aerobica. Tra dicembre e gli inizi di gennaio, tornerò in Italia e dovrei fare la BoClassic. Poi tornerò a Portland in chiave outdoor”.

Anche il 2024 sarà metà Usa e metà Italia a livello di competizioni?
“Per il prossimo anno, come è concesso a ogni atleta del college, usufruirò della stagione franca in cui non dovrò presenziare alle gare con il team. Così potrò tornare prima dagli Usa e provare a qualificarmi per gli Europei di Roma. Sarà l’obiettivo numero uno, mentre l’Olimpiade resta un sogno”.

Coiro e Bellò negli 800, Sabbatini, Vissa, Del Buono e Cavalli nei 1500 più Nadia Battocletti. E’ un grande momento per il mezzofondo azzurro al femminile: tanta concorrenza ma anche tanta ispirazione?
“Sì, i tempi si stanno abbassando, se penso che Federica andò ai Giochi di Tokyo con il mio personale. L’asticella si sta alzando sempre di più e di sicuro le ragazze trasmettono tanta carica. Forse l’800 è più abbordabile al momento, ma per andar forte devo risolvere al 100% il problema che ho avuto quest’anno”.

Ma sei andata negli Usa più per studiare o per fare sport in modo diverso dal modello italiano?
“Sia per studiare che per allenarmi bene. Al momento godo di una borsa di studio per studenti-atleti: mi pagano alloggio, cibo, studi e allenamenti. Qui è tutto organizzato alla perfezione”.

Com’è Portland?
“Un posto super tranquillo, una città abbastanza piccola, famosa per il cibo proveniente da tutto il mondo. A parte uno o due mesi di pioggia continua, poi la temperatura è sempre mite, l’ideale per una mezzofondista. E qui intorno ci sono molte pinete dove fare belle escursioni”.



Dove vivi?
“Prima avevo l’alloggio in dormitorio al Campus, adesso abito in una casa con altre ragazze”.

E la tua giornata tipo?
“Le lezioni sono organizzate in modo tale da non saltare mai un allenamento con il team. Mi alleno dalle 10 all’ora di pranzo, poi dopo la pausa ci sono le lezioni. Alle 17, il secondo allenamento o comunque studio e mi dedico agli assignment e ai progetti dell’università”.

Hai intenzione di sfruttare la tua Laurea in Biologia e Neuroscienza?
“Per il momento mi voglio concentrare più sull’atletica: mi piacerebbe entrare in un Gruppo Militare o far parte di un gruppo professionistico qui negli Usa, come è capitato a Vissa”.

Nell’atletica, sin qui, sei stata ispirata da qualcuno in particolare?
“Sicuramente dal bosniaco Tuka, allenato da Gianni Ghidini. Era uno che non aveva nulla e ha cominciato a correre a 20 anni, ottenendo risultati ambiziosi. Poi ammiro tante figure femminili, tra tutte Raevyn Rogers, bronzo olimpico di Tokyo. E’ una ragazza deliziosa, che ho avuto modo di conoscere qui a Portland”.

Potrebbe interessarti anche...

Gli articoli di questo autore

Leave a Reply

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *