Il titolo europeo sembrava cosa fatta. Forse già alla vigilia, perché il pronostico, dopo l’impressionante 8,37 di Torun e il forfait del numero uno Tentoglou, pendeva tutto dalla sua parte. L’argento di Mattia Furlani nel lungo può dunque suonare agli occhi del grande pubblico come un’occasione persa.
Gli ingredienti per accaparrarsi la medaglia d’oro c’erano tutti. E invece l’allievo di Khaty Seck si è dovuto arrendere, anche se di un solo centimetro (8,13 contro gli 8,12 piazzati al quinto tentativo dall’azzurro), al bulgaro Saraboyukov, abilissimo a vestire i panni dell’outsider proprio in dirittura d’arrivo e al termine di una gara dalle misure per niente proibitive.
Mattia fa bene ad essere arrabbiato. Sa di valere tanto di più. Sa che nel salto d’argento ha addirittura regalato 24 centimetri. Sa che ogni gara (e pedana) fa storia a sé. Specie quando sei nel mezzo dei lavori in corso per salire di livello, a cominciare dall’ormai nota rincorsa a 18 passi.
E’ solo questione di tempo. Quel centimetro che l’ha tenuto ancora a un passo dal trionfo, prima o poi, gli sarà restituito con gli interessi. Magari già a Nanchino, tra due settimane.
Intanto fanno quattro rassegne internazionali di fila con una medaglia prestigiosa al collo: partendo da marzo 2024, nell’ordine, mondiali indoor di Glasgow (argento), europei di Roma (argento), Giochi Olimpici di Parigi (bronzo), europei indoor di Apeldoorn (argento).
“Perdere, anche se di poco, una gara a 20 anni non è mai un’occasione persa – il parere di Michele Basile, collaboratore della Fidal per i salti in estensione – E’ chiaro che quando si parla di Mattia Furlani si fa riferimento a uno dei primi due o tre atleti più forti al mondo nel lungo. Ma il valore e la consistenza dell’atleta, ormai indiscutibile, vanno in questo momento rapportati alla ricerca tecnica, in primis la nuova rincorsa, che nei prossimi mesi lo porterà a poter attaccare gli otto metri e mezzo”.

Mattia ha giustamente fatto riferimento a un progetto appena iniziato, quello del quadriennio olimpico che culminerà con i Giochi di Los Angeles.
“Non c’era momento più ideale ed evento più semplice degli europei indoor per testare l’evoluzione e le novità tecniche che sta introducendo nel suo salto. Tutti i cambiamenti vanno verificati in gara, dove subentrano una serie di tensioni, emozioni, sensazioni ed episodi che per quanto sei preciso in allenamento non puoi testare”.
Il rammarico però per quel centimetro ovviamente resta.
“Quando il rivale ti sorpassa, tu devi reagire con la struttura che ti stai creando da qualche mese e non è sempre facile. La spedizione azzurra ha perso un oro, ma è più importante che lui e il suo staff facciano tesoro di quest’esperienza”.
Michele, spieghiamo ai meno esperti della materia cosa comporta aggiungere due passi in più alla rincorsa.
“I due passi in più ti danno chiaramente più velocità in ingresso e maggiore capacità di stacco. Ma comportano anche un elemento coordinativo che va acquisito o sistemato. A volte cambia anche l’angolo di uscita che può determinare cambiamenti della parabola. Passare a un sistema superiore insomma non è immediato né automatico. E nell’analisi che farà della gara di Apeldoorn insieme a mamma Khaty saranno determinanti non solo i dati a disposizione, ma anche la sua sensibilità. Comunque stiamo parlando di Furlani, uno che ha già dimostrato con quell’8,37 di non andare poi così male con questa nuova rincorsa…”.
Insomma non c’è niente di cui preoccuparsi.
“Saltare 8,12 non è un passo indietro. Le idee di Mattia sono chiarissime. Sa esattamente dove arrivare. Ma ci vuole tempo per far propri certi meccanismi in modo definitivo”.

Bisogna poi tenere in considerazione anche la pedana.
“Negli impianti indoor ogni pedana è differente e anche in questo caso fare due passi in più è un elemento di ulteriore difficoltà. I tanti nulli? E’ la formula della gara a determinarli. Con otto finalisti sicuri di poter fare sei salti, è normale che ogni tentativo viene spinto al massimo per trovare la misura”.
Tra poche ore abbiamo concrete possibilità di medaglia nel triplo maschile con Diaz e Dallavalle e nel lungo femminile con Larissa Iapichino.
“Ci aspetta una serata molto interessante. Andy è un grandissimo atleta ed è super motivato, la sua storia azzurra è appena cominciata. Andrea ha ritrovato fiducia e condizione. Dovranno però fare attenzione a Hess. Dispiace per Biasutti, avrebbe meritato la finale per la sua serietà. Larissa? E’ da medaglia. Lei e Mattia Furlani sono due certezze del quadriennio olimpico appena cominciato”.
foto Grana / Fidal