Furlani vola ma coi piedi per terra. Mamma Khaty: “Dietro ai suoi salti c’è un metodo”

Il day after è stato quello della consapevolezza del trionfo ma anche dell’analisi per lo staff Furlani. Mattia, sabato, al PalaCasali di Ancona, ha impressionato davvero. Nella rincorsa, nella velocità d’ingresso, nello stacco, nella fase di volo e nell’atterraggio sulla sabbia. Mai nessuno al mondo alla sua età aveva saputo saltare 8 metri e 34 centimetri: in un colpo solo, il ragazzo prodigio delle Fiamme Oro ha strappato il record italiano assoluto al coperto e quello mondiale under 20, senza contare che la misura ottenuta vale il pass diretto per Parigi 2024.

Eppure, in casa Furlani, si rimane coi piedi per terra. In primo luogo per non farsi travolgere dai titoli dei giornali e non distrarsi da ciò che, meeting dopo meeting, è diventato l’appuntamento più importante di quest’inverno, ovvero i mondiali di Glasgow, dove una medaglia è ampiamente alla portata per questo Furlani.

In secondo luogo, perché siamo di fronte – va ricordato – a un atleta che ha appena compiuto 19 anni. Che anno dopo anno sta aggiungendo non solo centimetri, ma anche tutti gli elementi che servono per trasformarsi in un grande campione. Ed è giusto che, anche davanti a una vittoria, si guardi ai dettagli e a ciò che va migliorato.


“So benissimo che agli occhi di tutti quelli che lo hanno visto sabato – spiega mamma Khaty Seck, che lo allena – Mattia è sembrato perfetto in tutte le fasi del suo salto. Ma noi che ci lavoriamo ogni giorno, sappiamo quanto ci sia da migliorare. Se non fosse così, vorrebbe dire che Mattia avrebbe raggiunto il picco di una carriera che invece è appena cominciata”.

Ha ragione mamma Khaty. La facilità con cui Mattia sta saltando fa comprendere come i margini di miglioramento siano ancora ampi, un po’ in tutte le fasi. “Ad esempio c’è ancora da stabilizzare la parte finale della rincorsa – sottolinea Khaty Seck – Ricordiamoci che Mattia solo un anno e mezzo fa era in piena fase ibrida, perché divideva il salto in lungo con il salto in alto. Solo nel 2023 ha abbandonato la programmazione multilaterale ed è in questo 2024 che deve consolidare la specializzazione. La strada è ancora lunga”.


Ad impressionare positivamente, però, è stata tutta la serie di finale, in cui ha superato quattro volte quota 8 metri e ha dato dimostrazione di forza, tecnica ed equilibrio mentale. “Con il passare degli allenamenti e delle gare, Mattia sta aumentando notevolmente la sensibilità in pedana e molto di quello che vedete è ormai stato assimilato in modo automatico. Le misure che Mattia ha saltato l’anno scorso non sono state il frutto del caso o della fortuna, come magari qualcuno ha detto. E Mattia non è solo talento. Dietro i suoi risultati c’è un metodo”.

E allora Ancona è stata solo un’altra tappa di un percorso immaginato: “Conosco le qualità di Mattia e sabato è venuto fuori uno di quei risultati che tutti aspettavamo. Per noi è solo uno step del nostro programma e conclusa questa gara, pensiamo già alla prossima”. Che sarà quella dei mondiali di Glasgow. In Scozia, per salire sul podio, bisognerà fare i conti anche con il reatino. “Nei prossimi giorni ci aspetta una fase di rigenerazione e poi dovremo solo mantenere la condizione, perché Mattia è pronto. Semmai dovremo gestire il clamore mediatico che ha suscitato il suo record. Mattia deve restare sereno”. Cuore di mamma…

Foto Grana / Fidal

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