Erika Saraceni e un’estate mondiale fatta di progressi, in attesa di definire il futuro

Ai grandi eventi comincia ad essere puntuale come un orologio. L’aveva dimostrato nel 2023, l’anno della sua esplosione culminato con l’oro agli Eyof di Maribor. E l’ha confermato in questo 2024 da primo anno nella categoria junior, Erika Saraceni. Con un bronzo mondiale difficile da pronosticare alla vigilia ma di altissimo profilo, conquistato con tanto di primato personale (13,47) e una serie superba, fatta di misure costanti attorno al PB. Un chiaro segnale di come la 18enne della Bracco Atletica abbia superato un altro gradino della scala che porta al piano riservato alle campionesse.

Erika ha saputo programmare bene la stagione e non è un caso se le misure migliori fino a Lima erano arrivate in gare stimolanti al fianco delle più forti: al Challenge di Brescia aveva pareggiato il 13,42 di Maribor, agli Assoluti di La Spezia era salita di un altro centimetro.

Il mondiale under 20 le dà ora rinnovate certezze, oltre a richiedere a breve delle riflessioni tecniche per la specializzazione dei salti in estensione in vista del 2025, dal momento che a seguirla finora sono stati Luca Gori per la parte di preparazione in palestra e Aldo Maggi per quanto riguarda la tecnica di corsa.

Erika Saraceni agli Assoluti di La Spezia.


Erika, in base alla entry list non eri tra le favorite per salire sul podio. Dentro di te pensavi di potercela fare?
“Ci speravo, ma quando sono partita per i mondiali non pensavo proprio di poter salire sul podio in base alle misure con cui le avversarie si presentavano alla rassegna iridata”.

A Lima poi i valori sono cambiati.
“Dopo le qualificazioni ho iniziato a crederci, perché sono entrata in finale con la seconda misura mentre le rivali che dovevano saltare intorno ai 13,30 stavano invece sui 13,10”.

In finale sei stata protagonista di una serie molto regolare.
“È stata la gara più bella della mia vita. Ero abituata a saltare di media sui 13,10 per poi tirar fuori un salto boom attorno ai 13,40. Stavolta ho saltato sempre attorno a questa misura e questo significa che posso allungare di tanto, anche se a Lima non sono riuscita a fare il salto pazzesco. Quello buono sento di averlo”.

Quanto pensi di poter valere?
“So che in finale, un nullo di un appena un centimetro sarebbe valso l’argento. E che in un altro nullo ho regalato 12 centimetri allo stacco e sarei potuta arrivare a 13,60 circa. Però sono felice di quello che ho fatto e di essere tornata con una medaglia. Ripaga di tutti i sacrifici che ho fatto quest’estate”.


Nessuna vacanza, solo testa al mondiale.
“Sono stata un paio di volte anche a Imperia, per lavorare insieme al tecnico federale Eugenio Paolino dal punto di vista tecnico e balzare un po’ di più di quanto faccia a Milano”.

Quanto è stato difficile programmare l’appuntamento decisivo praticamente a fine stagione per una junior?
“Parecchio, ma devo dire che lo strappo al bicipite femorale avuto a febbraio e per fortuna cicatrizzatosi abbastanza presto paradossalmente mi ha permesso di iniziare più tardi la preparazione estiva, spostando un po’ più in là l’arrivo del picco di forma. Sono stata ferma due mesi e ho ripreso gradualmente solo a metà aprile, quando di solito in quel periodo iniziavo a far le gare”.

Che tipo di lavoro state portando avanti con Paolino?
“Innanzitutto in quelle sedute ho aumentato il numero di balzi, dal momento che a Milano di solito mi fermo alla fase di rincorsa. La settimana l’abbiamo suddivisa facendo due giorni di balzi, due di corsa, uno di ostacoli e uno di forza”.

Cosa c’è da sistemare?
“Allenando molto la velocità con Aldo Maggi ho sviluppato una tendenza a saltare con il busto troppo in avanti e di conseguenza ad atterrare un po’ troppo sbilanciata quando invece l’ideale sarebbe tenere il busto indietro e le ginocchia alte. Mi sono accorta di aver commesso i vecchi errori nei primi salti sia della qualificazione che della finale ma poi sono riuscita a correggermi negli altri salti e infatti sono arrivate le giuste misure. In generale, questo è stato il mio primo anno di lavori un po’ più specifici per il triplo. Ci sono tantissimi margini, posso dare di più come saltatrice”.

Erika Saraceni ai tricolori di Rieti.


Anche nel lungo, come ci avevi detto nell’autunno scorso?
“L’infortunio di febbraio ha condizionato un po’ la stagione, perché quando ho ripreso c’era da fare il minimo per i mondiali di Lima. Però nel 2025 ci sarà spazio anche per il resto”.

Nel secondo anno da junior ti aspetta tanto lavoro anche dal punto di vista fisico.
“Dovrò rinforzare la tenuta delle caviglie, che negli ultimi mesi mi hanno dato del filo da torcere. Già al Challenge ho avvertito dei fastidi alla caviglia sinistra, poi a La Spezia a entrambe. Il dolore si è fatto risentire anche in Perù, tanto da dover indossare il tutore”.

Sei appena tornata da Lima e lunedì ricomincia la scuola. Per te sarà l’anno della maturità allo Scientifico Gonzaga e quello delle decisioni per il futuro. Sappiamo che volevi valutare un approdo negli Stati Uniti per il prosieguo degli studi.
“A Lima ho avuto modo di avere dei colloqui con un paio di università americane che sono venute a trovarmi. Valuterò nei prossimi mesi. A me piacerebbe rimanere in Italia, dipenderà molto anche da chi mi allenerà”.


Cosa resta di questo mondiale a livello personale?
“È stato bello condividere tante emozioni con la mia compagna di stanza Elisa Valenti e con i miei amici Daniele Inzoli e Celeste Polzonetti. Di sera mi ritrovavo a bere la camomilla con Matteo Sioli, parlavamo delle nostre gare. Entrambi volevamo raggiungere qualcosa di importante. Abbiamo vissuto un sogno”.

Ma lo sai che tra i giovani talenti dell’atletica sei una delle più seguite sui social e sul web in generale?
“Mi fa piacere essere diventata un punto di riferimento per i ragazzi, anche perché anche io ho avuto i miei punti di riferimento nell’atletica e so cosa vuol dire”.

Alle Olimpiadi l’oro del triplo è stato vinto da Thea Lafond. Ti piace l’atleta di Dominica? Come giudichi la sua tecnica?
“In comune, fatte le dovute proporzioni, abbiamo solo l’elevata velocità di entrata. Lei nei balzi usa molto la forza, io sono più elastica e meno potente, aspetto che dovrò comunque curare se vorrò guadagnare centimetri nelle misure. E poi lei salta con le braccia sincrone, caratteristica che di solito si vede negli uomini”.

foto Fidal

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