Il lungo countdown sta per finire. Il 1° di agosto, nel giorno in cui suonerà la campanella per l’atletica olimpica, Andy Diaz diventerà dopo una lunga trafila eleggibile per la maglia della Nazionale. Sei giorni più tardi sarà in pedana per inseguire la gloria nel salto triplo.
L’avvicinamento ai Giochi non è stato semplice. L’allievo di Fabrizio Donato, sapendo di non poter prendere parte agli Europei di Roma, ha dovuto gestire con parsimonia i mesi di lavoro, specie quando ci si è messo di mezzo un leggero infortunio che ha suggerito ulteriore calma per presentarsi al top a Parigi.
La scorsa settimana, nell’unico vero test effettuato al Meeting di San Vendemiano, il portacolori delle Fiamme Gialle ha saltato 17 metri tondi tondi, una misura lontana dai salti migliori ma effettuata con rincorsa ridotta e un paio di pasticci tecnici che non hanno messo in allarme il suo allenatore.
La data che conta è solo una, cerchiata di rosso sul calendario da almeno un anno e mezzo: il 7 agosto. Ed è allo Stade de France che l’azzurro di origini cubane proverà a liberare classe e cavalli.
Fabrizio Donato, che impressioni ha lasciato la gara di San Vendemiano?
“Sono contento che Andy abbia gareggiato. Era un passaggio obbligato, perché è solo in gara che vengono fuori gli errori. Credo che ci siano state delle difficoltà sulla gestione emotiva della competizione. Ma dopo cinque mesi di soli allenamenti ci può stare. Andy era troppo nervoso e voleva strafare. Ha avuto foga, ha inserito tanta velocità ma è rimasto rigido. Tuttavia è importante che li abbia commessi lì, questi errori. A Parigi sarà tutta un’altra storia”.
Non pensi che le poche gare sulle spalle possano aver influito sulla preparazione ottimale di questa Olimpiade?
“Andy è un atleta che si è fatto sempre trovare pronto e che non ha bisogno di chissà quale rodaggio per trovare il picco di forma. Lo ha dimostrato in questi anni e anche nello scorso inverno, quando è stato capace di saltare oltre i 17 metri e mezzo alle prime uscite indoor. Lui avrebbe voluto esordire direttamente a Parigi, ma io ho insistito per andare a San Vendemiano ed è stato giusto così. Semmai si è fatto vedere poco e questo secondo me gli ha tolto un po’ di pressione. Ora, sulla carta, non è più lui il favorito”.
Come mai la scelta di non partecipare nemmeno ai meeting di giugno?
“Il lieve infortunio all’adduttore ha pregiudicato la prima parte della stagione outdoor. Si è trattato solo di un fastidio, niente di grave, ma abbiamo dovuto fare delle scelte: ricercare la condizione gareggiando sempre oppure puntare tutto su Parigi. Quindi abbiamo deciso di non rompere l’equilibrio costruito settimana dopo settimana, saltando anche i Campionati italiani di La Spezia. Con la speranza che tutto torni utile nel giorno più importante del 2024”.
A che punto è il suo processo di evoluzione, da triplista tipicamente cubano e poco avvezzo alla tecnica di corsa a specialista “europeo” padrone completo del gesto?
“E’ migliorato sensibilmente, la sua padronanza della rincorsa è cresciuta. E’ cambiato tanto, speriamo di farlo vedere a Parigi”.
A San Vendemiano, com’era logico che fosse considerata la lunga assenza dalla pedana, Andy ha utilizzato una rincorsa ridotta a 13 appoggi. Alle Olimpiadi come salterà?
“La sua rincorsa standard prevede 15 appoggi, ma stiamo ragionando sull’opportunità di passare a 17. Arriverebbe ancor più veloce all’hop e dunque dovrà gestire di più la ritmica di rincorsa, ma Andy è in grado di fare tutto bene”.
Agli Europei di Roma si è andati abbondantemente sopra i 18 metri, merito di una pedana particolarmente performante. E a Parigi cosa dobbiamo aspettarci?
“La pedana dell’Olimpico credo sia unica e ha avvantaggiato più i triplisti che i lunghisti. I grandi fenomeni come Jordan Diaz e Pichardo sono stati bravissimi a sfruttarla. Detto questo, abbiamo visto come dopo Roma tutti i protagonisti abbiano poi saltato dai 20 ai 40 centimetri in meno. La medaglia d’oro ai Giochi si dovrebbe vincere con meno, ma nel triplo assisteremo a un grande spettacolo. Probabilmente alla gara col più alto livello tecnico di questi Giochi, per certi versi storica. E vi assicuro che Andy sarà della partita”.
La concorrenza è agguerrita. Chi temere di più?
“Sarà una lotta combattuta e aperta. Il fatto che i principali rivali di Andy siano di origini cubane (Pichardo che difende i colori del Portogallo e Diaz della Spagna, ndr) è uno stimolo in più e ci diverte. Ma credo che il campo vada allargato ad altri tre nomi: il campione del mondo Zango, il giamaicano Hibbert e il cubano Lazaro Martinez”.
Tornare dalla Francia con una medaglia al collo sarebbe già un grandissimo risultato. E se Andy Diaz vincesse l’oro?
“Sì, un posto sul podio sarebbe comunque straordinario per la storia di questo ragazzo. In caso di trionfo, magari mi butto dentro la fontana di Trevi, ma prima avviso il sindaco…”.
foto Atl-eticamente