Ciclone Valensin, Elisa sarà anche ai mondiali under 20: il focus tecnico con Fausto Frigerio

Ha soltanto 17 anni. Ma in questa incredibile e straordinaria stagione, l’abbiamo vista dappertutto attraversare più categorie. Elisa Valensin ha corso da allieva con le pari età, conquistato due splendide medaglie d’oro agli europei di Banska Bystrica. Ma anche da assoluta, dove ha tallonato persino Zaynab Dosso al Roma Sprint Festival, evento che l’ha fatta conoscere al grande pubblico dell’atletica con un record italiano under 20 nel mezzo giro di pista poi migliorato (23″09) due settimane fa in Slovacchia.

La milanese di Cascina Gobba ha tra le principali qualità la versatilità. E’ andata forte nei 200 e nei 400 metri, ma non va dimenticato quanto sia a suo agio anche tra gli ostacoli. In tanti hanno messo gli occhi su di lei: i media italiani ed europei, i gruppi militari e persino qualche società di management.

Per Elisa sono giorni infuocati. E non solo perché anche al Nord Italia è arrivato il solleone. A fine mese ci sono i mondiali juniores di Lima. La Fidal solitamente si affida soltanto agli atleti di categoria ma per l’allieva Valensin verrà fatta un’eccezione.

Elisa in Perù correrà i 400 metri, distanza nella quale ha impressionato nell’ultima frazione della staffetta svedese che ha regalato all’Italia la medaglia d’oro agli europei under 18 di Banska.


Dall’alto della sua esperienza, Fausto Frigerio, il tecnico dell’Atletica Bergamo 1959 che si è ritrovato nel bel mezzo del ciclone Valensin, predica calma e ragiona di tecnica. Parola d’ordine non strafare. Perché basta un attimo per mandare all’aria la crescita di un’atleta.

Fausto, cominciamo dagli albori: quando è arrivata da te Elisa?
“Tre anni fa, da cadetta. In precedenza era allenata da Nadia Mondello, aveva qualche difficoltà con gli ostacoli e allora l’ho accolta nel mio gruppo per cercare di darle una mano. Lei è una che ha sempre spaziato, dagli 80 ai 300 ostacoli, sfiorando sempre i record quando ha provato per la prima volta le varie specialità”.

All’inizio aveva problemi a una gamba.
“Correva male. E frenava, portando troppo in avanti il punto d’appoggio. Questo le causava dolori ai tibiali al punto da mettere il ghiaccio a fine allenamento. Fin dal primo momento abbiamo cercato di lavorare sulla tecnica di corsa affinché lei potesse avere continuità ed eliminare i fastidi”.

E adesso come va?
“Ha imparato tanto ma deve ancora sistemare alcune cose, soprattutto a usare meglio i piedi e a farli diventare più elastici. Noi finora ci siamo dedicati esclusivamente alla tecnica e sono uno abituato a guardare poco il cronometro. Agli atleti, prima bisogna insegnare a correre e poi viene tutto il resto”.

Elisa Valensin ai tricolori allievi di Molfetta.


A Banska Bystrica ha impressionato sui 400 metri, mentre in precedenza si era messa in evidenza nei 200, sia a Roma che agli Assoluti di La Spezia.
“E’ ancora troppo presto per dire quale sia la sua gara e in questi anni abbiamo deciso di volta in volta a quali gare partecipare. A entrambi, poi, piace sperimentare e cambiare. Non so dire dove si specializzerà nel futuro. Ad esempio il tempo corso sui 400 in staffetta a Banska mi fa pensare a quanto possa migliorare nei 400 ostacoli. I margini sono tantissimi, stiamo parlando di un talento di appena 17 anni”.

Che dunque va gestito con parsimonia.
“Lei ha una gran testa e questo mi fa ben sperare. Agli europei alcuni giornalisti l’hanno cercata anche tra semifinale e finale e questo non mi è sembrato corretto. Negli ultimi mesi il suo nome è sulla bocca di tutti. Elisa è fortissima e sono d’accordo con i complimenti che le rivolgono. Ma dobbiamo avere cautela e proteggerla. Non è un’atleta arrivata, è solo agli inizi. Fin qui abbiamo solo curato la tecnica, restano tutti gli altri aspetti, come ad esempio quello della forza, considerando che lei non fa ancora i pesi. La preparazione per diventare un’atleta affermata deve ancora cominciare. Riparliamone tra cinque o dieci anni, sperando che possa diventare la campionessa che tutti si aspettano”.

