Alla Verona Run Marathon, che domenica ha assegnato i tricolori di maratona, ha fatto notizia il successo di Francesco Agostini, portacolori dell’Atletica Casone Noceto che ha festeggiato il suo primo titolo italiano correndo in 2h14’21, più di due minuti meglio del tempo fatto due anni fa a Valencia, in occasione della prima maratona in carriera.
Agostini, 26enne bresciano di Losine, paese della Val Camonica, è figlio d’arte: papà Marco e Cristina Scolari, sono stati azzurri della corsa in montagna. Fino alla passata stagione, è stato allenato dallo zio Paolo. Da quest’anno, a seguirlo è Massimo Magnani.
Francesco, ma ti aspettavi di vincere?
“Sapevo di stare bene, ma non mi ero prefissato un tempo particolare, anche se sugli ultimi lunghi avevo girato su buoni ritmi. Se avessi corso vicino alle 2h16′, che era il mio personale fatto in un percorso veloce come quello di Valencia, sarei stato già contento”.
Prima di questo primo titolo italiano in questa stagione ti avevamo visto poco nelle posizioni di avanguardia.
“Quando mancavano due settimane alla maratona di Barcellona, ho subito una lesione muscolare e ho dovuto riprogrammare la stagione. Ho ripreso ai campionati di società con i 10.000 e poi mi sono concentrato sull’attività su strada, perché dal punto di vista mentale non ero pronto per gareggiare in pista. Sono rimasto molto deluso dai campionati italiani su strada (10 km) e agli italiani di mezza ho tirato fuori la metà di quanto potevo dare. Dopo tre settimane, si è presentata l’opportunità di tornare alla maratona. Ho fatto due lunghi sui 30-35 km con ottime sensazioni e devo dire che sono riuscito a riscattarmi”.
Il tuo programma ora cosa prevede?
“Vorrei correre una maratona all’estero in primavera. Siviglia o Rotterdam, ma devo prima valutare con la mia società ”.
E il cross?
“Magari il prossimo anno. Adesso devo recuperare le fatiche di Verona. Mi piacerebbe correre l’ultimo dell’anno, quello sì… la BoClassic o da un’altra parte”.
Alla Nazionale, per i grandi eventi del 2024, ci pensi?
“C’è tanta concorrenza, dovrei migliorarmi ancora di molti minuti. Davanti a me ci sono Crippa, Aouani, Faniel, Meucci… E’ davvero dura farsi spazio”.
I tuoi genitori sono stati protagonisti nella corsa in montagna mentre tu, atleticamente parlando, sei nato come mezzofondista. Perché poi la maratona?
“Perché è sempre stato il mio sogno. E perché mi piace stare in giro, per tante ore. Da junior ho praticato la montagna. Magari tornerò sui sentieri un giorno, ma adesso preferisco andar più spedito. In discesa, inoltre, non son proprio capace”.
Tempo fa hai dichiarato di voler correre sotto le 2h10′. Cosa manca per arrivarci?
“Un po’ d’esperienza, abbassare il personale in mezza maratona e correre i 10.000 sotto i 29 minuti. Credo che si possa costruire così, con la velocità sulle distanze più corte, un ritmo più sostenuto sui 42 km”.
Chi è Agostini lontano dal running?
“Un ragazzo che ha lasciato l’università e che vorrebbe prima o poi riprendere. E poi uno che ama fare attività all’aria aperta e non star mai seduto. A casa, mi dedico volentieri alla cura del vigneto e dell’orto di famiglia”.