La settimana scorsa Elisa Brocard, la più veloce italiana alla maratona di New York nonché ex azzurra dello sci di fondo, ci aveva raccontato di aver gareggiato nonostante il menisco del ginocchio destro fosse rotto da un paio di mesi, condizione che le aveva precluso di preparare in un certo modo la maratona precedente, quella di Berlino.
Ma si può correre con un menisco rotto? La risposta è sì, anche se non sempre. Come per tutti gli infortuni, dipende dall’entità della lesione e, in ogni caso, è necessario prestare la massima attenzione per non rischiare di doversi fermare a lungo.
“Nella prima fase – sottolinea il dottor Emiliano Brannetti, osteopata che collabora con la Fidal – il ginocchio si infiamma e si genera il versamento all’interno dell’articolazione. Si registrano subito limitazione articolare e gonfiore, con la conseguenza di un danno d’impotenza funzionale e riduzione della forza. Correre durante la fase acuta non è consigliabile, perché l’atleta, in preda al dolore, mette in moto delle strategie meccaniche non congruenti con il gesto abituale”.
Chi incappa in una lesione del menisco deve al più presto avere una diagnosi, che può essere di tipo meccanico in Ortopedia ma meglio se con un esame approfondito rappresentato dalla RMN.
“E’ importante – spiega Brannetti – sapere dov’è ubicata la lesione e di che entità stiamo parlando. Con una lesione a flap, tipica di cestisti e pallavolisti, non si va molto lontano. Ma se facessimo un controllo a tutti i runner, il 70% di questi presenta un menisco lievemente lesionato o in sofferenza. Le lesioni non gravi, specie se non innervate, di per sé sono gestibili e si può continuare a correre con i dovuti accorgimenti. E’ importante però evitare che la struttura meniscale si sfaldi andando a finire all’interno della cavità articolare del ginocchio”.
Come fare per continuare a correre con il menisco rotto? La parola d’ordine è rinforzo. “E’ il rimedio che dà più risultati nella stabilizzazione dell’articolazione e nella funzione di ammortizzatore e scivolamento tra le superfici articolari che fa il menisco. La lesione viene stimolata di meno se supportata da una muscolatura rinforzata. Oltre al comparto anteriore, un ruolo di prim’ordine è svolto dal gluteo“.
Il rinforzo della muscolatura va eseguito principalmente in palestra nella sala pesi, ma possono essere utili anche delle sessioni in bici. Passata la fase acuta dell’infiammazione, è possibile tornare a correre, ma non più di due-tre volte a settimana, per non sovraccaricare la struttura e consentire il recupero tra un’uscita e l’altra. Recupero che procede anche grazie agli esercizi isotonici e isometrici, eccentrici e concentrici da affiancare a quelli con i pesi.
Se il ginocchio dovesse ancora infiammarsi (e gonfiarsi) si può ricorrere alla fisioterapia (tecar, laser e ultrasuoni) ma molto spesso è necessario effettuare qualche infiltrazione a base di antinfiammatori. “Quest’ultima – fa notare Brannetti – nel lungo periodo salva l’articolazione dal consumo delle cartilagini”.
Sia negli allenamenti che in gara, sia essa una 10 km, una mezza maratona o una maratona, per correre con il menisco rotto i runner si affidano poi al classico tutore elastico. “Amplifica le funzioni muscolari e stabilizza i movimenti di tutta la catena dal femore alla tibia. Inoltre è una sicurezza psicologica. L’atleta sente il ginocchio sostenuto, la rotula ben fissata e senza dolore riesce a correre in modo naturale. Ricordiamo che quando si ha un infortunio, è istintivo andare in sovraccarico dall’altra parte, aumentando il rischio di fasciti plantari, cervicalgie e infiammazione dell’altro menisco”.