Alla prima gara stagionale ci è arrivata in condizioni particolari, ma il cronometro le ha dato subito una grande carica per guardare con fiducia alle prossime uscite. A quattro mesi dal suo trasferimento negli States, Celeste Polzonetti ha già risposto presente, realizzando all’esordio il personale nei 60 ostacoli (8″29) venerdì scorso nel meeting di Spokane, nello stato di Washington.
La 19enne portacolori della Bracco Atletica, che da settembre studia psicologia all’Università di Los Angeles, ha prima fermato il cronometro a 8″33 in batteria e poi si è migliorata di quattro centesimi, limandone uno rispetto al PB del 2024.
“Non conoscevo le mie esatte condizioni dal momento che per me è cambiato tutto, mi aspettavo tempi più alti e quindi per me è stata una bella sorpresa cominciare in questo modo – spiega Celeste Polzonetti al telefono – Nell’ultimo periodo non avevo avuto nemmeno tanta continuità negli allenamenti. Durante le vacanze natalizie trascorse in Italia c’era tanto freddo, poi quando sono rientrata a Los Angeles sono scoppiati gli incendi”.
Celeste, dal punto di vista della preparazione cosa è cambiato rispetto all’anno scorso?
“La differenza più grande è stata quella di poter effettuare allenamenti più intensivi nel mese di dicembre, grazie alle temperature miti rispetto al freddo della Lombardia. Temevo un po’ i carichi in palestra, ma in realtà li sto gestendo abbastanza bene, non sono così poi eccessivi”.
Il risultato di venerdì direbbe che il tuo adattamento alla nuova realtà sia stato abbastanza rapido.
“Nel 2024 avevo aperto la stagione con 8″50 e l’avevo finita con il PB di 8″30. Ho ricominciato subito con un progresso, dunque i frutti dei primi mesi di lavoro si sono subito visti”.
Come sei stata inquadrata nelle prime sessioni in campo?
“Hanno individuato come mio punto di forza la tecnica. E per questo ringrazio Aldo Maggi, per come mi ha preparata negli ultimi anni”.
Quali novità hai introdotto?
“Sto curando molto di più la parte di velocità e resistenza alla velocità e credo di aver compiuto già dei progressi. Avrei dovuto correre anche i 60 piani venerdì scorso ma le due gare erano troppo ravvicinate. In futuro, correrli può servire per testarsi e rompere la monotonia, ma io preferisco sempre gli ostacoli”.
Come va al college?
“Vivo nei dormitori della scuola. E il mio è uno degli appartamenti più grandi del campus. Divido la camera con una ragazza americana che vive a un’ora da qui. Nell’altra stanza, ci sono un’altra americana e un’australiana. Tutte e quattro facciamo atletica. La palestra e il campo di allenamenti sono molto vicini. Le classi un po’ più distanti, ma riesco comunque a fare tutto a piedi”.
Tutta un’altra cosa rispetto a quando ti spostavi quotidianamente da Desio a Milano.
“La nuova routine mi piace molto. Al mattino ho le lezioni, pranzo presto e poi mi alleno. Nel tardo pomeriggio mi dedico allo studio. Faccio una vita più tranquilla, senza i tempi morti dei viaggi. Quest’aspetto si ripercuote positivamente negli allenamenti”.
Con il cibo come va?
“A casa non ho la cucina ma le mense della UCLA sono state riconosciute come le migliori tra tutti i college degli Stati Uniti. Temevo che il cambio di alimentazione potesse destabilizzarmi ma così non è stato”.
Hai avuto modo di girare la città?
“Los Angeles è una città molto grande, dalle enormi differenze tra i singoli quartieri. Ho visitato Hollywood e Downtown. Un paio di volte sono stata al mare, a Santa Monica e a Venice Beach, la vista dell’Oceano mi affascina. I Giochi del 2028? In città non se ne parla ancora tantissimo”.
Quando torni in Italia?
“La frequenza delle lezioni mi obbliga a restare qui e a saltare la stagione indoor, campionati italiani compresi. Tornerò a giugno per l’intera stagione all’aperto. L’obiettivo principale resta quello di andare agli europei under 23 di Bergen”.
E i primi esami?
“Alla fine del primo dei tre quarter annuali: sto preparando inglese, psicologia e uno dei moduli obbligatori sui prerequisiti, equiparabili allo studio di tematiche relative alla cultura generale”.
Due settimane fa Los Angeles è stata devastata dagli incendi. Hai avuto paura?
“Il focolaio principale ha colpito il distretto delle Palisades, relativamente vicino al campus ma non a tal punto da metterlo in pericolo. Però in base a come girava il vento, l’odore del fumo era forte. Ed è piovuta cenere. Diciamo che la qualità dell’aria, in quei giorni, è stata pessima. E abbiamo anche indossato le mascherine”.
Da qui le difficoltà legate alla possibilità di allenarsi.
“L’UCLA non ha una pista indoor. Siamo rimasti una settimana completamente fermi, a parte le sedute di palestra. Il campus si è letteralmente svuotato. Tutti i ragazzi sono tornati a casa, io sono andata dalla mia coinquilina per quattro giorni”.
E poi siete partite per lo stato di Washington.
“Saremmo dovute andare il giovedì, ma il college ha deciso di anticipare la partenza di 48 ore in modo da poterci allenare a ridosso della competizione”.
Ora com’è la situazione?
“Sembra sotto controllo, soprattutto in rete si è esagerato tanto. I danni agli edifici ci sono stati, ma non è vero che tutta Los Angeles bruciava, ma gli incendi hanno riguardato principalmente solo un quartiere”.