Un mese fa, al meeting Istaf di Dusseldorf, è andato in scena un esperimento molto chiacchierato: il salto in lungo a battuta libera, che prevede la misurazione dall’effettiva punta del piede all’interno di una zona di “stacco” di 40 cm e non, come è sempre avvenuto finora, dall’asse di battuta che ne misura 20.
Il motivo dietro la riforma? Rendere più accattivante e dinamico l’evento per il pubblico, il quale sarebbe portato ad annoiarsi dinanzi ai tanti salti nulli.
Come accade per tutte le novità, il mondo si è diviso tra favorevoli (pochi) e contrari. Dalla parte dei progressisti c’è la campionessa tedesca Malaika Mihambo, tra i conservatori la nostra Larissa Iapichino, che nelle ultime ore cancellò la propria iscrizione al meeting di Dusseldorf e preferì virare su Padova per l’esordio stagionale indoor.
Se le sperimentazioni saranno convincenti, già dalla stagione 2026 il salto in lungo a battuta libera potrebbe diventare realtà nelle competizioni internazionali. Sul dibattito in corso è intervenuto nei giorni scorsi Carl Lewis, dalle pagine della prestigiosa rivista britannica Athletics Weekly.

Lewis, che del salto in lungo fu quattro volte campione olimpico (l’ultima volta ad Atlanta 1996), è stato il protagonista di uno dei duelli più esaltanti della storia dello sport e dell’atletica tutta, quando ingaggiò a colpi di centimetri una sfida all’O.K. Corral con il connazionale Mike Powell ai mondiali di Tokyo del 1991. In quell’occasione, fu quest’ultimo a imporsi con lo sbalorditivo salto da 8,95, tutt’ora primato del mondo che nessuno riesce ad avvicinare.
Lewis, oggi capo allenatore dell’atletica all’università di Houston, ha espresso tutti i suoi dubbi sulla proposta di cambiamento in atto, puntando il dito sulla volontà di World Athletics di eliminare ogni traccia del record del mondo di Mike Powell.
“Sembra che vogliano dimenticare quell’epoca perché eravamo molto più dominanti. Penso che la World Athletics abbia ormai deciso che i saltatori non salteranno più così lontano” ha detto il Figlio del Vento.
“Credo che vogliano ricominciare da capo. Potrebbe essere il primo passo per una riforma radicale che non tenga conto più dei vecchi record, come accadde nel giavellotto. Con le nuove misurazioni il salto in lungo entrerà in una nuova dimensione, difficilmente paragonabile con il passato”.
Ma non è solo il record di Mike Powell che rischia di rimanere imbattuto e archiviato. Va ricordato come anche in campo femminile, il 7,52 di Galina Chistyakova sia cristallizzato al 1988. Nessuna atleta è arrivata a meno di 20 cm da quella misura e le 12 migliori prestazioni all-time nella specialità risalgono ormai al secolo scorso.

“Il problema non sono i nulli, né quello di semplificare le regole. Credo che il nocciolo della questione stia sulle prestazioni dei singoli atleti. Che non sono più in grado di raggiungere l’eccellenza di ciò che accadeva ai miei tempi. Io saltavo 8,50 a 35 anni. Powell perse le Olimpiadi a 8,64. Oggi si vincono le gare a 8,30 o 8,40. Non si vede più niente di speciale”.
Dopo l’Istaf di Dusseldorf, World Athletics, a sostegno della propria tesi, ha sottolineato come gli atleti modificheranno la rincorsa, annullando, di fatto, il rischio di incorrere nei nulli. Ma per Carl Lewis “la natura umana imporrà ai saltatori di saltare sempre al limite e quindi di spingersi fino alla fine della zona di stacco, anche se più ampia”.
Nel corso dell’intervista, Lewis ha anche criticato l’eccessivo focus sulla velocità dei saltatori moderni nonché puntato l’accento sulla scarsa possibilità di avere grandi competizioni di salto in lungo al di fuori della Diamond League e di conseguenza sul rischio di scarsa visibilità della disciplina come accade già nei lanci (peraltro sempre meno proposti in diretta quando c’è la contemporaneità degli eventi in pista) senza però criticare le scelte di Grand Slam Track, circuito concentrato solo su velocità e mezzofondo.
“Ciò che possiamo fare è portare nelle piazze questa specialità, magari insieme all’asta e al peso. Mettiamo la gente a bordo pedana e capirà le difficoltà del gesto e quanto siano davvero consistenti le misure. Facciamo capire quanto siano alti 6 metri o facciamogli prendere tra le mani il peso”.
foto in copertina di Dpa/Thissen
foto Carl Lewis e Mike Powell di Getty