Gli allievi ai mondiali under 20? La versione di Serena Putinati, allenatrice di Clarissa Vianelli

I sessanta azzurrini che prenderanno parte da martedì prossimo ai mondiali under 20 di Lima sono giunti a destinazione via Madrid e avranno tutto il tempo per acclimatarsi, smaltire il fuso e godere appieno di un’esperienza importante per la loro crescita umana e sportiva.

Lunedì avevamo sentito il vice direttore tecnico per le giovanili della Fidal, Tonino Andreozzi, non solo per parlare delle ambizioni dei nostri ragazzi ma anche per cercare di spiegare alcune scelte molto criticate in sede di convocazione.

L’esclusione di un paio di junior (Vianelli, Allievi, Bullani) che avevano ottenuto il minimo per la rassegna iridata e sembravano poter rientrare tra i due posti riservati a ciascuna specialità ha fatto molto discutere, sollevando polemiche sull’opportunità di portare degli atleti sotto categoria a discapito dei 2005 e 2006 che si sono ritrovati con un pugno di mosche in mano dopo una stagione lunga e piena di sacrifici.

Una delle principali appiedate è la quattrocentista Clarissa Vianelli, piemontese della Novatletica Chieri: per la gara sul giro di pista è stata preferita la 17enne Elisa Valensin, potenziale fenomeno letteralmente esplosa in questa stagione, ma a suscitare malumori è stata l’esclusione anche dalla staffetta, dove le sono state scelte altre tre allieve comunque valide come Castellani, Frattaroli e Macchi.

Elisa Valensin ai tricolori allievi di Molfetta.


Abbiamo ritenuto opportuno coinvolgere e sentire la versione di Serena Putinati (tecnico navigato e allenatrice di Clarissa Vianelli) che nelle ultime ore, in risposta alle dichiarazioni di Andreozzi rilasciate sul nostro sito, era intervenuta attraverso i propri canali social per esternare le proprie considerazioni sulla vicenda.

Serena, cosa non condivide di tutta questa storia?
“Vorrei dare due chiavi di lettura ed essere molto chiara. Innanzitutto, non ho nulla da dire sulla convocazione di Elisa Valensin, la cui chiamata non è in contrapposizione con quella di Clarissa Vianelli, né su quella di altri allievi del calibro di Daniele Inzoli. Per questi ragazzi vale il principio del risultato di livello assoluto. Stiamo parlando di diamanti a tutto tondo, è giusto che viaggino su una corsia a parte e che nessuno gli possa tarpare le ali. Dall’altra parte, però, ci sono i risultati relativi, dove non c’è divario tra i migliori allievi e gli junior, i risultati sono perfettamente equiparabili. Con la differenza che i primi hanno avuto il loro evento internazionale (gli europei di Banska Bystrica, ndr) e sono stati bravissimi. Mentre a qualche under 20 si toglie la possibilità di fare la loro esperienza e di andare a un evento che hanno preparato sul campo per tutto l’anno e hanno raggiunto come obiettivo, salvo poi non essere considerati. Sinceramente non capisco il perché”.

Con il coinvolgimento anticipato degli allievi, Andreozzi ha posto l’accento sull’impostazione di un percorso a lungo termine.
“Credo che questo discorso possa valere solo per i predestinati, come appunto la Valensin, Inzoli, Furlani e a suo tempo, come egli stesso ha ricordato, la Dorio e Howe. Ma per tutti gli altri questa scelta cozza con quanto ci viene detto ai raduni a Formia, ovvero di far crescere i ragazzi con calma e senza forzare la mano. Mi sa tanto che quelle raccomandazioni non corrispondono ai fatti e che non si stia percorrendo quella strada. Io ci vedo una corsa al risultato precoce. Oltretutto vanno a Lima degli allievi che hanno avuto una stagione culminata in Slovacchia e che poi si è protratta fino a tutto agosto, con il rischio di essere spremuti eccessivamente”.

Clarissa Vianelli il miglior tempo della stagione lo ha fatto a maggio a Mondovì, correndo i 400 in 53″99 e centrando il minimo per i mondiali. A pesare sulla non convocazione, a quanto pare, sono state le prestazioni successive meno esaltanti.
“Clarissa è arrivata terza al campionato italiano e ha comunque fatto cinque volte il minimo nei 400 oltre ad essere l’unica quattrocentista ad averlo fatto anche nei 200 metri. Detto questo, i tricolori di Rieti disputati a fine luglio dovevano essere una gara di transizione verso i mondiali, dal momento che tra le due competizioni intercorre un mese. E il compito di ogni tecnico, sapendo che il picco di forma non è eterno, è quello di portare l’atleta al massimo per l’evento più importante della stagione. A questo aggiungiamo che molti junior in estate sono stati alle prese con la maturità. E che a Rieti, come in altre gare, si è corso con temperature molto elevate”.

Il regolamento della federazione lascia discrezionalità per il secondo degli slot a disposizione.
“Ma non mi si può venire a dire di aver corso forte troppo presto. Allora restringiamo le finestre temporali entro cui conseguire i minimi oppure istituiamo i Trials. Così diventa difficile motivare le ragazze, che in questo 2024 non avevano a disposizione un’altra rassegna internazionale come gli europei. Qualcosa mi sfugge”.


Anche perché stiamo parlando di atlete che fanno tanti sacrifici per realizzare il sogno azzurro.
“Ho letto lo sfogo di Maria Giulia Allievi (nei 400 ostacoli è stata convocata, oltre alla campionessa italiana Greta Vuolo, l’allieva Sofia Copiello, ndr) e in quelle parole rivedo il lavoro, l’amarezza e le lacrime dei giovani che si fanno un mazzo così e sognano di vestire la maglia della Nazionale. Ma se ai ragazzi vengono fatte delle ingiustizie, poi li perdiamo per strada e di casi ce ne sono stati tanti. Noi peraltro siamo una piccola realtà. Che trovandosi al Nord, a causa del freddo, fa fatica a portare avanti gli allenamenti invernali. Che con la passione si è ritagliata un piccolo spazio in una cittadina, Chieri, dove gli utenti sono attratti anche da altri sport, su tutti la pallavolo femminile”.

In questi giorni lei si è esposta pubblicamente, sintetizzando il pensiero di molti altri tecnici.
“La base di ogni democrazia è quella di poter muovere delle critiche, sempre con educazione e rispetto. Ho capito subito a cosa alludeva Andreozzi parlando dei precedenti. Ma Agnese Musica andò a Cali da allieva solo perché non c’erano junior con il minimo e la Gasparelli non era eleggibile in quanto sammarinese. Il paragone non regge”.

Ha scritto anche del mancato dialogo tra centro e periferia.
“E’ una cosa che mi dispiace constatare. Purtroppo, a parte i raduni, non c’è un filo diretto tra i tecnici della Nazionale e i tecnici dei club, che costituiscono la base del movimento e meriterebbero più considerazione. Servono confronti e progettazione, la Nazionale non dev’essere un viavai di atleti dove si aspetta solo che i fenomeni facciano le prestazioni. Così non si costruisce il futuro”.

E’ andata così anche con la Vianelli?
“Bastava una telefonata durante l’estate e parlarsi. Dietro la stagione di un’atleta c’è sempre un percorso che spiega i tempi e le prestazioni nei vari periodi. Le convocazioni non possono essere fatte come quando si compila una graduatoria ma bisogna tener conto di tanti fattori. E queste cose le dico perché vorrei che le cose migliorassero per tutti”.

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