Viola Canovi, l’altra allieva dallo sprint facile: primo anno col botto, ma non si accontenta

La stagione della velocità allieve ha esposto in vetrina i talenti cristallini di Margherita Castellani ed Elisa Valensin. Ma alle loro spalle scalpitano altre ragazze in grado di fare bella figura anche in campo internazionale, contribuendo peraltro al successo della spedizione azzurra agli ultimi europei di categoria. E’ questo il caso di Viola Canovi, sprinter classe 2008 della Calcestruzzi Corradini Excelsior, che al primo anno nella categoria ha dimostrato di andar forte su tutte le distanze e di portare a casa, oltre a due podi tricolori a Molfetta, anche la medaglia d’oro conquistata insieme alle compagne della staffetta svedese a Banska Bystrica.

Viola, al primo anno tra le allieve hai staccato subito un 7″54 indoor nei 60, un interessante 11″62 che ti è valso il record regionale dell’Emilia Romagna strappato a una certa Zaynab Dosso e un sub 24″ (23″98 per la precisione) nei 200. Niente male, no?
“E’ stato un bel 2024 per me. Mi ha fatto capire di essere sulla giusta strada. Ma per come sono fatta, non mi posso accontentare. Agli europei, ad esempio, il primo giorno sono stata male e non sono andata come volevo. Sono contenta però di essere riuscita a dare il mio contributo nella staffetta, anche se non ero al 100%. Sono arrivata carica allo start e ho fatto un ottimo cambio con Margherita Castellani”.

Pochi giorni prima, ai campionati italiani, ti sei arresa solo alla Castellani nei 100 e sei arrivata poi terza, alle spalle di Elisa Valensin e di Margherita, sulla doppia distanza.
“Anche a Molfetta sento di non aver dato tutto quello che potevo. Anche perché a maggio ero stata quasi tre decimi più veloce. Fin dalla partenza non avevo buone sensazioni. Mi sentivo un peso morto. Poi nei 200 ho sbagliato anche l’uscita dai blocchi, perché ho tirato su la mano quando hanno dato l'”al tempo” e sono partita in ritardo, recuperando poi nel rettilineo finale per salvare il podio. Diciamo che alcune cose non le ho gestite in modo perfetto, ma è meglio che sia successo quest’anno”.


Sei allenata da Loredana Riccardi, colei che ha cresciuto la Dosso. Il fatto che dalle sue mani sia venuta su una campionessa di quello spessore è un bello stimolo anche per la tua crescita…
“E’ troppo presto per poter pensare ai traguardi che potrò raggiungere in futuro, oggi non ho nessuna risposta, nemmeno riguardo alla distanza in cui sarò più forte. Però la storia di Loredana e Zaynab è sicuramente incoraggiante, so di essere in buone mani. Come caratteristiche, siamo velociste molto diverse. Lei, ad esempio, ha una grandissima partenza…”.

Fino al secondo anno da Cadetta ti dedicavi anche al salto in lungo, con un personale di 5,98. Il progetto è ancora valido?
“Assolutamente sì, perché mi piace molto. Quest’anno l’ho dovuto un attimo mettere da parte perché avrei bisogno di lavorarci ma non c’è stato il tempo. A causa di una brutta distorsione alla caviglia destra, quella di stacco, rimediata tre anni fa, convivevo con il dolore a ogni salto, arrivando lenta come velocità e finendo con il ghiaccio spray. Dovrei cambiare gamba di stacco e ripartire da zero, anche per il tipo di appoggio che ho, sbilanciato sull’esterno del piede. Ci tornerò, ma devo allenarmi e rinforzare la caviglia”.

Tra due mesi sarà già tempo di indoor: con il tuo tecnico cosa state facendo di diverso rispetto alla scorsa preparazione?
“Abbiamo sicuramente dato più spazio alla parte di fiato, in precedenza non avevo mai fatto tante ripetute su distanze più lunghe. E poi ci stiamo focalizzando sulla tecnica di corsa, perché devo affinare molto il posizionamento delle braccia e in generale l’equilibrio posturale, anche attraverso esercizi di potenziamento”.


Correre insieme a talenti del calibro di Elisa Valensin forse ruba un po’ la scena alle altre ma è sicuramente stimolante.
“Quando vai alle gare, l’obiettivo non può essere solo quello di vincere ma anche quello di migliorare il personale. Avere gente così forte nella mia annata è per me molto utile. Se fossi sempre l’unica favorita, verrebbero meno gli stimoli a correre più forte. Magari sai che ti bastano 13″ per vincere i 100 metri e ti siedi sugli allori, non spingi. Anche Bolt nell’ultima fase della carriera si era un po’ stancato di vincere facile. Il confronto con gli altri aiuta”.

Sia mamma Giovanna che papà Mauro (Viola è figlia unica ed è affezionatissima al suo labrador Charlie, ndr) provengono dall’atletica. Inevitabile per Viola Canovi diventare un’atleta
“Ho iniziato presto quasi per caso e per merito di un’amica di mia madre. Lei l’atletica l’aveva cominciata a 18 anni. Erano altri tempi, c’era un’altra cultura sportiva soprattutto per le donne. Allora lei non sapeva nemmeno che si potesse iniziare già a sei anni. Quando l’ha scoperto, mi ha portata al campo, lasciando però che fossi io a scegliere. All’inizio facevo anche nuoto, poi ho deciso di continuare solo con l’atletica. E’ stato un amore a prima vista”.


Sappiamo che mamma è proprio un’appassionata.
“Conosce tutti gli atleti di tutte le categorie. E’ informata su ogni gara, è sempre su Internet a cercare risultati e notizie. E’ bello avere genitori così appassionati. Che ti supportano, sanno cosa fai e possono darti dei consigli specifici”.

La tua stagione è ripartita con importanti novità che riguardano la logistica.
“Ho frequentato il Biennio del Liceo Sportivo Spallanzani di Reggio Emilia. Ma abitando a Quattro Castella stavo in giro tutto il giorno, dato che poi dovevo andare ad allenarmi a Rubiera. Quella scuola, poi, l’ho un po’ sofferta a causa di un clima troppo competitivo tra gli studenti. Adesso ho cambiato casa e scuola, riducendo stress e distanza. Vivo a Modena e vado al Tassani, che è sempre un Liceo Sportivo. La qualità delle mie giornate è migliorata decisamente. Sono a un quarto d’ora da Rubiera e a nove minuti dal campo della Fratellanza”.

foto Grana / Fidal

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