Ha finito, ha chiuso, ha attaccato le scarpette al chiodo. Valeria Roffino, da poco più di una settimana, è un ex atleta. Si è congedata dal suo mondo nella specialità da lei più amata, il cross. E lo ha fatto in una delle gare più importanti del calendario internazionale, la Cinque Mulini.
Valeria Roffino, 34enne piemontese allenata da Clelia Zola ha una ricca collezione di titoli italiani e ha vestito più volte la maglia della Nazionale, anche da siepista. Non ha mai vinto medaglie individuali a livello internazionale ma la dedizione e la serietà che l’hanno contraddistinta lungo la carriera ultraventennale hanno fatto sì che domenica scorsa tutta l’atletica italiana le sia stretta intorno con un grandissimo abbraccio, riservando parole e gesti d’amore non scontati in questo ambiente.
Valeria, era questo il momento giusto per smettere?
“Ho preso questa decisione alla fine del 2023 e ho cominciato la stagione con la consapevolezza che c’è un tempo per tutto. Mi sono resa conto che non riuscivo più a dare il 100% e di conseguenza ho avvisato il mio gruppo sportivo (le Fiamme Azzurre, ndr). Corro da 23 anni e anche gli acciacchi cominciano a farsi sentire. Negli ultimi tempi faticavo soprattutto a recuperare e quindi non mi allenavo più come prima. In questo modo sarebbe stato impossibile ottenere certi risultati. E’ giusto così, anche se è normale che ci sia già un po’ di nostalgia per quello che è stato il mio mondo. Mi aspetta un grande cambiamento”.
Cosa hai pensato durante la gara?
“La settimana di avvicinamento è stata faticosa dal punto di vista emotivo perché di ogni lavoro pensavo che sarebbe stato l’ultimo della carriera. Sabato, per fortuna, sono entrata in modalità pre-gara e ho avvertito quella tensione nervosa che desideravo di avere. Avevo patito l’ultima gara, la Apple Run del primo novembre, sentendo le gambe molli fin dai primi chilometri. Alla Cinque Mulini invece ho pensato solo a correre, anche se gli ultimi 300 metri mi hanno fatto un certo effetto”.
Sei salita sul podio al fianco di Nadia Battocletti, che ti ha riservato diversi pensieri nei giorni che hanno preceduto il tuo addio alle competizioni.
“Parlano di lei erroneamente come mia erede. In realtà Nadia ha già fatto molto più di me e ci farà divertire a lungo. L’ho vista crescere, è una mia grande amica. E’ una persona speciale, mai sopra le righe. Per me è stato un onore correre l’ultima gara al suo fianco e condividerla insieme ad altre avversarie di una vita. Penso a Federica Del Buono. Con lei, abbiamo condiviso i raduni e fatto tantissime esperienze. A San Vittore Olona è come se si fosse chiuso un cerchio. Non poteva esserci un congedo migliore”.
A proposito di Nadia Battocletti: dove arriverà?
“Lontanissimo. Ha un talento naturale enorme. Ma a questo abbina una grandissima intelligenza. Nadia è una campionessa nello sport e nella vita”.
E Valeria Roffino adesso che farà?
“Resto in Polizia Penitenziaria, devo ancora capire come, dove e quando, anche se dovrei restare a Biella e tornare operativa dall’inizio del 2025”.
Ti piacerebbe allenare?
“No, non mi sento all’altezza e in questi anni non ho mai frequentato alcun corso. Al massimo, se serve, potrò dare una mano al mio gruppo di allenamento. Sono abbastanza satura, ho bisogno di fare una vita normale. Chiaramente continuerò a seguire le gare di mio marito (il mezzofondista Michele Fontana, ndr)”.
Continuerai ad allenarti o a correre?
“L’idea era quella di staccare in maniera totale. Ma ho uno splendido rapporto con le compagne di allenamento e allora ho detto loro di chiamarmi quando fanno i lavori a me più graditi, come il fondo o le salite. Anche perché, a causa dei vari impegni, sarebbe più complicato vedersi al bar”.
Rifaresti tutto allo stesso modo?
“Non ho rimpianti. Si può sempre dare di più, ma sono abbastanza soddisfatta di tutto ciò che mi porto dietro da questa lunga esperienza. Col senno di poi, ma è troppo facile dirlo, avrei vissuto con più leggerezza alcune situazioni”.
La gara più bella?
“L’europeo di cross del 2019, a Lisbona. Non solo per l’undicesimo posto finale, ma anche per come ho condotto la gara e le sensazioni avvertite. Ma ci metto anche il primo titolo italiano Cadetti nei 2000 metri a Bisceglie. Fu inaspettato, corsi con una leggerezza che solo a quei tempi potevo avere”.
Sei mamma da 3 anni: com’è stato essere atleta dopo la maternità?
“Per me è stato un periodo particolarmente travagliato. Quando ho scoperto di essere incinta, mi sono fermata subito, perché avvertivo grande fatica. E ho perso tutto il tono muscolare. In più, ho avuto un parto anomale, che mi ha lasciato il bacino fuori dall’assetto tradizionale. Tanto che quando ho ricominciato a correre, ho avuto problemi al bicipite femorale che tendeva ad allungarsi. Il mio corpo ci ha messo un po’ a ritrovare la quadra”.
Tornare alle competizioni è stata dunque una bella sfida.
“Nelle prime uscite facevo fatica a correre per cinque minuti di fila. Ma sono andata avanti spinta dalla motivazione di dimostrare a mia figlia, quando sarà più grande e dunque in grado di capirlo, che se vuoi una cosa, attraverso l’impegno, puoi raggiungerla”.
La settimana della Cinque Mulini si è parlato tantissimo di te. Te l’immaginavi così carico di affetto il tuo addio?
“Se ci penso ancora mi commuovo. Speravo di poter lasciare qualcosa in questo ambiente ma non mi aspettavo queste manifestazioni di affetto e amicizia. So che mi aspetta un periodo faticoso, in cui cambierà la mia routine. Diciamo che ho fatto il pieno di energie positive e tutto l’amore ricevuto mi darà la forza per affrontare quello che mi aspetta. So che non sarò sola e di poter contare sul sostegno di tante persone. Questa è la vittoria più importante”.
foto Daniele Chiodi/Cinque Mulini