L’avventura olimpica, iniziata dodici anni fa a Londra, proseguirà anche a Parigi. La quarta partecipazione ai Giochi è ormai nelle tasche di Eleonora Giorgi, che sabato all’esordio stagionale ha staccato il pass nella 20 km di Podebrady, dove ha marciato in 1h28’47″ (settima al traguardo).
L’Olimpiade che verrà avrà un sapore speciale per la 34enne milanese delle Fiamme Azzurre, perché sarà la prima da mamma del piccolo Leone, avuto sedici mesi fa insieme all’altro azzurro del tacco e punta, Matteo Giupponi, che in Repubblica Ceca non è stato della partita a causa di un infortunio.
“L’obiettivo di questa 20 km era la qualificazione per Parigi – spiega Eleonora Giorgi da Praga, dove si è fermata un giorno in più insieme al compagno per tirare il fiato – ma non pensavo di fare quel tempo. E’ un piccolo passo verso la gara a cinque cerchi, perché sono consapevole che c’è ancora lavoro da fare per poter stare lì davanti con le migliori al mondo”.
L’esordio agonistico solo ad aprile è stata una scelta?
“L’idea era quella di gareggiare a marzo a Dudince, in Slovacchia. Ma non è stato un bel periodo, perché mio figlio Leone ha cominciato ad andare all’asilo nido e mi ha trasmesso raffreddori vari più un virus con placche alla gola che ha richiesto l’uso dell’antibiotico. Insomma, non mi sono allenata come volevo, sono rimasta indietro di condizione”.
Come te l’immagini la quarta Olimpiade?
“E’ sempre il sogno di tutti gli atleti e l’emozione sarà ancora una volta enorme. Poi, come accaduto a Londra 2012, siamo vicino casa e oltretutto avrò a bordo strada un tifoso in più: il mio piccolo che non ha ancora preso l’aereo. Parigi potrebbe essere l’occasione giusta per il battesimo di volo”.
Come vi siete organizzati da genitori, entrambi atleti come nel vostro caso?
“La nostra fortuna è quella di poterci allenare con flessibilità. Quando è nato Leone, per la verità ho ripreso molto lentamente, con delle uscite di mezz’ora. Da settembre sono tornata a pieno regime e il nido ci ha concesso maggiore libertà. Nel weekend abbiamo l’aiuto dei nonni, dato che di settimana i miei lavorano mentre i genitori di Matteo abitano in ogni caso a Bergamo”.
E le notti?
“Un po’ toste, soprattutto negli ultimi mesi, perché ha l’abitudine di svegliarsi alle 5 e di non addormentarsi più. Il sonno è molto importante per un professionista”.
Com’è stata la ripresa dopo gravidanza e parto?
“Non mi alleno ancora come qualche anno fa. Ricominciare ad essere atleta è impegnativo e niente è scontato, anche se non impossibile. Sono sicura di non essere ancora ai miei livelli ma di poter tornare in alto. L’infortunio dopo Tokyo mi ha permesso di allargare la famiglia e sono sicura di aver fatto la scelta migliore”.
Ma quali sono le sensazioni dal punto di vista fisico dopo esser diventata mamma?
“Perdi sicuramente la brillantezza che ti dà l’allenamento, ma anche la fluidità del gesto, oltre a qualche ora di sonno (ride, ndr). Però c’è anche quello che guadagni, ovvero una carica mentale enorme, perché sai che a casa ti aspetta un piccolo tifoso. Alla fine dei conti, nonostante la stanchezza, riesci a fare tutto durante la giornata”.
Torniamo a Podebrady: che gara è stata?
“Sono partita abbastanza forte. L’idea era quella di impostare il ritmo per centrare il minimo olimpico di 4’28” al chilometro. Eppure, fino al 15° chilometro, abbiamo fatto molti mille a 4’23”-4’24”. Ho preferito provarci e restare col gruppo di testa, anche a costo di rischiare di saltare e di dover rinviare la qualificazione ad Antalya tra due settimane. E ho fatto bene, perché se fossi rimasta da sola, non avrei fatto quel tempo”.
A proposito di Antalya: ti vedremo nella 20 km?
“Sì, anche se non mi sarebbe dispiaciuto provare la staffetta mista insieme a Matteo, ma credo che non sia ancora il momento. Aspettiamo in ogni caso le convocazioni della Fidal”.
Sarà l’ultima uscita prima degli Europei di giugno?
“Penso di sì, però vediamo prima come va in Turchia”.
A proposito di Roma: obiettivo?
“Dipenderà anche dalle atlete europee più forti che si presenteranno al via. Faccio un esempio: se viene la Perez, campionessa mondiale di 20 e 35 km, sarà dura per tutte. Una cosa è certa: il calore del pubblico potrà dare alle italiane qualcosa in più. Io intanto ho due mesi di tempo per crescere di condizione”.
Hai dedicato il pass per i Giochi a tuo nonno Mimmo, scomparso di recente.
“Se n’è andato a febbraio. Era di origini pugliesi, ma viveva a Milano da sessant’anni. Per seguire le mie gare, si svegliava anche di notte. All’indomani cercava il mio nome sulla Gazzetta, anche quando non mi avrebbe trovata, trattandosi di gare provinciali, e poi ne parlava in Chiesa e con gli amici.. Mi sarebbe piaciuto se fosse arrivato a vedere la mia quarta Olimpiade. Sarebbe stato molto orgoglioso e quindi questa qualificazione raggiunta è il miglior modo per ricordarlo”.