Un accesso alla semifinale che è stato confermato solo in serata, nonostante il turno di qualificazione dei 100 ostacoli corso poco dopo le 10 del mattino. Non deve essere stata una giornata facile quella di ieri per Elena Carraro, ostacolista delle Fiamme Gialle, a cui per un momento è stato tolto il posto dalla polacca Klaudia Wojyunik.
Ma partiamo dall’inizio. Nella prima batteria, partita alle 10.10 del mattino in uno stadio semideserto (d’altronde, come ha sottolineato più volte il Fatto Quotidiano, sono stati venduti appena 80mila biglietti per sei giorni di gare) correva la collega finanziera Veronica Besana, arrivata quinta con 13”05.
Il piazzamento, però, non conta nei primi turni delle gare veloci (da cui sono esentati gli atleti e le atlete con i migliori accrediti). Di solito, infatti, passano le prime due di ogni batteria, più due tempi di ripescaggio. Invece quest’anno la European Athletics ha deciso che valgono solo i tempi: passano il turno le più veloci di tutte e tre le batterie.
Le qualificazioni degli ostacoli femminili sono ancora più dure: a causa di alcuni tempi identici tra le primatiste, si qualificano le prime 11 atlete, non le prime 12. È come correre una batteria unica, ma in tre momenti diversi.
Due spari e la squalifica di Wojyunik
Solo che il momento in cui corre Elena Carraro non è particolarmente favorevole. Uno sparo, le atlete escono dai blocchi. La bresciana non ha mai avuto una partenza particolarmente brillante, ma non c’è il tempo di fare nessun tipo di valutazione, perché arriva il secondo sparo. Difficile capire chi si sia mossa in anticipo. La Carraro è tra le prime a tornare indietro, ha voglia di correre, di dimostrare che vale dopo una stagione che non l’ha ancora vista protagonista.
Si è presentata agli Europei con 13”17, ma ha un personale di 12”89, un centesimo in meno della Besana, che a Roma è arrivata con uno stagionale di 13” netti. Però tra le italiane il miglior accredito ce l’ha, con 12”95, Giada Carmassi, tornata in maglia azzurra quest’anno ai Mondiali di Glasgow dopo anni travagliati e di assenza dalle competizioni internazionali.
È una gara serrata ed Elena, già pronta dietro ai blocchi di partenza, pare esserne consapevole. I giudici squalificano la polacca Klaudia Wojyunik: non si era mossa in realtà, ma le macchine rilevano un tempo di reazione inferiore ai 100 millesimi di secondo.
Cartellino rosso: la Wojyunik – che ha un personale di 12”96 corso poche settimane prima degli Europei – non corre nemmeno sub iudice e lascia lo stadio. Con una corsia libera, si riparte. Di nuovo, le condizioni non sono delle migliori: 1.3 metri al secondo di vento contro, Elena arriva seconda con un tempo che non la soddisfa, 13”23. “Eppure sto bene”, ci dice in zona mista dopo la gara. Come a dire: “Non so cosa stia andando storto, io sto facendo tutto giusto, sono stata sfortunata”.
Elena Carraro 11° tempo, poi il ricorso polacco
Poi la terza batteria. Carmassi qualificata con 13”13. Elena Carraro esce dallo stadio pensando di non aver passato il turno, ma ha fatto male i calcoli: con il suo 13”23 è undicesima, dentro per un pelo. Le stavano già salendo le lacrime agli occhi, ma quando vede la “q” piccola a fianco al suo nome, si illumina. “Non sono venuta qui per niente”, sembra pensare, “me la posso ancora giocare per dimostrare quanto valgo”. Si torna in hotel, ci si rilassa e riposa per il giorno successivo, alle semifinali correranno anche le grandi, è tosta la competizione per la finale.
Nel frattempo, all’Olimpico, la Polonia ha fatto reclamo al giudice d’appello, che, guardando il video della seconda batteria, ha ritenuto ingiusta l’eliminazione della Wojyunik perché non si vede un movimento anticipatorio sui blocchi.
Reclamo accettato: alle 20.50 la polacca correrà di nuovo, da sola. Un’ennesima nuova partenza di questa specie di batteria unica ma frazionata e diluita durante la giornata. Ormai è sera, l’Italia sta ancora festeggiando le due medaglie conquistate nella marcia femminile.
La Wojyunik corre da sola, sbaglia e passa: Carraro out e la Fidal ricorre
Klaudia Wojyunik è in seconda corsia, a farle compagnia gli ostacoli, quelli che dovrà valicare, e quelli delle corsie a fianco. Il regolamento prevede che vengano disposti per evitare il passaggio laterale della seconda gamba. Non pare farci caso la Wojyunik, nei riti che ogni atleta fa per prima della gara, si concentra solo sulle dieci barriere davanti a sé.
Partenza valida, ma qualcosa va storto. L’atleta polacca fa quattro passi tra il primo e il secondo ostacolo e tra il secondo e il terzo. Attacca di destra solitamente, ma il secondo ostacolo lo passa con la sinistra. Difficile che possa fare un tempo migliore del 13”23 della Carraro e rubarle il posto in semifinale dopo questi pasticci.
Invece basta un centesimo di secondo, i dettagli possono essere brutali: la Wojyunik chiude in 13”22 (vento +0.4), dalla grafica proposta dalla European Athletics scompare la “q” che aveva fatto sorridere Elena.
La polacca in zona mista si sente quasi in colpa per aver rubato il posto all’italiana, voleva solo arrivare in fondo e si è distratta per un attimo dopo il primo ostacolo, per questo i quattro passi. Ci vuole una certa freddezza, però, per non annullare la gara e arrivare in fondo solo con qualche piccola sbavatura.
Oggi la semifinale a nove con la Kambundji: il merito è anche di Nebiolo
Alla fine arriva la buona notizia anche per l’azzurra: la nazionale italiana ha fatto ricorso, le condizioni a cui hanno corso le atlete sono troppo diverse. E lo Stadio Olimpico ha nove corsie, c’è spazio per tutte. Reclamo accettato ancora una volta, Elena Carraro rientra in classifica e questa sera correrà la prima batteria delle semifinali alle 20.12.
Tra le nove atlete che partiranno ci sarà anche la svizzera Ditaji Kambundji, che si presenta con uno stagionale di 12”49 e un personale più basso di due soli centesimi. Besana e Carmassi partiranno nella seconda e nella terza batteria, dove, questa volta, torna a valere il piazzamento: passano le prime due di ogni batteria e le due atlete con i successivi tempi più veloci. La finale deve essere a otto.
Se però stasera si vedranno correre in un’unica manche nove atlete, bisogna ringraziare Primo Nebiolo, storico dirigente dell’atletica nazionale e dal 1981 presidente della federazione internazionale di atletica leggera (IAAF, oggi World Athletics).
A un anno dalle Olimpiadi di Mosca, dove l’Italia con l’atletica si era guadagnata tre ori (nei 200 metri con Pietro Mennea, nell’alto con Sara Simeoni e nella 20 km di marcia con Maurizio Damilano), Roma si preparava a ospitare la Coppa del mondo di atletica, una manifestazione riservata a cinque squadre continentali (Europa, Africa, Americhe, Oceania e Asia) e a tre squadre nazionali. Nebiolo decise che il Paese ospitante aveva diritto a prendere parte alla competizione: fece tracciare una nona corsia e permise all’Italia di provare a ritagliarsi ancora una volta un ruolo da protagonista.
foto Grana / Fidal