Correre la maratona sotto le due ore: Kiplimo in pole? Sentiamo Orlando Pizzolato

Il crono monstre di 56 minuti e 42 secondi fatto segnare da Jakob Kiplimo nella mezza maratona di Barcellona lo scorso 16 febbraio ha riacceso il dibattito su chi nel futuro (più o meno vicino) potrà correre la maratona sotto le due ore.

L’ugandese ha attirato inevitabilmente su di sé i riflettori, anche perché il 27 aprile ci sarà il suo debutto assoluto in una 42K. Lo farà in una delle major più prestigiose e ambite, la maratona di Londra, che quest’anno presenta una start list da brividi.

I tempi sono già maturi per infrangere la mitica barriera? Come riuscire a correre la maratona sotto le due ore? Abbiamo coinvolto nelle nostre riflessioni Orlando Pizzolato, l’ex maratoneta (oggi anche preparatore e puntuale commentatore tecnico per giornali e tv) capace di vincere per due edizioni consecutive (1984-1985) la maratona di New York.

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Orlando, qual è il quadro attuale?
“Stiamo attraversando un momento di transizione, in cui si cerca il dominatore della specialità che poi potrebbe coincidere con l’uomo che attaccherà il muro delle due ore. A dircelo è anche la “normalità” di correre in 2h03′, qualcosa di impensabile solo pochi anni fa”.

L’identikit dell’uomo giusto corrisponde a Kiplimo?
“Con Kipchoge in declino per ovvie ragioni anagrafiche e senza il povero Kiptum che sarebbe stato il successore, direi che l’ugandese è quello che ha impressionato più di tutti per la facilità di corsa, soprattutto a Barcellona”.

Tutti lo attendono alla prova del nove a Londra.
“Volare nella mezza non significa automaticamente fare il record anche nella maratona. Non è un’equazione matematica. Potrebbe aver bisogno di più tempo per maturare certi tempi. Prendete il connazionale Cheptegei. Finora ha fatto 2h08′ all’esordio e due settimane fa 2h05’59” a Tokyo”.


A cosa ti riferisci quando usi l’espressione maturare certi tempi?
“Oltre all’aspetto mentale, fattore da non sottovalutare quando si raddoppiano i km, e al netto di integrazione e super scarpe, gli argomenti oggi più dibattuti, sarà fondamentale migliorare sul piano fisiologico. E spesso può avvenire solo con l’esperienza. Finora ha dimostrato di saper gestire le energie al meglio. Ma la maratona, specie nel finale quando il corpo umano non riesce a utilizzare più le scorte di glicogeno, è un’altra cosa, Kiplimo è dotato ma non conosciamo ancora come risponderà sulla distanza lunga”.

Altri grandi nomi del mezzofondo, alle prime maratone, sono andati in difficoltà.
“Il già citato Cheptegei, Barega a Siviglia. E Ingebrigtsen, nella mezza di Copenaghen, è fermato come un runner qualsiasi”.

Correre la maratona sotto le due ore, in ogni caso, è solo questione di tempo.
“Si arriverà a infrangere quella barriera relativamente presto. Sarà Kiplimo o magari una sorpresa, un nome degli altipiani che magari si allena con lui e ancora non conosciamo. Dieci anni fa la previsione secondo i dati in possesso ci diceva che si sarebbe scesi sotto il muro delle 2 ore nel 2040. Rispetto a quella tabella di marcia, siamo piuttosto in anticipo”.

Gli stessi 56 minuti di Kiplimo nella mezza ce lo hanno ricordato.
“È come se tutta la gente capace di correre in un’ora, come ad esempio i nostri azzurri più forti, gli facesse da lepre. Per battere il record, dovrà probabilmente passare a metà gara sotto l’ora o, in ogni caso, correre una delle due mezze più forte di un’ora”.


