Il grande freddo è arrivato. Ma pensando a quello che ci aspetta in questa stagione, il clima si fa rovente. L’agenda dell’anno appena iniziato, lo abbiamo detto più volte, è ricca di appuntamenti. I Mondiali indoor e di staffetta faranno da preludio a un’estate per cuori forti: Europei a Roma e Giochi a Parigi.
Come si comporteranno i nostri campioni? Abbiamo spalancato la finestra sul 2024, cercando di trovare risposta ad alcune domande con le considerazioni di Manuela Levorato, primatista italiana dei 100 metri (dal 2023 in coabitazione con Zaynab Dosso, ndr), acuta osservatrice delle dinamiche azzurre e sicuro riferimento per garbo, passione e competenza.
Manuela, cosa dobbiamo aspettarci da questo 2024?
“Innanzitutto torneremo a organizzare un grande evento come gli Europei, a cinquant’anni dall’edizione di Roma 1974. Finalmente saremo noi ad accogliere i grandi atleti. Arriviamo a questo evento con un movimento in ottima salute. Quando correvo io, non avevamo molte punte, ma nemmeno una media di atleti di alto livello così buona come quella di adesso. In Coppa Europa, gli uomini arrivavano raramente a podio e con le ragazze bisognava lottare per la salvezza. Ora tutto è cambiato. In positivo”.
Riuscirà Marcell Jacobs a tornare quello dell’oro olimpico?
“Le notizie che arrivano da oltreoceano sono confortanti. Marcell deve rimanere in piedi e tenere i carichi di lavoro. Negli Usa ha ciò che gli mancava da tempo: una positiva rivalità . Lui e la moglie avevano l’America in testa da un pezzo. Ha guadagnato sicuramente in tranquillità , a Roma forse c’era una pressione eccessiva attorno a lui. E poi c’è una cosa che non sopporto”.
Cioè?
“Si dice che dopo l’Olimpiade sia sparito. Si dimentica che nel 2022 ha vinto il mondiale indoor e l’europeo a Monaco. E che l’anno scorso è stato comunque argento agli euroindoor e con la staffetta mondiale. Se sparire significa questo…”.
La sua comunque è stata una scelta coraggiosa.
“Trovare spazio nel gruppo di Reider non è facile. Devi sgobbare per trovare la tua dimensione e per questo motivo non ha scelto la soluzione più comoda. Aspettiamo i primi verdetti, molti europei non si sono trovati negli Usa. Sapremo solo sui blocchi se la scelta di trasferirsi sarà stata azzeccata al 100%”.
Filippo Tortu è chiamato a scrollarsi di dosso l’etichetta di staffettista.
“Mi auguro di vederlo fiducioso e sicuro dei suoi mezzi. In questo 2024 si gioca tanto. Forse anche a lui sarebbe servito un po’ uscire dalla sua comfort zone milanese, magari solo per una scossa. Filippo non si può accontentare di volare con il testimone e basta. Io lo ricordo bene a 18 anni. Faceva cose incredibili, l’ho sempre considerato il fratello di Lemaitre. A proposito di Tortu, vorrei aggiungere una considerazione sulla velocità …”.
Prego…
“I nostri sprinter devono fare 100 e 200. Non sono d’accordo con chi si specializza o prepara solo una delle due distanze l’anno. Tutti i più grandi hanno saputo conciliare 100 e 200. Correre entrambi aiuta e ti fa essere un velocista completo. Chiaramente non mi riferisco a Ceccarelli o altri atleti che hanno nell’accelerazione il loro punto di forza”.
1500 femminili: sta per arrivare il ciclone Battocletti?
“E’ bellissimo innanzitutto sottolineare come nei 1500 ci trovavamo fino a pochi anni fa in una valle di lacrime. Adesso siamo in piena abbondanza e ben venga. Nadia è incredibile. Sembra che le venga tutto facile, dal cross alla strada e in pista. E poi, ha una grazia… Ha proprio l’atteggiamento della professionista”.
Sarebbe importante ritrovare anche un Sibilio integro.
“Io credo che il potenziale di Alessandro lo abbiamo soltanto assaggiato. Proviene da due anni tribolati e deve assolutamente trovare la quadra perché può fare come e più di quello che ha saputo regalarci Fabrizio Mori”.
Nei 400hs c’è anche Ayo Folorunso, cresciuta tantissimo nel 2023.
“Lei ha aumentato la velocità di base sul giro di pista. E’ una ragazza che ammiro per la forza di volontà e ha saputo mettere su un mattoncino dopo l’altro, migliorandosi anno dopo anno. Penso che possa raggiungere una delle tre medaglie in palio agli europei e la una finale olimpica”.
Sarà l’anno della prima medaglia internazionale di Larissa Iapichino?
“Lei va un po’ a braccetto con Nadia, per quanto concerne il modo di interpretare l’atletica con serietà . E’ un’atleta deliziosa, senza fronzoli. Mi ricorda sua madre: passavo ore a osservare la sua solidità mentale quando ci ritrovavamo in Nazionale. Penso che possa essere il suo anno per salire su un podio importante”.
Ce la farà Antonietta Di Martino, alla prima esperienza con una big, a risollevare le sorti di Elena Vallortigara?
“Sono due ragazze che ammiro tantissimo e loro sono amiche da tempo. Premetto che a me Giardi piaceva e con Elena ha raggiunto risultati straordinari. Però la situazione di Elena necessitava qualche cambiamento. Il binomio con Antonietta è una bella scommessa. Ma loro, per il carattere che hanno, sanno reciprocamente cosa sta provando o ha provato l’altra in pedana”.
Chi potrebbe sorprendere tra i giovani?
“Mi piace molto Erika Saraceni. Ha un piglio concreto e grandi piedi. Papà Enrico era in Nazionale con me (400 metri, ndr) ed era un gran trascinatore. Poi c’è Alexandrina Mihai nella marcia. E’ ben avviata e non si fermerà ”.
Chiudiamo con chi di solito strappa le copertine: Gimbo Tamberi.
“Mi aspetto grandi cose a Parigi, perché è l’unico che nelle situazioni più complesse e nel caos riesce a trovare la carica e la concentrazione giusta. Non è solo un fuoriclasse, credo abbia una sana incoscienza, un pizzico di follia che lo porta dove gli altri non possono arrivare. Se starà bene, non credo possa avere rivali. Anche perché Barshim è in lieve flessione. Peccato, perché ritengo che senza gli infortuni, il qatarino sarebbe stato l’unico in grado di battere il record mondiale di Sotomayor”.