Alexandrina Mihai è una delle note più liete della stagione della marcia, al primo anno che ha avuto la possibilità di indossare la maglia azzurra dopo l’agognata trafila per ottenere la cittadinanza italiana.
La 20enne di Soave, lo stesso paese d’origine dell’astista Elisa Molinarolo, si è distinta per aver conquistato la medaglia d’argento nella 20 km di Espoo, agli Europei Under 23, ma anche per aver fatto buona figura tra le assolute – oltre che il personale – a Podebrady, in occasione della Coppa Europa, e alle Universiadi di Chengdu, con il quinto posto.
Alexandrina Mihai è allenata da Pierluigi Padoan, è seguita dal fisio Andrea Meneghini e difende i colori dell’Atletica Brescia 1950: ogni tanto si sposta su Bergamo per allenarsi insieme alle marciatrici Colombi e Curiazzi sotto la guida di Massimiliano Cortinovis.
Alexandrina, come giudichi il tuo 2023 ormai agli sgoccioli?
“Sono molto soddisfatta. A Podebrady ho provato tanta emozione. Era la mia prima volta in magli azzurra e me la sono goduta al massimo, anche perché poi è arrivato l’oro a squadre”.
Poi l’exploit di Espoo.
“Una bellissima esperienza con la Nazionale giovanile soprattutto dal punto di vista umano. Al di là del risultato. Eravamo tutti uniti e ho avuto modo di conoscere tanti altri compagni azzurri”.
Infine le Universiadi.
“La gara più difficile dell’anno, per l’aspetto climatico e quindi anche fisico. Un po’ tutti hanno pagato l’umidità elevata. Però penso di essermela cavata bene”.
Da dove ripartirai adesso?
“Il prossimo anno ci sono gli Europei, ma io penso anche alle Olimpiadi. C’è tanto da fare, ma mi piacerebbe far parte della squadra. Vorrei provarci già in quest’edizione, anche se sono giovane. Vediamo come andrà l’inverno innanzitutto”.
Come mai la marcia?
“Ho iniziato in seconda media. I primi mesi un po’ di campestre, era già settembre. Poi Padoan, che è ancora il mio allenatore, aveva capito che, per andatura e rullata, ero tagliata per la marcia. Finora ha avuto ragione”.
Prima ti eri dedicata al nuoto.
“Sei anni di piscina, ma mi mancava l’aspetto agonistico. Volevo mettermi in gioco ma per continuare sarei dovuta andare più lontano, verso Verona. E allora ho iniziato con l’atletica. Non è andata male, dai…”.
Cosa vuol dire fare marcia con due campioni olimpici in carica come compagni, Massimo Stano e Antonella Palmisano?
“Hanno fatto grandi cose a Tokyo ed è stato molto importante allenarsi e dialogare con loro durante i raduni, vedendo com’è la vita professionistica. Antonella rappresenta un grande stimolo, è tornata ad alto livello dopo un brutto periodo e ha condiviso conoscenze ed esercizi specifici”.
La marcia sta vivendo un periodo di continue rivoluzioni sui format di gara. Dalla 50km si è passati alla 35km e il prossimo anno ci sarà solo la 20km alle Olimpiadi. Che idea ti sei fatta?
“Sono innanzitutto d’accordo sul fatto che la 50 non andava tolta. Perché è la distanza che riusciva di fatto a creare due discipline diverse. Con l’avvento della 35 si è un po’ appianato tutto e ai mondiali i più forti hanno dimostrato di poter andar forte su entrambe. Certo, cancellare anche la 35 a un anno dai Giochi è un azzardo, perché il tempo è troppo poco per adattarsi e prepararla. Introdurre delle novità e velocizzare la marcia per promuoverla può essere anche un’idea interessante, ma andava fatto diversamente. Per me sarebbe bello, ad esempio, creare più eventi o magari far entrare la marcia nel contesto della Diamond League. Non credo, però, che ci sia questa volontà ”.
E l’idea della staffetta?
“Quella mi piace. Ma avrebbe dovuto affiancare la 35, non sostituirla”.
Da un anno hai ottenuto la cittadinanza italiana al termine del solito, lungo iter burocratico. Come hai vissuto quel giorno?
“E’ stata una liberazione, mi sento più leggera. La stagione era appena finita e avevo subito voglia di cominciare la successiva per poter indossare la maglia dell’Italia, sapendo che ci sarebbero state tante competizioni come Coppa Europa ed Europei Under 23”.
E in Moldavia ci torni spesso?
“Mi è rimasta la nonna paterna e gli altri familiari. Fino al 2019 andavo tutte le estati, adesso è un po’ più difficile perché in quel periodo la stagione è nel vivo e al momento rappresenta per me la priorità . Spero di organizzarmi quanto prima, i miei genitori hanno continuato ad andare ogni anno”.
Stai per entrare al secondo anno di Psicologia all’Università di Padova e sappiamo che hai una passione per l’arte.
“Una volta ho frequentato anche dei corsi di pittura e dipingevo più spesso, adesso ho un po’ perso l’abitudine per via del poco tempo a disposizione. Eppure ho ricomprato i colori, vorrei riprendere. Mi piacciono i paesaggi e vorrei realizzare il dipinto del Castello di Soave. E da turista, chiaramente, entro in tutte le Chiese”.
Foto Colombo / Fidal