In Gran Bretagna il ritorno di Dwain Chambers ai Campionati Nazionali assoluti indoor è stato etichettato come Dream Day.
Alla veneranda età di 45 anni, lo sprinter dalla carriera controversa, vincitore di titoli mondiali ed europei ma anche al centro di Balco (uno dei più grandi scandali sportivi del nuovo millennio che gli costò due anni di squalifica per doping e l’impossibilità di prender parte alle Olimpiadi di Atene 2004), dopo aver superato le batterie, è arrivato ultimo nella sua semifinale con il tempo di 6″89 nei 60 metri.
Poco conta il risultato: Chambers, che poche settimane prima, a Lee Valley, aveva stabilito il nuovo primato mondiale Master45 correndo con un sensazionale 6″81, ha vinto la gara della popolarità e dell’affetto, mentre a festeggiare il titolo c’era Jeremiah Azu, che ha la metà dei suoi anni (22) ed è allenato a Padova da coach Marco Airale.
Quella di Chambers, agli occhi degli inglesi, è una perfetta storia di redenzione e riabilitazione. Ma anche un messaggio di eccezionale longevità rivolto ad amatori ed ex atleti: togliersi soddisfazioni è possibile anche a una certa età.
A Birmingham, dove nel 2010 aveva vinto il suo ultimo titolo nazionale al coperto, Chambers è stato accolto con calore e applausi. La gente lo ha perdonato, anche perché da anni, in patria, Dwain è diventato un paladino dell’antidoping.
Negli workshop e durante gli allenamenti in qualità di coach, parla alle nuove generazioni della sua storia e mette in guardia i più giovani dai pericoli che comporta l’attività di alto livello. Spiega loro il suo passato complicato, i gravi errori commessi, le scorciatoie prese.
Il nuovo Chambers è stato apprezzato sia dal pubblico che dai media. Il personaggio che un tempo era “Chambers of horrors” o “Shamed Sprinter” adesso è un veterano da seguire, ascoltare con ammirazione, prendere come esempio, perché “il miglior messaggio arriva proprio da chi ha pagato le conseguenze di uno sbaglio e ne ha sofferto”.
Qualcuno, alla luce del suo recente record del mondo di categoria, aveva addirittura sognato un’incredibile ritorno tra i big anche in campo internazionale, con i mondiali indoor di Glasgow alle porte. Ma ciò non avverrà e non era certo nei suoi programmi. “La mente c’è, è quella di un venticinquenne” ha dichiarato Chambers alla stampa d’Oltremanica. “Ma il fisico risponde diversamente, anche se è dura da riconoscere”.
L’ultima volta che Dwain indossò la maglia della Gran Bretagna a una rassegna risale al 2014: fu quarto nei 100 metri degli Europei di Zurigo. Il sogno diventato realtà era riferito ai Campionati Nazionali e Chambers non aveva alcuna intenzione di andare oltre.
“Si muore una volta sola ma si vive ogni giorno. Adesso ascolto molto di più il mio fisico. Mi alleno due volte a settimana, dormo 8-10 ore a notte e seguo un’alimentazione equilibrata, aspetto che non avevo mai curato da atleta senior. Posso solo ringraziare il cielo per quello che sto facendo adesso” le parole dello sprinter che continuerà a sfidare se stesso e a offrire la propria testimonianza ai campioni di domani.