L’europeo di Apeldoorn e il quarto posto in finale hanno lasciato sicuramente l’amaro in bocca. L’intera stagione indoor però ha confermato, semmai ce ne fosse bisogno, la crescita e lo spessore internazionale di Eloisa Coiro, 24enne ottocentista leader del movimento azzurro già capace di scendere per ben otto volte sotto i due minuti nella distanza prediletta.
Smaltita la delusione per quel che poteva essere e ancora una volta non è stato, la portacolori delle Fiamme Azzurre allenata da Emilio De Bonis ha subito voltato pagina, sapendo di aver dato tutto. Gli allenamenti per la stagione all’aperto tra poco entreranno nel vivo. Altre sfide interessanti l’attendono dietro l’angolo…
Eloisa, ripensi ancora a quel sorpasso della Horvat e ai 7 centesimi che ti hanno separato dalla medaglia?
“E’ stato difficile da mandare giù. Ora che è passato un po’ di tempo, riesco a vedere quella gara con più distacco e sono contenta di aver centrato il miglior risultato della carriera a livello internazionale. Quella di Apeldoorn è stata una gara particolare, dove ho preso anche tante spinte. Sette centesimi sono niente, lo sport sa essere anche bastardo. Ma sono sicura che tutto torna prima o poi. Aspetterò il mio momento”.

Col senno di poi, imposteresti allo stesso modo quella finale?
“Correre nelle retrovie non è stata una scelta. In prima corsia le curve sono molto alte e dopo 100 metri mi sono ritrovata dietro alle altre. Forse si poteva osare qualcosa di più per stare davanti ma ho preso tante botte, a cominciare da quella della svizzera che poi è anche caduta. E’ stata una gara lenta e piena di contatti, nel finale quando ho deciso di accelerare ho recuperato tanti metri e mi sono riportata in zona podio. Mi è mancato davvero poco”.
Il tuo inverno è stato nel complesso molto positivo. Va ricordata la tua prima vittoria in una tappa Gold del World Indoor Tour, a Madrid. In quell’occasione, la Horvat, l’hai battuta…
“La maggior parte delle gare sono state molto tattiche e in quel mese così concentrato non sono arrivati progressi cronometrici. Però ho dimostrato di avere sempre una grande condizione. In generale, sono soddisfatta della mia stagione negli 800 ma anche del progresso che ho fatto sui 400 correndo in 52″68”.
A Nanchino si poteva fare di più?
“Non lo so, è stata una gara difficile e i valori, come spesso accade negli 800 indoor, si sono rimescolati con parecchie eliminazioni eccellenti. Personalmente credo di aver accusato anche la mia prima volta con un grande fuso orario da assorbire. E’ come se avessi corso alle 4 del mattino, credo di aver imparato tanto nella gestione di un viaggio così lungo, un’esperienza che mi tornerà utile per i mondiali di Tokyo a settembre”.

Tornerai a Potchefstroom in questa primavera?
“No, per la prima parte di stagione mi allenerò sempre a Roma, con il mio allenatore stiamo valutando solo qualche altra opzione per il mese di agosto, che nella Capitale è sempre più caldo. Non tanto per gli allenamenti, quanto per il recupero”.
L’esordio?
“Sicuramente ci sarà un passaggio sui 400, che all’aperto non corro da un bel po’. Ma non abbiamo ancora deciso dove e quando. Rispetto all’anno scorso, è tutto spostato di un mese in avanti”.
Il pass per il mondiale, per te, è quasi una formalità.
“Il minimo richiesto è 1’59″00, il mio PB è di sette centesimi superiore. Il ranking è abbastanza in cassaforte e non dovrebbero esserci problemi. Ma mi farebbe piacere andare in Giappone con lo standard, anche perché scendere sotto l’1’59” è uno degli obiettivi della stagione”.
Gli altri?
“A Tokyo vado per dimostrare quello che valgo. E mi piacerebbe fare una grande gara anche agli Europei a squadre di Madrid (l’ex Coppa Europa, ndr)”.

Ma Eloisa Coiro a chi si ispira?
“Keely Hodgkinson al momento è un chiaro riferimento per la mia distanza. Abbiamo anche caratteristiche simili, essendo un’ottocentista veloce. Mi piace la sua condotta di gara e a Parigi ha dimostrato di essere superiore a tutte. L’1’54″61 è davvero un tempo mostruoso”.
Tra i grandi interpreti degli 800 metri pare sempre più diffusa l’assunzione del bicarbonato a ridosso dello start. Tu lo hai mai provato?
“Sembra che lo usino in tanti e si dice che dia benefici nelle specialità lattacide. Sinceramente non ho mai pensato di provarlo”.
E l’università?
“Mancano cinque esami alla fine della Magistrale (è iscritta al corso di Management alla Luiss, ndr). Ogni tanto riesco anche a frequentare le lezioni. E’ un’esperienza bellissima, perché ti consente di entrare in un mondo diverso, di espandere la cultura e di relazionarti con persone anche molto lontane dallo sport e dal tipo di vita che fai”.
foto di Eloisa Coiro di Grana / Fidal