Venerdì scorso Amedeo Bagnis è entrato nella storia dello sport italiano dopo aver vinto la gara di Coppa del mondo di skeleton a Sankt Moritz.
Era dal lontanissimo 1948, anno del successo di Nino Bibbia ai Giochi Olimpici (per ironia del destino proprio nella stessa pista), che un italiano non finiva davanti a tutti gli avversari in quella che è una delle più antiche discipline invernali. Inoltre, non era mai accaduto in Coppa del mondo. Mentre lo stesso Bagnis, 24enne ragazzone di Vercelli, un anno fa e sempre a Sankt Moritz, aveva assaporato il podio ai mondiali, conquistato la medaglia d’argento e rivelando tutto il suo talento.
Non tutti sanno che prima di diventare la grande promessa dello skeleton azzurro, Bagnis ha praticato atletica leggera con l’Atletica Vercelli 1978, sotto la guida di Corrado Zennaro, figura storica del club e di riferimento per Amedeo, che tutt’ora si allena e segue le tabelle del suo coach di sempre.
Corrado, parlaci della preparazione che svolgete con Amedeo.
“Lui si allena con me tutto l’anno. Dalla primavera a settembre, è sempre qui a Vercelli, poi durante la Coppa del mondo spesso si trova in giro per l’Europa (oltre alle tappe di Coppa, ricordiamo che l’Italia non possiede un budello per gli allenamenti della Nazionale e gli atleti sono costretti a emigrare negli impianti austriaci e tedeschi come Innsbruck, Winterberg, Altenberg, ndr) e segue a distanza il programma concordato. Ci sentiamo tre volte al giorno”.
Su cosa lavorate principalmente?
“Da due-tre anni siamo chiaramente focalizzati sullo skeleton e su ciò che gli serve per l’atto da compiere. Abbiamo lasciato da parte la resistenza e lavoriamo sull’esplosività e sulla reattività . I principali focus di lavoro riguardano la fase di spinta in partenza, l’accelerazione e i riflessi”.
Cosa prevede il suo programma?
“Durante questo periodo, si fanno innanzitutto dei lavori che lo aiutano a scaricare i pesi che fa durante il periodo di gare. Il suo allenamento inizia sempre con un warm-up impostato su esercizi che coinvolgono l’intera muscolatura. Poi lavoriamo sulla tecnica di corsa e lavori specifici, con accelerazioni di 30 o 10 metri, curando molto l’appoggio dei piedi. Infine, sono importanti i lavori con il traino, dove posizioniamo diversi pesi sulla slitta”.
Come è nata la storia di Amedeo con l’atletica?
“Nove anni fa, lo ha portato una ragazza che lo conosceva. Lui veniva dalla ginnastica ma voleva fare atletica. In poco tempo è cresciuto e ha ottenuto ottimi risultati. Era un buon quattrocentometrista, con un crono da allievo di 50″02. Ha partecipato anche a un campionato italiano, mentre ai regionali è riuscito a imporsi una volta nei 400 metri ed è arrivato secondo sui 200”.
Poi però ha scelto lo skeleton.
“L’ex nazionale Andrea Gallina, che è il nipote di mio cugino e vive nel mio paese, a Robbio, mi ha chiesto se potevo indicargli qualche buon atleta da portare in montagna due giorni a provare con le slitte per i campionati estivi di spinta. Mandai Amedeo, che si è subito innamorato della disciplina, trovando un eccezionale feeling con il ghiaccio”.
E tu come l’hai presa?
“Non è stato un problema, anzi. Mi interessava solo che lui si divertisse e che trovasse uno sport in grado anche di dargli un lavoro. E’ un buonissimo atleta ma non sarebbe diventato un top nell’atletica. Così invece è entrato nell’Esercito, si è sistemato e adesso è uno dei grandi della sua disciplina”.