Giovanni Filippi e il debutto in azzurro: “Ho dovuto perdere tante volte prima del settimo posto mondiale”

“Sono andato via di casa a 16 anni e vivo di atletica. In tutti questi anni ci ho sempre creduto. Anche quando non capivo perché non riuscivo ad arrivare. Gli altri ce la facevano e io no. Ma ho avuto la forza di insistere”.

Giovanni Filippi, che è figlio di proprietari di forni e pasticceria e ha 4 sorelle, è uno di quegli atleti che per vari motivi non emergono subito e fanno fatica a guadagnarsi il loro momento di gloria. Per il portacolori dell’Associazione Sportiva La Fratellanza di Modena, quel momento di gloria sembra esser finalmente arrivato.

Dopo un’ottima stagione outdoor e tempi eccellenti sui 1500, il 3’36” corso al Meeting di Padova ha spalancato al 25enne bresciano le porte della Nazionale. All’indomani del prestigioso evento del Colbachini, il telefono di Giovanni, da tre anni allenato dall’ex mezzofondista italiana Elisa Cusma (in precedenza a seguirlo era Claudio Berardelli) ha squillato due volte: erano il direttore tecnico Antonio La Torre e Federico Leporati, il responsabile del mezzofondo azzurro, per comunicargli la convocazione per i primi mondiali di corsa su strada.

Filippi, cresciuto nell’Us Rogno, in prestito quattro anni all’Atletica Bergamo 1959 e poi trasferitosi a Modena, è stato selezionato per la gara del miglio. E non ha tradito la fiducia, conquistando un brillante settimo posto, terzo tra gli europei, con record italiano della specialità: 3:57.41.

“Sono arrivato a Riga con le migliori aspettative – racconta Giovanni Filippi – Non era facile centrare questo risultato, l’emozione e la tensione della convocazione si sono fatte sentire. La prima maglia azzurra si ricorda per sempre e avevo voglia di non sfigurare”.



In un recentissimo post hai dichiarato di aver avuto tanti momenti di difficoltà, in cui stentavi ad avere la forza per crederci fino in fondo.
“Per arrivare a questo settimo posto mondiale, ho dovuto perdere tante volte. E prendere pali e porte in faccia. Anche perché ho 25 anni e non appartengo a un gruppo militare. Non è facile gareggiare con continuità. Per correre non basta un paio di scarpe, come si diceva una volta. Il team costa e va gestito. E io senza la famiglia non ce l’avrei fatta”.

Questa però può essere la stagione che ti lancia in orbita azzurra…
“Lo spero. E’ da maggio che gareggio sempre sotto i 3’40” nei 1500. E ho acquisito tanta consapevolezza”.

Nel mezzofondo veloce sembra esserci sempre più spazio per gli atleti europei. Un segnale incoraggiante anche per gli italiani.
“Ormai ci sono più europei che non. E in Italia il livello è importante. Siamo in 7-8 a correre sotto i 3’38”. Il prossimo anno spero di sapermi guadagnare maggior spazio. Al momento, almeno in tre sono più forti di me e magari sono rimasto più nascosto”.

Che obiettivo ti poni per il 2024?
“Mi piacerebbe andare agli Europei di Roma. Non sarà facile, per il motivo detto in precedenza. Ci sono solo tre posti e tanta concorrenza”.

Resterai solo sui 1500?
“Conto di fare più 800, quest’anno ne ho corsi solo due. Per andare più veloce nei 1500, devi essere un ottimo ottocentista. L’anno prossimo voglio correre 1’47″”.

Quanto c’è di Elisa Cusma in questi tuoi ultimi risultati?
“Elisa è la mia spalla. Abbiamo un rapporto bellissimo e ritrovandomi da solo fuori casa lei è il mio punto di riferimento anche in situazioni extra-atletica”.

Come sarà il tuo autunno?
“Dopo Riga ho preso 10 giorni di vacanza e sono tornato in Lombardia dai miei. Poi si riprende la preparazione per l’indoor e a novembre andrò un mese in Kenya con il gruppo di Rosa Associati, la mia società di management”.





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