Ma il 23″15 di Roma, all’esordio con le assolute, te l’aspettavi?
“Conosco benissimo le sue doti e sapevo che non avrebbe fatto brutta figura. Sarebbe dovuta andare a Savona, ma l’unica corsia disponibile era solo la prima e allora abbiamo declinato perché Elisa non aveva mai fatto i 200 metri all’aperto e come prima volta preferivamo che potesse correre in condizioni migliori. Pochi giorni dopo si è resa disponibile una terza o quarta corsia allo Sprint Festival. Una ghiotta occasione, anche perché lei si trovava già sul posto per la staffetta azzurra”.

Agli europei è stato difficile gestire la ragazza che si presentava da favorita?
“Sì, è quello l’aspetto più importante quando hai di fronte atleti così giovani che fanno dei risultati che quasi mettono paura. Basta una piccola delusione o non fare più il tempo che tutti si aspettano per mettere in pericolo un percorso di crescita. Questa è una fase delicata, bisogna ammetterlo, perché in qualche modo Elisa di passi ne ha fatti due e allora va tenuta anche a freno”.


Sembra davvero una sprinter determinata.
“E’ spumeggiante. Non si tira mai indietro. Nella frazione della staffetta agli europei è partita al fianco della più forte, ma non gliene fregava niente. Si era messa in testa di batterla e lo ha fatto. Però è anche una ragazzina, che si diverte con le compagne e fa le cose della sua età”.

Torniamo al lavoro tecnico e ai punti deboli di Elisa.
“Sicuramente la partenza. Discorso collegato alla sua forza che, non facendo pesi, è pari a zero. Chiaramente l’uscita lenta dal blocco incide meno nei 400 che nei 200”.

Lavorare sui dettagli non è stato facile, considerata la stagione frenetica di Elisa.
“Ha corso solo gare di alto livello. Non c’è stata l’occasione per mettere in pratica con calma un paio di aggiustamenti effettuati in allenamento, magari in qualche gara regionale. Ha partecipato agli Assoluti di La Spezia, poi ai tricolori di Molfetta e agli europei. Non abbiamo avuto il tempo per curare le altre distanze”.


Come gli ostacoli.
“Sì, l idea era quella di fare almeno un 100 ostacoli, che Elisa allena e dove vi assicuro va molto forte, e un 100 metri. Nei 400 ostacoli deve ancora trovare la ritmica, i 17 passi non convincono ancora. Finora ha fatto soltanto tre gare. La prima volta ha corso in 58″33 all’Arena di Milano. La seconda, agli Eyof, una caduta le ha impedito di arrivare al fianco dell’atleta francese e di scendere a mio parere sui 57″. Quest’anno li ha corsi solo al Brixia Meeting. Ha stravinto, ma con un 59″51 che le ha lasciato l’amaro in bocca e il rimpianto di non aver spinto poi così tanto”.

Adesso vi state dedicando ai 400 metri in chiave mondiali under 20.
“Potevamo scegliere i 200 o i 400 ma d’accordo con Tonino Andreozzi (responsabile tecnico delle giovanili, ndr) abbiamo voluto lasciare a lei la decisione. In questo momento è molto presa dal giro di pista ed è un testone a cui piacciono sempre le nuove sfide. Ma deve sapere che finora abbiamo preparato di più le distanze brevi e che in questi 15 giorni che restano prima dello scarico e della partenza per Lima non possiamo fare miracoli”.

Obiettivi?
“Non guardo il ranking (è 17ma con il 52″50 di Nembro, ma davanti a lei ci sono otto americane e ai mondiali c’è spazio solo per due atlete per Nazione), ma arrivare in finale sarebbe un grandissimo traguardo. So quanto vale in gara secca ma ai mondiali si correranno batterie e semifinali nello stesso giorno, la finale il giorno successivo. Il recupero diventa fondamentale ed è un’incognita per Elisa. Anche perché per andare avanti mi aspetto che servirà un tempo inferiore, anche se di poco, ai 52″.

foto Grana / Fidal



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