Sarà un anno carico di speranze, a proposito di salti, anche per Asia Tavernini, che ha salutato il 2023 ricevendo il premio di migliore atleta trentina della stagione.
La 22enne di Riva del Garda, portacolori dell’U.S. Quercia Rovereto, ha la grande occasione di compiere il definitivo salto di qualità per entrare nell’élite dell’alto.
L’anno scorso Asia Tavernini si è issata fino al personale di 1,88 al coperto, portandosi a casa anche il campionato italiano under 23. L’aspetta la prima stagione da vivere appieno in campo assoluto: tante le note liete da cui ripartire e le aspettative su questa ragazza di 1 metro e 75 d’altezza, prossima alla laurea e appassionata di Serie Tv medical.
Asia, il tuo 2023 si è chiuso con un riconoscimento di tutto rispetto: atleta trentina dell’anno.
“E’ stato il premio a una stagione importante. Sono cresciuta come misure ma anche a livello personale, con le prime esperienze internazionali, dalla Cina all’Europa. E’ un onore con questo premio poter rappresentare la mia regione”.
A proposito di grandi eventi, sei arrivata settima agli Europei Under 23 di Espoo con la misura di 1,84, mentre alle Universiadi di Chengdu non sei riuscita a qualificarti per la finale. Un pizzico di delusione è rimasta?
“Quelli di Espoo sono stati i miei primi europei e ho indossato per la seconda volta la maglia azzurra. Raggiungere la finale, a mio avviso, è stato un grosso traguardo e per tutta la competizione ho avvertito ottime sensazioni. Mi è dispiaciuto fallire di poco al terzo tentativo l’1,87, mi avrebbe permesso sicuramente un miglior piazzamento”.
E in Cina?
“Quella trasferta mi ha lasciato un po’ di rammarico. Era la mia prima volta che affrontavo un viaggio così lungo in aereo e soprattutto che rimanevo lontano da casa per così tanto tempo (due settimane, ndr). Sono stata l’ultima italiana a gareggiare per l’atletica e credo di essere arrivata priva di energie nervose, proprio sfinita di testa. Però ho cercato di fare tesoro di quell’esperienza e la prossima volta saprò come affrontarla in un modo migliore”.
Sei ormai vicina al fatidico muro dell’1.90. Asia Tavernini quanto pensa di valere?
“Credo sia più un muro psicologico che fisico, di quelli che poi quando riesci a superarlo poi ti viene facile ripeterlo. E’ un obiettivo alla mia portata, penso di valere qualcosa in più”.
Ti sei posta un obiettivo per il 2024?
“A livello di misure, no. Bisogna puntare solo a migliorarsi e non a porsi dei limiti. Conto di fare una buona stagione indoor, finalizzata ai campionati italiani assoluti, per poi sparare tutte le mie cartucce all’aperto. Ecco, partecipare agli Europei di Roma potrebbe essere un grandissimo traguardo da ottenere”.
E i Giochi Olimpici?
“Il minimo olimpico è 1,97 ed è molto alto. Bisogna qualificarsi dal ranking e non sarà affatto facile. Vediamo come si mette la stagione, è chiaro che gli Europei sembrano molto più raggiungibili”.
Quando ti vedremo saltare?
“Il 21 gennaio debutto a Padova, poi il 2 febbraio sarò a Miramas, in Francia. Mi piacerebbe anche partecipare all’Udinjump, è un evento che ho sempre guardato da casa”.
Dopo i tuoi salti, hai l’abitudine di scrivere le sensazioni come fa la campionessa australiana Nicola Olyslagers?
“Durante le gare non scrivo ma dopo gli allenamenti annoto spesso le sensazioni e lo stato d’animo avvertito durante una specifica sessione. Tener nota di tutto è utilissimo anche per la programmazione dei lavori”.
C’è qualche atleta che per te è stata fonte di ispirazione?
“Blanka Vlasic è colei che mi ha fatto innamorare del salto in alto, ancor prima di iniziare a fare atletica. Poi successivamente è nata una grande ammirazione sia per Alessia Trost che per Elena Vallortigara, ma anche per Mariya Lasitskene e per Yaroslava Mahuchikh”.
Raccontaci i tuoi primi passi nell’atletica.
“Ho cominciato abbastanza tardi. La mia prima gara è stata da primo anno Allieva. Prima ho praticato altre discipline: pallavolo, danza, equitazione. Essendo già in età avanzata, mi sono subito specializzata nel salto in alto, la disciplina per cui ero portata, anche perché i buoni risultati sono arrivati fin da subito”.
Quali sono le emozioni più forti che hai vissuto?
“Ricorderò sempre il minimo per i campionati italiani allievi fatto alla prima gara, che mi valse la convocazione per la Rappresentativa del Trentino. La mia storia è partita da lì. Tra i momenti più belli, non posso non mettere la prima maglia azzurra ai Campionati del Mediterraneo under 23 del 2022, che poi ho vinto con la misura di 1,85, ripetendo il personale di allora. E infine il titolo italiano al coperto under 23 dell’anno scorso, con il mio personal best a 1,88”.
Il 2024, per te, dovrebbe anche essere l’anno della laurea.
“Frequento l’ultimo anno di Fisioterapia a Rovereto, sezione distaccata dell’Università di Verona. Sono in pieno studio per la sessione invernale di esami. Dovrei sostenerne tre a gennaio e due in estate per poi laurearmi a novembre. Spero di poter sfruttare la passione per lo sport dopo la carriera agonistica. Studiare Fisioterapia mi ha aiutato tanto ad avere consapevolezza del mio corpo per la preparazione e gli esercizi”.
Quanto è importante la testa in una specialità come il salto in alto?
” Direi fondamentale. Puoi stare benissimo fisicamente, ma se l’umore è basso o qualcosa dentro di te non va, allora sarà difficile esprimersi. Tamberi è la dimostrazione di tutto questo. Lui è un campione con la c maiuscola proprio perché ha una testa fortissima”.
C’è un momento in cui dopo lo stacco hai la percezione di stare superando l’asticella?
“Succede tutto in pochissimi secondi. Di sicuro capisci se il salto può riuscire o meno un po’ in tutte le fasi che lo precedono. E una volta a gara, magari avverti che sei di fronte al salto della vita. Io sono una molto portata a ragionare sulle dinamiche di rincorsa. E capita spesso di percepire che quello che sto facendo può far sì che l’asticella venga valicata”.
Cosa pensi della tua corregionale Nadia Battocletti?
“Non ho mai avuto l’onore di conoscerla. Sta portando in alto il nome del Trentino ed è una grandissima atleta, oltre ad essere d’ispirazione per tanti giovani che la vedono al campo d’atletica”.
Chiudiamo con una battuta sul tuo tecnico di sempre, Mauro Modena.
“E’ la persona che mi è sempre stata accanto. Un giorno gli dissi che mai sarei riuscita a saltare come sua figlia. E lui mi rassicurò, dicendomi di avere pazienza e che un percorso graduale mi avrebbe portato tante soddisfazioni. E ha avuto ragione”.