Bentornato Andrea Dallavalle: la svolta a fine 2024 con l’ampliamento dello staff

L’atletica italiana ha ritrovato nelle ultime settimane il grande talento di Andrea Dallavalle. Il piacentino delle Fiamme Gialle, dopo anni di vicoli tortuosi e talvolta ciechi, ha imboccato finalmente l’autostrada in questo inizio di 2025, raccogliendo risultati all’altezza di quel saltatore che agli europei di Monaco di Baviera aveva illuminato la scena del triplo azzurro con la medaglia d’argento.

Il 17,36 degli Assoluti di Ancona non aveva lasciato spazio ad interpretazioni. Gli europei di Apeldoorn la naturale conseguenza di un nuovo percorso, certificato dalla misura di 17,19 e dalla medaglia di bronzo alle spalle del connazionale Andy Diaz e del tedesco Max Hess.

Quella di Andrea Dallavalle è un’altra storia che merita di essere raccontata con il diretto interessato, peraltro pronto a rifare le valigie per partecipare ai mondiali indoor (oggi sono arrivate le convocazioni ufficiali del dt La Torre). La storia di un atleta condizionato fisicamente (e poi mentalmente) dagli infortuni che ha saputo risorgere dalle ceneri grazie a un’attenta analisi delle esigenze e a scelte mirate compiute negli ultimi mesi…

Stramilano 2025


Andrea, riavvolgiamo il nastro e cominciamo dall’inizio. A livello mediatico si erano un po’ perse le tue tracce subito dopo gli europei del 2022.
“Dopo Monaco ho avuto una forte infiammazione al piede destro, quello del jump. Ci ho messo tanti mesi a guarire e quando ero sul punto di ritornare, proprio nella fase di riabilitazione, mi sono fatto male ancora più seriamente, procurandomi una lesione del legamento della caviglia”.

Il 2023 è dunque risultato fortemente compromesso.
“C’è stata una preparazione ritardata e il ritorno alle gare, complice la mancanza di sicurezza e i dettagli che non avevo avuto il tempo di sistemare sia nell’appoggio che nel salto, è stato disastroso”.

Il 2024 doveva rappresentare l’anno della ripresa. E invece…
“Ho inseguito a lungo la migliore condizione e ho pagato a livello mentale. Le misure non arrivavano, ho perso fiducia e la stagione ne ha risentito. Ho preso tante batoste, a cominciare dai Giochi di Parigi (19° posto nelle qualificazioni, misura di 16,65). Per non parlare del Golden Gala (16,18m), la peggior gara della mia vita”.

E’ stato il momento più buio?
“Senz’altro. Ho capito di non poter andare più avanti così. La situazione mi faceva stare male. Mi sembrava impossibile non riuscire a saltare più i 17 metri, misura che in passato ottenevo senza problemi. Ho cominciato a dubitare delle mie capacità”.

Però sei rimasto lucido ed è arrivata la svolta.
“Ho riorganizzato la mia vita da atleta, sapendo di aver bisogno di una nuova tranquillità grazie al coinvolgimento di nuove figure per completare il mio staff”.

A te la parola.
“Con me adesso ci sono il preparatore Michele Palloni, il mental coach Max Damioli e il nutrizionista Alfonso Presutto (lo stesso che segue Yeman Crippa, ndr). Con lui ho iniziato una nuova tipologia di dieta, che prevede l’assunzione di integratori che non avevo mai tenuto in considerazione”.

Il tecnico Ennio Buttò.


Hai messo tutto in discussione, tranne il tuo storico allenatore Ennio Buttò.
“Ennio è la figura di riferimento da sempre. E’ con lui che ho ottenuto i migliori risultati. La sua gestione tecnica è stata sempre eccellente, non c’era motivo di cambiare. Anzi, quando gli ho parlato della mia idea di allargare lo staff e di coinvolgere altre persone, non si è irrigidito. E’ stato molto comprensivo, ha capito subito le mie esigenze”.

E con il bronzo di Apeldoorn sei tornato di prepotenza tra i migliori saltatori in circolazione.
“Ad Ancona ero riuscito a far qualcosina meglio. Ad Apeldoorn ci sono stati un paio di errori tecnici senza i quali sarei arrivato attorno ai 17,30”.

A cosa ti riferisci in particolare?
“Proprio nel salto che mi ha dato la medaglia, quello da 17,19, non sono stato perfetto nel jump. Mi sono sbilanciato e infatti sono arrivato sulla sabbia in piedi. Un paio di centimetri li ho lasciati, ma so come lavorarci”.

Giudizi sulla pedana?
“L’ho trovata veloce e anche molto dura. Per un triplista aumentano le difficoltà, dal momento che ti invita a spingere. E’ anche per questo che c’è stato un elevato numero di nulli. Oltre al format con otto finalisti e sei salti garantiti per tutti”.


Da Apeldoorn a Nanchino. Pronto per i mondiali?
“Sono in buonissima forma e vado in Cina per fare del mio meglio. Serviranno misure importanti per lottare ai vertici. Ed è giusto non porsi limiti o fare calcoli”.

Chi saranno i principali avversari, oltre ad Andy Diaz?
“Aspettiamo le liste, ma di certo bisognerà confrontarsi ancora con il tedesco Hess, il burkinabè Hugues Fabrice Zango e con i cinesi padroni di casa”.

Ma Andy Diaz fa un altro sport?
“E’ un talento fuori dal comune. Le misure dicono che è ancora un gradino sopra di me e la sua presenza è un punto di riferimento e uno stimolo. Continuerò ad allenarmi proprio per arrivare lassù, è anche per questo motivo che ho ampliato lo staff”.

E’ un grande momento per i salti in estensione e, in generale, per i salti. Cosa ci puoi dire in merito?
“Uno dei punti di forza di questa Nazionale. Stiamo tutti spingendo parecchio l’acceleratore. Al di là dei big e delle medaglie, fa piacere vedere sbocciare un giovane come Sioli e applaudire le prove di Lando, Biasutti e delle due ragazze dell’asta, Bruni e Molinarolo. Il livello si è alzato. E’ un bello spot per l’atletica, anche perché i salti rientrano tra le specialità più spettacolari e catturano l’interesse del pubblico”.

foto Grana / Fidal

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