Sant’Alessio Siculo – Il sole picchia forte sulla piazzetta del Lungomare adibita alle premiazioni dei campionati italiani della 20 km di marcia. Antonella Palmisano, accolta in Sicilia dall’affetto della gente, spinge la carrozzina di Rosaria, una messinese che due anni e mezzo fa fu sua compagna di stanza all’Ospedale di Bologna ed è ancora oggi alle prese con i postumi di un brutto incidente stradale.
“Lei lottava per non perdere l’uso delle gambe, io solo per ritornare a marciare”, fa notare la Palmisano, nel 2024 campionessa europea della 20 km a Roma ricordando l’intervento all’anca cui si sottopose per venir fuori dal tunnel post-olimpico. “E’ bellissimo oggi ritrovarci, lei è una di quelle che mi ha dato tanta forza”.
Antonella, che non ha ancora esordito in questo 2025, è in partenza per la Namibia, ben nota a maratoneti del calibro di Stefano Baldini e marciatori come Ivano Brugnetti e Giorgio Rubino che si allenavano dalle parti di Windhoek. Per la prima volta in carriera, la 33enne delle Fiamme Gialle sosterrà un ritiro in altura. Sarà in Africa da domani al 24 aprile, per un raduno avallato dalla Fidal cui parteciperanno anche gli under 23 Giulia Gabriele e Diego Giampaolo, anch’essi allenati dal marito Lorenzo Dessi.
Antonella, l’ultima tua gara è stata all’inizio di ottobre in occasione della vittoria nella 10K di Madrid. Poi è subentrato un momento complicato.
“A novembre mi sono fatta male al cavo popliteo. Una forte infiammazione con una piccola borsite che mi ha impedito di allenarmi. Sono stata ferma due mesi, dedicandomi solo al lavoro alternativo: piscina e cyclette”.

Tutto risolto?
“Sì e non mi sono mai preoccupata. Se penso alla scorsa stagione, dove tutto è filato liscio fino alle Olimpiadi, dove nei giorni più importanti ho contratto il Covid, quasi quasi è meglio aver iniziato con un problema, dato che sono abituata a fronteggiare le difficoltà”.
Avresti dovuto esordire ad Acquaviva delle Fonti.
“Sarebbe stato un bell’esperimento nella 35 km. E’ solo rinviato, con la maturità allungare la distanza potrebbe essere un vantaggio. Ne è convinto soprattutto Lorenzo, che ha in mano tutti i miei parametri. Anche perché, con la riforma voluta da World Athletics, dalla prossima stagione i km saliranno a 42”.
Il debutto slitta dunque a Podebrady, il 18 maggio, valida per gli europei a squadre.
“Sarà un bel test, da prendere con le pinze perché cambierà lo scenario. Ci arriverò con alle spalle un lungo periodo di allenamenti in quota. A inizio giugno potrei poi andare alla 20 km di La Coruna. Una gara bella e molto veloce, che non ho mai disputato”.
Stai per partire per la Namibia.
“Abbiamo valutato anche insieme alla Federazione, in particolare con il medico Stefano Righetti, quale fosse la location migliore per il mese di aprile. Andare a Livigno, che poi ci ospiterà nel mese di luglio, adesso sarebbe stato un azzardo per via delle temperature molto rigide e la presenza della neve. In Namibia, dove peraltro non dovrò adattarmi ai fusi orari, mi allenerò a quota 1750 metri. E’ un esperimento, non so come reagirà il mio fisico e quali saranno gli effetti”.

Con te ci saranno anche i giovani del tuo gruppo di allenamento.
“Credo sia una grande opportunità anche per loro. Nella finestra centrale dello stage, per dieci giorni, avremo a disposizione anche il fisioterapista Cristian Bruno”.
Il grande obiettivo di questo 2025 è Tokyo. Oltre al ricordo indelebile della città che ti ha incoronata campionessa olimpica quattro anni fa, il grande stimolo può essere rappresentato dal fatto che l’unico titolo assente in bacheca è proprio il titolo mondiale…
“Sto lavorando per questo. Altrimenti non avrei rimesso le scarpe ai piedi dopo la dolorosa esperienza di Parigi. Che ho accettato ma che non è andata via del tutto dalla mia mente”.
Ma se sarai in condizioni di poter scegliere, in Giappone farai la 20 o la 35 km?
“Decideremo dopo la 35 di Podebrady. Arriveranno tante indicazioni da quella gara. Per me è tutto da scoprire”.
foto Grana / Fidal