La debacle di Antonella Palmisano ci ricorda che l’essere umano non è una macchina

Zero tituli, come nessuno immaginava. Quella che sulla carta doveva essere una mattinata a tinte azzurre, come vuole la tradizione del tacco e punta e per chi da giorni si appellava alla profetica data del 1° agosto, quella del doppio oro di Tamberi e Jacobs, si è trasformata in una giornata amara.
Le due 20 km di marcia ci lasciano con un pugno di mosche in mano.

Con il quarto posto di Massimo Stano, comunque protagonista della gara olimpica. E con il ritiro di Antonella Palmisano, in giornata no. Il bis olimpico non arriva per nessuno dei due pugliesi. Pazienza. E voltare pagina. In vista della seconda e ultima possibilità di lasciare il segno a Parigi con la staffetta mista

Ad Antonella si è spenta la luce: verrà il tempo delle analisi

La condizione fisica c’era. Nulla era andato storto nell’avvicinamento a questi Giochi, come non succedeva da tempo, titolo europeo incluso. Antonella Palmisano era pronta a graffiare e da tutti era considerata una delle poche medaglie sicure, da metterci la mano sul fuoco.

E invece la luce si è spenta intorno al km 13, quando le principali avversarie ne avevano di più e lei ha capito che non era giornata. La debacle della quasi 33enne di Mottola è tanto fragorosa quanto appartenente alla normalità degli sportivi e dell’essere umano. Che non è affatto una macchina. Non basta preparare tutto alla perfezione.


Da un giorno all’altro, qualcosa s’inceppa e le gambe non frullano più come una prova olimpica richiede. Peccato. A mente fredda ci sarà tempo per individuare gli eventuali anelli mancanti che hanno contribuito alla controprestazione di Antonella. Che ora ha davanti il compito più duro. Quello di accettare la sconfitta, resettare la mente e focalizzarsi sulla staffetta mista.

Nota a margine: ha stravinto la primatista del mondo, la cinese Yang Jiayu, che ha preparato le Olimpiadi alla pineta di Ostia insieme a Patrick Parcesepe, l’allenatore di Massimo Stano.

Giorgi e Trapletti non graffiano: per la staffetta c’è sempre Antonella?

Da oggi a mercoledì 7 agosto il direttore tecnico Antonio La Torre dovrà ufficializzare i due componenti della coppia che marcerà nella prima staffetta mista della storia olimpica.

La federazione, nonostante il pass olimpico conquistato da Fortunato e Trapletti, ha sempre ribadito come la 20 km del 1° agosto avrebbe deciso la squadra da schierare.
Se la caviglia di Stano sta bene, sarà senza dubbio lui a riprendersi il posto di capitano dopo l’infortunio di Antalya.

Massimo Stano quarto al traguardo di Parigi.


Quanto al partner femminile, tutto dipenderà dalla condizione mentale di Antonella Palmisano, che subito dopo il ritiro ha detto di dover trovare la forza per esserci e che deciderà insieme allo staff azzurro.

La giornata storta di oggi non inficia minimamente il valore della campionessa europea di Roma né il lavoro fatto prima dei Giochi. Se si riprenderà in tempo dalla batosta più psicologica che fisica, sarà lei ad affiancare Stano. E la gara di mercoledì potrebbe essere la grande occasione di rivalsa per entrambi.

Anche perché Eleonora Giorgi, alla quarta Olimpiade, è stata la migliore delle tre italiane al traguardo, ma a sei minuti dalla testa, 23esima e non ha mai effettuato alcun test sul nuovo format. Pronta ai box c’è sempre Valentina Trapletti, che però non ha brillato con il suo 35° posto a quasi 10′ dalla vincitrice.

Stano tradito dalla caviglia, Fortunato e Orsoni lontani

Ha fatto il possibile, Massimo Stano. Dalla beffa di Antalya, quando a fare crac era stato il quinto metatarso per uno stupido inciampo su una bottiglietta vacante, non si è mai risparmiato per fare in tempo a difendere l’oro di Tokyo.

E’ stato sempre della partita anche a Parigi. A tratti è rimasto in testa al gruppo. E anche quando la caviglia ha di nuovo fatto i capricci, intorno ai tre chilometri dall’arrivo, ha lottato per il podio, finendo a un solo secondo dal campione del mondo Martin.

Ricordando anche le poco brillanti prestazioni di Francesco Fortunato (20°) – che ha aperto il dibattito sullo stato di forma calante dopo gli Europei di Roma – e Riccardo Orsoni (41°), la marcia, orfana della 35 o 50 km, ha già mandato in archivio le prove individuali. L’Italia è rimasta a mani vuote, come non troppe volte successo in una disciplina che ha sempre regalato particolari emozioni. Non ci resta che attendere mercoledì e sperare nel riscatto della staffetta.

foto Grana / Fidal

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