A tre mesi di distanza dalla maratona olimpica, corsa non al top della forma in 2h38’26“, Giovanna Epis è tornata alle competizioni la scorsa settimana, aggiudicandosi la Milano21, mezza maratona sempre più apprezzata dai runner che si corre nel centro storico della città meneghina.
La 36enne portacolori dei Carabinieri, allenata da Giorgio Rondelli, ha chiuso con il tempo di 1h12’48” ma non era il riscontro cronometrico il focus principale della gara, servita più come test dopo un primo periodo di allenamenti effettuati alla ripresa della preparazione.
“Avevo ricominciato da un mese e mezzo e correre vicino casa è sembrata a me e al mio staff la condizione ideale per effettuare un primo test – spiega Giovanna Epis – Sono soddisfatta perché ho ritrovato buone sensazioni. Sono partita cauta perché faceva molto freddo, ma ho chiuso in spinta gli ultimi 10 km”.
Quando hai programmato la prossima maratona?
“L’obiettivo è la prima edizione degli europei di corsa su strada, a Bruxelles nel mese di aprile. Ho già il minimo richiesto dalla federazione, grazie alle 2h28’24”, tempo fatto alla maratona di Nagoya di questa primavera. Abbiamo allungato un po’ i tempi ma dopo le condizioni difficili in cui ero arrivata a Parigi, con buchi di preparazione giganti, era necessario ripartire con calma e ricostruire la base da atleta sana e in grado di tenere certi ritmi”.
Anche perché la microfrattura al bacino ha messo a serio rischio la partecipazione alle Olimpiadi e ha compromesso tutta la tua stagione.
“Già a Nagoya avevo capito che c’era qualcosa che non andava, soprattutto per la tensione che avvertivo ai femorali. In Giappone mi facevano male i muscoli posteriori ma anche il gluteo. Probabilmente ho corso con un edema. Ho fatto tanto lavoro alternativo ma sono stata ferma settanta giorni. Per una che corre sono tantissimi, ma mi avevano sconsigliato l’attività dato che la microfrattura era molto vicina al coccige e il riposo era fondamentale per la guarigione”.
Come hai vissuto la rincorsa a Parigi 2024?
“Ho cominciato la preparazione a metà giugno. Ho potuto dedicare un mese e mezzo alla maratona olimpica ed è stata veramente dura. Tante volte ho pensato di dire basta”.
Cosa ti ha convinto a provarci?
“Mi sono detta che tra dieci anni avrei avuto il rimpianto di non aver disputato un’altra Olimpiade. Ma devo dire anche grazie al lavoro pazzesco fatto dal mio team. Mi hanno dato fiducia, se fossi stata da sola avrei mollato. In questo senso, l’esperienza di Parigi mi ha aperto un mondo e mi ha fatto scoprire nuovi aspetti di me stessa”.
Cosa prevede il menù di avvicinamento alla maratona dei campionati europei?
“Sarò a Bolzano per la BOClassic l’ultimo dell’anno. Poi a gennaio e a marzo farò due mezze maratone, ancora in via di definizione”.
Dalla ripresa di settembre a cosa ti sei dedicata maggiormente?
“Il focus è stato sulla forza e sulla prevenzione degli infortuni, specie nella zona che mi ha fatto tribolare quest’anno. All’inizio di questa fase, la corsa è passata quasi in secondo piano, il mese di rinforzo è stato a mio avviso fondamentale”.
Novità nei lavori specifici?
“Ho reintrodotto le salite, che avevo accantonato per via di una sofferenza ai tendini che al momento non sto avvertendo. Un esempio? Ho fatto delle serie da 10×250 metri al Monte Stella per poi andare in pista (si allena al Campo XXV aprile, ndr) e fare quattro blocchi in piano da 1500-1200-1000-800 metri. Oppure ripetute da 15×100 in salita seguite da 15×250 in pista con recupero di 30″”.
Il weekend di Valencia ha mostrato la vivacità del movimento soprattutto in campo maschile, a cominciare dal record di Chiappinelli. Non è che ti è venuta voglia di fare il primato italiano?
“Non è il mio primo obiettivo ma mai dire mai. Nella mia carriera l’ho sfiorato, ci sono arrivata a due secondi (2h23’46” il suo personale quando a comandare la lista era Valeria Straneo prima che arrivasse il primato di Sofiia Yaremchuk, ndr) e di sicuro nelle prossime maratone cercherò di correre più forte che posso”.
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