L’Italia si è di recente adeguata alla legislazione europea, rimuovendo il divieto di utilizzare le camere ipobariche, prassi piuttosto diffusa nel resto del mondo per simulare gli effetti dell’alta quota sul proprio corpo.
La pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale apre nuovi scenari in materia di preparazione sugli sport cosiddetti endurance, in cui gli atleti, allenano la resistenza alla fatica per fronteggiare uno sforzo prolungato. Delle camere ipobariche si è parlato tanto in questi anni soprattutto nel ciclismo e nello sci di fondo, dal momento che diversi campioni in Europa hanno dichiarato di averne fatto ampio uso e in maniera del tutto legale, conformi alle legislazioni dei loro Paesi. Nell’atletica, le discipline più “sensibili” al tema sono chiaramente il mezzofondo e la maratona.
Ma cosa cambierà d’ora in avanti per gli azzurri? Rinunceranno all’altura per dormire nelle tende ipobariche? Queste ultime cattureranno anche l’attenzione dei non professionisti? Abbiamo intercettato al telefono Danilo Goffi, ex maratoneta azzurro e oggi preparatore atletico nello staff di Giorgio Rondelli.
“E’ lecito ciò che la legge dice sia lecito – dice Danilo – D’ora in avanti ricorrere alle camere ipobariche non sarà più doping e dunque dovremo considerarlo un modo come un altro per affrontare la preparazione. Ma l’altura è un’altra cosa”.
“Gli atleti – spiega – potranno anche non andare in quota a preparare gli appuntamenti cardine della stagione oppure potranno farlo in parte. Ma non deve passare il messaggio che i due metodi sono equivalenti”.
“L’altura – precisa Goffi – aiuta quegli atleti che vivono al livello del mare, salgono in quota per stimolare la produzione di globuli rossi per poi avvalersene quando riscendono, riuscendo ad avere una maggiore ossigenazione. Per fare un esempio pratico, se in montagna fai delle sedute correndo 3′ al chilometro e ti abitui a quella fatica, con lo stesso senso di fatica, quando ridiscendi, riuscirai a viaggiare a 2’50”.
Il dibattito sulle camere ipobariche riguarda del resto anche la scelta tra naturale e artificiale. Correre in alta quota, respirare aria più pulita e immergersi nella natura, non sarà mai lo stesso di chiudersi in una bolla. “E poi in tenda non si corre. Stai lì, comodo a casa tua, ci dormi ma finisce lì. In montagna invece fai l’attività sportiva a tutto tondo. Senza sottovalutare i vantaggi del gruppo: spesso i raduni si fanno insieme ai compagni di nazionale e i benefici sono molteplici su tutti gli aspetti. L’effetto della camera ipobarica sul fisico magari è uguale ma non può sostituirsi agli allenamenti”.
Diventerà una moda? “Per chi non può permettersi di andare in montagna, la tenda ipobarica può essere una soluzione anche a livelli di costi oltre che di logistica. Ci saranno sicuramente dei runners che la vorranno provare. Qualcuno si fisserà, altri continueranno come hanno sempre fatto. E come in tutte le novità, c’è già chi è pronto a guadagnarci e lanciare un business”.