L’asticella di Matteo Sioli si alza ancora: obiettivo Tokyo passando dalla Diamond League

Gli europei di Apeldoorn hanno proiettato in una nuova dimensione Matteo Sioli. Il talento dell’Euroatletica 2002 è entrato ufficialmente nella lista dei migliori saltatori anche a livello assoluto, grazie alla medaglia di bronzo di certo non pronosticabile alla vigilia.

Le doti atletiche e tecniche di Sioli, che ha appena 19 anni, si mescolano alla mentalità da campione ed è anche per questo che la sua crescita appare inarrestabile. Nel 2023 la sua miglior misura era 2,15. Nel 2024 ha aggiunto ben dieci centimetri, conquistando l’argento ai mondiali under 20.

In Olanda, il pb si è spostato a 2,29, un centimetro in più di quanto fatto due settimane prima ai Campionati italiani. Ma l’impressione netta è che questo spilungone di Paderno Dugnano allenato da Felice Delaini valga già qualcosa di più. Proprio al tecnico lombardo ci siamo rivolti per cercare di fotografare il momento che sta vivendo e i ragionamenti che vanno fatti in chiave outdoor.

Felice, ma un progresso del genere era auspicabile alla vigilia della stagione?
“Era già cresciuto agli Assoluti di Ancona e siamo andati agli europei sapendo di poter fare qualcosa di positivo. La misura corrisponde al percorso che Matteo sta facendo ed è venuta fuori nonostante un po’ di preoccupazione dovuta a un risentimento al femorale che ha avvertito nella settimana della gara”.


Come ha vissuto la prima esperienza in maglia azzurra assoluta che poi si è trasformata anche in medaglia?
“Ci siamo approcciati a tutte le prime gare internazionali sapendo di non aver nulla da perdere e niente da dimostrare. Il ragazzo ha vissuto tutto con estrema tranquillità e paradossalmente c’era più tensione ai Campionati italiani, dove partiva con i favori del pronostico. Quella è stata la giornata più difficile, mentre ad Apeldoorn nessuno si sarebbe mai aspettato niente da lui”.

Dopo il bronzo europeo come cambiano i piani per la stagione all’aperto?
“L’obiettivo primario era inizialmente quello di disputare un grande europeo under 23 a Bergen (dal 17 al 20 luglio, ndr). E’ chiaro che gli ultimi risultati fanno sognare in grande e Matteo si lancerà alla conquista di un posto per i mondiali di Tokyo. In Giappone andranno in 36, al momento è 14° nel ranking, ma appena inizieranno le gare, la classifica sarà molto dinamica e sarà importante scegliere le gare di alto livello per restare tra i migliori”.

Avete già un’idea di meeting cui prendere parte?
“Ci piacerebbe andare in Diamond League. Abbiamo già inoltrato le richieste. L’ideale sarebbe partecipare alle due tappe di maggio che prevedono il salto in alto, ovvero Doha il 16 e Rabat il 25, dato che le altre sono collocate in estate inoltrata e andrebbero a intasare il calendario di Matteo, che parteciperà agli Italiani promesse, agli Europei Under 23 di Bergen e poi agli Assoluti di Caorle”.

Da quando segui Matteo?
“Casa mia è distante dalla sua appena 200 metri. Lo conosco da quando è nato, è stato compagno di scuola di mio figlio. Ma pratica atletica da dieci anni”.


Quando è stato indirizzato verso il salto in alto?
“Fino agli Allievi ho voluto che facesse come tutti un percorso completo. Sono contrario alla specializzazione prematura, ne ho visti tanti perdersi per quel motivo. Pensate che da Under 18 lui fece anche la corsa campestre, gli altri saltatori rimasero stupiti”.

Silvano Chesani subito dopo il raduno collegiale di settore a Udine, ci parlava di un aspetto da migliorare sulla sua rincorsa. A che punto siete?
“La rincorsa è uno dei fondamentali in cui ha i più grandi margini. La sua tendenza era quella di balzare troppo in avvio. In allenamento abbiamo già messo a posto questo aspetto, in gara è riemerso ma non lo vedo così negativo. So che riusciremo presto a eliminare i balzi e arriveremo all’obiettivo di una corsa più fluida e precisa”.

Cos’altro ci puoi dire riguardo alla tecnica?
“Matteo è un atleta dalla mobilità abbastanza rigida, anche a causa della sua notevole altezza. Stiamo lavorando sulla parte superiore in modo tale da poter ricavare il più ampio arco possibile nella fase di superamento dell’asticella. Ci stanno aiutando un paio di ginnaste, tra cui mia figlia. Per il resto, ha un’ottima fase di spinta, è migliorato negli ultimi tre passi”.

Alla luce di quanto sta accadendo, ti senti di poter dire che Sioli sia un predestinato, uno alla Furlani? Hai questa sensazione?
“Parlare solo di classe o talento innato sarebbe a mio avviso sminuire tutto il lavoro che si fa per raggiungere un certo livello. Le misure di Matteo sono il frutto dei suoi allenamenti, dell’impegno, della serietà che ci mette giorno dopo giorno. E proprio i traguardi ottenuti non fanno altro che aumentare la voglia di fare meglio e di mirare a nuovi progressi. Forse è anche per questo motivo che è riuscito a raggiungere così presto un livello inimmaginabile solo uno o due anni fa”.

foto Grana / Fidal

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