Diamond League: il mondo ha messo il turbo verso i Giochi, gli azzurri devono ora gestirsi

In molti si aspettavano un meeting interlocutorio, a poco meno di un mese dai Giochi Olimpici. E invece l’ottava tappa di Diamond League resterà storica, per il livello delle prestazioni sfoderate da un paio di star dell’atletica mondiale.

Non si gareggiava allo Stade de France, ma è bastato il più piccolo Charlety per sentire forte il profumo di Olimpiadi. Sono arrivati due record del mondo e altre gare sensazionali, come quella degli 800 metri maschili. Segno che il picco di forma sta arrivando. E d’ora in avanti la condizione di chi sogna in grande potrà solo crescere.

Qui è necessaria una riflessione generale su una stagione molto difficile da interpretare a livello di preparazione. Gli europei di Roma hanno senz’altro condizionato le tabelle degli atleti del Vecchio Continente mentre tutti gli altri hanno potuto concentrarsi su un solo obiettivo.

Mezzofondo stellare, Mahuchikh nella storia

Anche in Europa, alcune Nazioni con in testa la Gran Bretagna, Roma 2024 l’hanno snobbata per non avere troppi intralci sulla strada verso Parigi. Una come Laura Muir nemmeno si è presentata all’Olimpico e ieri, nei 1500 che hanno visto la keniana Faith Kipyegon ritoccare di sette centesimi (3’49″04) il primato del mondo che lei stessa aveva stabilito un anno fa a Firenze, la britannica ha corso uno stellare 3’53″79, mentre davanti a lei, l’australiana Jessica Hull aveva tagliato il traguardo in 3’50″83, quinta di sempre sulla distanza e record d’Oceania manco a dirlo.

Che dire degli 800 metri, dove il francese Tual, fresco campione d’Europa, ha corso in 1’41″61 alle spalle dell’algerino Sedjati (1’41″56) e del leader della specialità Wanyonyi (1’41″58). E ben sei atleti sono scesi sotto l’1’43”!

Yaroslava Mahuchikh, record del mondo del salto in alto a 2,10.

L’altro record del mondo in questa tappa di Diamond League l’ha portato a casa una stratosferica Yaroslava Mahuchikh, campionessa del mondo ed europea in carica. L’ucraina è salita fino a 2 metri e 10, superando di un centimetro il limite di Stefka Kostadinova, sul trono dalla sera dei mondiali dell’87 a Roma.

Azzurri in chiaroscuro: ora venti giorni per il secondo picco di forma

E gli italiani? Non siamo ancora ai campanelli d’allarme ma è sotto gli occhi di tutti come il loro percorso sia stato per forza di cose diverso. A Roma bisognava fare gli onori di casa, arrivare al top e raccogliere medaglie. Il compito è riuscito benissimo. Il difficile viene adesso: mantenere la forma, fare dei piccoli carichi per poi scaricare a ridosso del secondo grande evento dell’anno. Insomma, questi sono giorni in cui i nostri non possono strafare, sperando che la formula scelta finora possa poi corrispondere al famigerato secondo picco di forma.

Ieri, a Parigi, non è andata benissimo. Larissa Iapichino ha vinto con grande esperienza una gara non esaltante di salto in lungo, con la misura di 6,82. Filippo Tortu ha chiuso quarto i suoi 200 in 20″53. Lorenzo Simonelli non ha raggiunto la finale dei 100 ostacoli, correndo la batteria in 13″33. E Zaynab Dosso ha tagliato i 100 metri dopo 11″36, tempo alto per i suoi standard recenti.

Lorenzo Simonelli a Parigi.


L’allieva di Giorgio Frinolli, nel dopo gara, era piuttosto rabbuiata e ha dichiarato di voler valutare se gareggiare ancora o fermarsi fino a Parigi. Per tanti azzurri, un down dopo gli Europei può essere fisiologico. Una lunga volata è cominciata a Savona ed è finita solo domenica scorsa agli Assoluti di La Spezia. Tirare il fiato è normale.

Ora serve un capolavoro di gestione delle energie per non perdere tutto quello che è stato costruito negli ultimi mesi e presentarsi allo Stade de France da nazione europea dominante. Nel frattempo, il mondo non aspetta e ha già messo il turbo verso i Giochi. Era lecito aspettarselo.

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