I confini di Armand Duplantis: ascoltiamo Michele Basile e Andrea Giannini

Armand Duplantis è uno dei grandissimi personaggi dell’atletica di oggi, forse uno dei più amati in assoluto dal pubblico. Non esiste meeting in cui la partecipazione dello svedese non sia attesa soprattutto per la possibilità di aggiornare il record del mondo di salto con l’asta, disciplina di cui è padrone e per certi versi showman da un lustro.

Duplantis, in pedana, non ha avversari. E negli ultimi quattro anni ha firmato dieci volte il primato del mondo. Tre in questo 2024: 6,24 a Xiamen, 6,25 alle Olimpiadi di Parigi, 6,26 al meeting di Chorzow. Due settimane fa, Armand Duplantis è poi salito agli onori della cronaca, vincendo la supersfida nei 100 metri con Karsten Warholm, il primatista del mondo dei 400 ostacoli. Un evento organizzato nell’ambito del Weltklasse di Zurigo che ha riscosso popolarità e scatenato il dibattito sulle qualità di Duplantis. Sui suoi limiti inesplorati, su ciò che potrà regalarci nei prossimi anni, lui che ne deve compiere (a novembre) ancora 25 e che ha dalla sua doti genetiche innate e abitudine al gesto che risalgono ai primi anni dell’infanzia.

L’alta quota? Il segreto è nella velocità

Sul rettilineo, Duplantis ha sconfitto nettamente l’amico rivale norvegese, eppure più avvezzo alla partenza dai blocchi, con lo stratosferico tempo di 10″37.

E’ proprio la velocità che permette a Duplantis di fare la differenza nella sua disciplina e di salire a quote solo pochi anni fa inimmaginabili per un atleta. Quello tra velocità orizzontale che si raggiunge nella fase di rincorsa e velocità verticale del salto è ormai un parametro preso sempre più a riferimento per spiegare le prestazioni degli atleti e dunque oggetto di particolare attenzione delle metodologie di allenamento.

Armand Duplantis ai Giochi di Parigi.


“Mondo – spiega Andrea Giannini, il tecnico Fidal responsabile del salto con l’asta – entra in pedana mezzo metro al secondo più veloce di tutti gli altri. Stacca a 10,3 m/s contro i circa 9,8 dei principali avversari. Che è poi la stessa velocità di Lavillenie, mentre la leggenda Bubka toccava i 9,9. Stiamo parlando di un’enormità. Gli studi recenti evidenziano come ogni 0,1 m/s in più di velocità corrisponda a circa 10 centimetri di salto, quindi in linea teorica Duplantis starebbe cinquanta centimetri più su rispetto alla concorrenza. Se consideriamo tutti gli altri fattori che entrano in gioco nel salto e la luce tra il proprio corpo e l’asticella nei salti da record di quest’anno, capiamo che siamo vicini a questo dato. Ricordiamoci che ha vinto le Olimpiadi con 30 centimetri di distacco rispetto alla medaglia d’argento (lo statunitense Kendricks, 5,95, ndr). Un qualcosa che non si era mai visto prima”.

Ma con questa velocità fin dove può salire Duplantis? “Vale dieci centimetri in più rispetto al 6,26 attuale – assicura Giannini – Gli basterebbe trovare le condizioni giuste per fare 6,35. Solo che a quella quota non ci arriverà molto presto, perché i record li farà un centimetro alla volta“.

Gli astisti di oggi, meno ginnasti di un tempo

Negli ultimi anni, l’attenzione sulla velocità pura è cresciuta in modo esponenziale soprattutto in ambito concorsi. “La velocità oggi è la chiave di tutto e le metodologie sono cambiate. Pensate al lancio del disco: un’atleta come Valarie Allman, ma anche la nostra Daisy Osakue, fanno della velocità rotatoria il loro punto di forza. La stessa coda accade nell’alto con Tamberi e la Mahuchikh. Mentre nel salto con l’asta si curano velocità pura e forza oltre alla tecnica a discapito dell’acrobatica, alla quale un tempo venivano dedicate anche due sedute a settimana. L’astista di oggi ha doti più simili a quelle di un velocista o di un saltatore in lungo che a quelle di un ginnasta”.

Mondo Duplantis al nuovo record del mondo.


Armand Duplantis e il salto in lungo

Ci siamo chiesti allora cosa potrebbe combinare Armand Duplantis, con questa velocità (e dunque rincorsa) ed elasticità, in altre discipline come ad esempio il salto in lungo. “Sergej Bubka – ricorda Michele Basile, tecnico federale dei salti in estensione – da junior saltava 7,80. Con la velocità sviluppate, unite alla innata capacità di stacco, lui potrebbe saltare anche in modo scolastico tranquillamente sopra gli 8,15. E’ chiaro che poi c’è da considerare la componente prestativa oltre che tecnica. Un Gibilisco era distante anni luce da queste velocità, eppure è stato in grado di vincere un mondiale nell’asta arrivando fino a 5,90. Ed è anche vero il contrario: andar veloce non significa poter atterrare sulla sabbia dopo otto metri. La maggior parte dei velocisti sono legnosi e incapaci di cambiare ritmo negli ultimi appoggi, contravvenendo al movimento ciclico a cui sono abituati. E per saltare lontano, serve anche un piede molto elastico”.

I 100 metri di Zurigo hanno impressionato anche uno come Basile, che di agonisti e campioni ne ha visti tanti nella sua carriera. “Quel 10″37, sul lanciato vale 9″80-9″90. Per leggere i salti, va considerata la capacità di correre sul lanciato e di accelerare nell’ultima parte della rincorsa. E in questo aspetto è devastante, tanto è vero che solo lui può utilizzare un certo tipo di aste in tutto il circuito. Poi c’è stata anche una partenza incredibile, che ha costretto il norvegese a inseguire e ad andare indietro di spalle nel finale. Non mi sorprenderebbe sapere che in vista della sfida con Warholm si sia messo sotto a lavorare sui blocchi”.

Armand Duplantis a Bruxelles.


E se fosse salto in alto? “Non avrebbe difficoltà a valicare l’asticella a 2,05 o 2,10” afferma Basile. “Ma prima deve dimostrare di sapere correre in curva” aggiunge Giannini.

Il decathlon? Non scherziamo

Ciò che sembra certo, a differenza di quanto è stato scritto in giro negli ultimi giorni, è una possibile tentazione decathlon, avventura che non si improvvisa a 24 anni. “Lasciamolo nel salto con l’asta e ci farà divertire per tanti anni – continua Basile – E’ un tutt’uno con l’attrezzo, ha una stabilità tecnica straordinaria e in pedana si trasforma in un supereroe. Il decathlon richiede iperspecializzazione, ci sono di mezzo la tecnica dei lanci, oggi per lo più rotatoria, e quella degli ostacoli. Che si costruiscono negli anni, con un certo background di training. Semmai l’atletica ci insegna che può avvenire il contrario: ottimi decatleti fanno bella figura in singole discipline, l’esempio più lampante è quello di Ehammer con il lungo”.

foto Getty



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