Quando un mese fa avevamo parlato con il suo allenatore Fabrizio Donato per commentare il 17,80 ventoso di Doha, sapevamo che non sarebbe passato molto tempo prima che il suo record italiano venisse infranto.
Andy Diaz ci ha messo pochissimo a tenere fede a quel pronostico, visto che al Golden Gala di Firenze ha saltato 17,75, ben 15 cm oltre il precedente primato.
Diaz, diventato cittadino italiano dal 23 febbraio, è sempre in attesa della delibera da parte della World Athletics che gli consenta di rappresentare i colori italiani nelle manifestazioni ufficiali.
La sua è una storia forte: la fuga da Cuba all’indomani dei Giochi di Tokyo, dove tuttavia non riuscì a saltare per colpa di un infortunio. Quindi l’arrivo in Italia, ricominciando da zero con l’aiuto morale e materiale di Donato.
Grandi sacrifici per inseguire il sogno di diventare un campione del salto triplo. Che Andy Diaz sia il presente e il futuro dell’hop-step-jump lo ha dimostrato a chiare lettere, semmai ce ne fosse ancora bisogno, allo Stadio Ridolfi, migliorando anche il personale di 17.70 ottenuto a Zurigo nelle finali di Diamond League del 2022.
“Sono orgoglioso di aver centrato il record italiano in Italia, davanti a un pubblico fantastico” spiega Andy, ripensando alle emozioni vissute venerdì scorso mentre è in viaggio per Kosice (Slovacchia), dove giovedì pomeriggio salterà al JBL Jump Fest.
“Con Fabrizio e Andrea (Matarazzo, l’altro coach che lo segue nel quartier generale delle Fiamme Oro a Castelporziano, ndr) l’obiettivo è sempre quello di rimanere sopra i 17,50-17,60, misure importanti per restare sugli standard mondiali”.
Ma questo Diaz, fisico prorompente e gambe esplosive, sembra poter volare più in là. E di molto. Lui stesso lo sa e non è il caso di nascondersi più di tanto. “I 18 metri prima o poi arriveranno…”.
Di strada, comunque, ne resta da fare. Con Donato e Matarazzo ci sta lavorando. “Soprattutto sulla velocità – ammette – ho capito che dovevo correre veloce e migliorare la tecnica di rincorsa”. Anche perché la concorrenza non manca e ha già saltato oltre i 18 metri.
“Io forse sono il più equilibrato dei triplisti top. Sono abbastanza veloce, ho molta forza in appoggio. Di Pichardo (il campione olimpico, mondiale ed europeo della specialità, ndr) mi piace tantissimo il “rimbalzo”, mentre di Zango (il burkinabè argento mondiale e bronzo olimpico) ammiro l’aggressività, quasi al limite del farsi male”.
L’obiettivo principale dell’italo-cubano resta quello di riconfermare il titolo nella Diamond League, che corre con la maglia della Libertas Unicusano Livorno. La prossima tappa sarà il 21 luglio a Monaco di Baviera e chissà che per quel giorno possano già essere arrivate notizie confortanti dalla federazione mondiale. “Finora ho sempre pensato a Parigi 2024, ma sarebbe bellissimo andare ai Mondiali di Budapest e gareggiare per la maglia azzurra. Non vedo l’ora di indossarla, perché sarà la migliore maniera per ringraziare l’Italia e tutto quello che questo Paese ha fatto per me. Sono arrivato in Italia per restarci. Non avevo niente ed ero a tutti gli effetti un immigrato in condizioni di illegalità”.
Il seguito è ormai noto. Le notti passate davanti all’ufficio immigrazione della Capitale per ottenere lo status di rifugiato politico e il permesso di soggiorno. Poi la cittadinanza italiana chiesta e ottenuta per meriti sportivi con l’interessamento di Malagò e del presidente Fidal, Stefano Mei.
Nel mezzo, tante persone che gli sono state vicine. Su tutte proprio coach Donato, che gli ha aperto le porte di casa.
.”Ho sempre voluto emergere ed essere qualcuno, coltivare il sogno di diventare un giorno campione olimpico. A Cuba mi sono reso conto che non sarebbe stato possibile. E allora ho preso in considerazione come unica opzione quella di andare via da casa. La famiglia mi manca tantissimo però”. Un po’ meno di questi tempi, perché a dicembre è arrivata mamma Milagros, almeno per qualche mese.
Intanto Andy tutte le mattine prende lezioni di italiano e i progressi sono già evidenti, come la sua voglia di integrarsi e di volare per il tricolore. “Sto cercando di imparare le parole più difficili. E a fine mese faccio l’esame di lingua”. E chi lo ferma più?