Sulla carta potrebbe piazzare davvero un tempo sbalorditivo.
“Ai tempi miei, di Bordin e Poli, moltiplicavamo per due il tempo della mezza e aggiungevamo quattro minuti. Kiplimo potrebbe riuscire a correre in 1h58’30, ma non so quando. Ripeto, il motore va affinato”.

Peraltro, fino a poco tempo fa, questo motore veniva utilizzato in pista, per altri scopi.
“Non sappiamo ancora quanto l’ugandese sia resistente. Ha saputo correre i 10.000 in 26 minuti, dimostrando di essere un fenomeno sulla velocità. Per 42 km serve un altro tipo di addestramento. Ricordate Paul Tergat? In pista era imprendibile. Ma in maratona, prima di correre il primato del mondo di 2h04’55” (Berlino 2023), fece 2h13′ e poi 2h08′”.

Pensi che il WR potrà essere aggiornato già a Londra?
“Il cast è ricco di stelle. E di solito quando c’è così tanta gente forte, un po’ di tatticismo si innesca per forza, perché qualcuno preferirà non farsi battere e penserà alla vittoria individuale. Più facile che succeda da qualche altra parte, dove magari ti mettono a disposizione tre lepri, l’ultima della quale ti lascia il campo al 35° km”.


Capitolo integrazione: sembra che la nuova frontiera per correre una maratona sotto le due ore possa essere quella di gestire fino a 120 grammi di carboidrati all’ora, sulla scia di quanto fa Tadej Pogacar nel ciclismo.
“‘Con la differenza che per il ciclista l’assorbimento è più facile mentre il runner fa i conti con l’oscillazione verticale durante lo sforzo. Assumere ma soprattutto assimilare i gel energetici senza avere ripercussioni sull’apparato digerente è il tema di cruciale importanza. Quindi il corridore che riuscirà a tollerare bene due, tre o cinque grammi in più di carboidrati a intervalli regolari durante la maratona avrà sicuramente un vantaggio”.


Non pensi che oggi si parli troppo di record e meno di vittorie e competizione?
“Oggi le sfide principali sono contro il cronometro anche per una questione economica. Però mi piace sottolineare come in alcune maratone, come a Boston, a New York ma anche alle Olimpiadi e ai Mondiali, grazie a percorsi non super veloci, a vincere sia quello più abile tatticamente”.

Come si inseriscono i nomi degli italiani all’interno di questo panorama?
“Abbiamo tante carte da giocare, in diversi azzurri è maturata la convinzione di poter fare certe prestazioni, e mi riferisco a Crippa, ad Aouani e a Chiappinelli, che a Valencia è stata una piacevole sorpresa. Anche Pietro Riva è stato bravissimo all’esordio e alle spalle dei big ci sono ragazzi molto interessanti. Fa piacere vedere che dal mezzofondo al fondo, il settore dopo un paio di anni soporiferi si stia ripopolando”.


In futuro la vedresti Nadia Battocletti alle prese con la maratona?
“Io ci spero, la ragazza ha dimostrato la sua stoffa a suon di risultati eclatanti. Questo non vuol dire però che questo percorso si realizzerà”.

Da cosa potrà dipendere?
“Tanto dalla sua volontà. Nel mezzofondo è stata protagonista di una crescita incredibile e potrebbe anche decidere di restare nel suo terreno di caccia preferito per molti anni. Penso a lei o a un Ingebrigtsen: le nuove sfide sono belle ma bisogna vedere fino a che punto possa esserci l’interesse a logorarsi per un qualcosa che forse non aggiungerebbe niente alle medaglie che si conquistano in pista”.

L'esultanza di Nadia Battocletti al traguardo.


Eppure sempre più mezzofondisti vogliono allungare e sperimentare la maratona.
“Fu Kipchoge a inaugurare un’era e a far capire che il percorso era possibile, ma non per tutti. Per tanti atleti va considerato anche l’aspetto economico. Sappiamo che vincere una grande maratona vale in termini di guadagno dieci volte rispetto al successo di un meeting in pista”.

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