Sarà un altro mercoledì di meeting in giro per l’Europa per diversi azzurri a caccia di un guizzo a ridosso della deadline per centrare il minimo per gli Europei e dalle successive convocazioni di La Torre.
A Marsiglia, oltre a Cavalli, Zenoni, Barontini, Filippi e Mangione, ci sarà anche Alice Muraro, che il crono per Roma, nei 400 ostacoli, l’ha già ottenuto.
La certezza di avere uno dei tre posti in corsia all’Olimpico, se si esclude la primatista italiana Ayomide Folorunso, però non ce l’ha nessuno. Il limite lo hanno centrato anche Rebecca Sartori, Eleonora Marchiando e Linda Olivieri. E allora, visti i problemi di abbondanza, è meglio mettersi ancora in mostra e dare seguito a quanto fatto nelle prime positive uscite.
La 23enne dell’Aeronautica, che lo scorso anno siglò il personale di 55″48 alle Universiadi di Chengdu, si è infatti ben comportata al meeting di Savona, vincendo la sua gara in 56″02, mentre nello scorso fine settimana ha staccato un 56″70 corso in condizioni proibitive al meeting di Rehlingen.
“Sto bene e credo di aver fatto buone gare nonostante le temperature non proprio ideali – sottolinea Alice Muraro – La prestazione di Savona è stata confortante, mentre la gara in Germania è da prendere con le pinze. E non solo perché faceva freddissimo. In primo luogo, non so per quale motivo, avendo il quarto tempo in ingresso, sono stata inserita nella Serie B e ho praticamente gareggiato da sola, senza alcuno stimolo”.
E in secondo luogo?
“Dopo il terzo ostacolo ci hanno fermate, non ho capito se per un problema legato al cronometro o a una partenza falsa. Siamo tornate sui blocchi e ci hanno detto che saremmo ripartite dopo quattro minuti. Una vera e propria disavventura, perché abbiamo corso quasi 600 metri in totale. Al settimo ostacolo ero impiccata. Non si può organizzare un meeting Silver in questo modo”
Cosa ti aspetti stasera dalla gara di Marsiglia?
“Innanzitutto che si corra con l’asciutto e con temperature più alte. Sarei soddisfatta se riuscissi a correre in 55 secondi e mezzo. Il minimo per gli Europei è in tasca, ma siamo in cinque ad averlo conseguito e tutte ben messe nel ranking. Sarà una bella lotta per guadagnarsi una maglia azzurra, anche in chiave olimpica, e io voglio farmi trovare pronta ed essere scelta perché in forma. A Savona c’è stato un’importante scontro diretto e averlo vinto spero possa rappresentare un punto a mio favore”.
Dopo Marsiglia hai in programma altre gare?
“Spero che non sarà necessario ripetere un altro 400 ostacoli per indirizzarmi verso gli europei. Se dovesse andare male questo meeting, ci sarebbe ancora la tappa Bronze di Budapest. Ma vorrei presenziare ai Campionati di Società con l’Atletica Vicentina, nei 100 ostacoli”.
Specialità che non hai abbandonato.
“E’ stata la mia fino al 2020 e continua a essere un po’ il mio rifugio. D’inverno, non essendoci i 400 ostacoli indoor, mi diverte molto curare i 60 ostacoli, ma anche i 100 d’estate aiutano molto”.
Cosa ti ha convinta a specializzarti sul giro di pista piuttosto che sulla distanza più breve?
“E’ iniziato tutto quando l’Atletica Vicentina mi chiedeva di fare le 4×400 e vedevo che senza allenamento me la cavavo piuttosto bene. Anche mio papà, essendo stato un quattrocentista, ha avuto un peso in questa scelta. Quando ho cominciato a gareggiare sui 400 hs, nel 2021, ho vinto subito il titolo italiano Promesse correndo in 57″37. E ho capito che quella era la mia strada”.
Questo è il tuo primo anno con il gruppo militare dell’Aeronautica. Ci sono stati altri cambiamenti durante l’inverno?
“Negli allenamenti abbiamo continuato sulla strada intrapresa negli ultimi anni, considerato che i risultati sono sempre arrivati. Però ho lavorato meglio sulla forza, grazie alla nuova collaborazione con Nicola Pegoraro. Un ragazzo giovane ma molto competente”.
Ti alleni da sempre con papà Lorenzo, un altro esempio di binomio genitore-figlio che funziona nell’atletica.
“Mi segue fin da piccola e in campo c’è un normale rapporto tra allenatore e atleta. Mi fido ciecamente di lui e poi, in Atletica Vicentina, è lui il tecnico degli ostacoli. Non è che avessi altra scelta. Finché i risultati rispecchiano il lavoro che facciamo, non ci sarà motivo di pensare al cambiamento”.
Ripensi mai a quel batterio nel ginocchio che all’età di cinque anni avrebbe potuto condizionare la tua vita?
“Sì, mi capita spesso di pensare a come sarebbe cambiata e sicuramente non sarei riuscita a diventare un’atleta. A volte è una questione di circostanze e incastri, per fortuna a me è andata bene e sono riuscita a realizzare i miei sogni”.