Per due mesi ha fatto a cazzotti con il cronometro. Questione di centesimi, che l’hanno tenuta lontana ma allo stesso tempo vicinissima dall’obiettivo principale della stagione: il minimo per i mondiali under 20 nei 400 ostacoli. La lunga rincorsa di Greta Vuolo, primo anno junior, si è però fermata a La Spezia, in un contesto insolito, quello dei Campionati italiani assoluti, per poi essere rafforzata dal titolo italiano di categoria conquistato a Rieti.
Tra pochi giorni sarà tutto vero: la 18enne ostacolista dell’Atletica Bergamo 1959 che in quest’estate di super lavoro è anche alle prese con la patente, potrà finalmente indossare per la prima volta la maglia azzurra nella rassegna iridata che si svolgerà in Perù.
Prima dell’atletica, Greta Vuolo, classe 2006, varesina di Caronno che per la sua età dimostra una eccezionale capacità di leggere ed analizzare gli eventi e le esperienze, ha praticato tantissimi sport: equitazione, pattinaggio sul ghiaccio, nuoto e per diversi anni il karate.
I primi passi di Greta Vuolo ad Albizzate: mezzofondo e alto
“Poi è cambiato qualcosa nella mia mente – spiega – Andare in palestra non mi piaceva più e allora ho detto alla mamma di provare qualcos’altro. Da bambina ero molto timida, avevo bisogno di qualcuno al mio fianco che mi incoraggiasse e così ho cominciato con l’atletica grazie all’appoggio della mia amichetta Arianna. Abbiamo mosso i primi passi a La Fornace di Albizzate, quando avevo undici anni, in un gruppo molto divertente e una pista in asfalto”.
Greta viene indirizzata presto verso il mezzofondo e il salto in alto: alle prime gare, saltava copiando la rincorsa delle altre compagne di squadra. Da allieva, la Vuolo passa alla Nuova Atletica di Calcinate, ma presto qualcosa non va. “Non capivo il motivo per cui da due mesi non riuscivo a finire più gli allenamenti, pensavo quasi a un blocco mentale. E invece ho fatto le analisi e avevo la ferritina a livelli bassissimi. A quel punto, mi hanno spostato su distanze più brevi e ho iniziato con gli ostacoli. Il salto in alto non l’ho abbandonato subito, mi piaceva. Ma poi mi sono resa conto che negli ostacoli andavo meglio, anche se all’inizio non mi trovavo con la tecnica. Però ero veloce: sono arrivata quarta ai Campionati italiani di Milano del 2022 da allieva di primo anno con le scarpe da mezzofondo”.
La presa in custodia di Fausto Frigerio
Il passaggio all’Atletica Bergamo 1959 nasce nel settembre dello scorso anno. Fausto Frigerio l’aveva già conosciuta in un paio di raduni regionali. “Fin dal primo allenamento, ha creduto in me – racconta Greta Vuolo – Ho deciso che per fare uno step in più, dovevo cambiare ambiente. Il gruppo lo avevo conosciuto dopo il raduno di aprile in Sardegna. Il primo periodo è stato traumatico, perché ho cominciato a lavorare su cose mai curate in precedenza, in primis sulla tecnica di corsa. Avevo di continuo i crampi ai polpacci”.
Ma presto Greta dimostra tutto il suo talento e comincia la lunga rincorsa verso il fatidico minuto spaccato richiesto dalla federazione per andare a Lima.
“Nella prima uscita, il 12 maggio ai Cds di Bergamo, ho corso in 1’01″16, ma poi è cominciata una specie di piccolo incubo. Vado a Nembro e corro in 1’00″05 e lì per lì, riflettendoci a mente serena, potevo anche ritenermi soddisfatta perché avevo già tirato giù un secondo rispetto all’anno scorso”.
Passiamo ai successivi tentativi.
“A Busto Arsizio, ai regionali, il tempo è di 1’00″14, stavolta i centesimi mancanti sono quattordici, ma è anche vero che il rettilineo finale era col vento contro, ho dovuto accorciare il passo e chiudere a 18 appoggi. A Brescia, il 9 giugno, siamo punto e a capo: 1’00″03. L’ho presa malissimo, ho iniziato a pensare che lo standard non sarebbe mai arrivato”.
Come hai superato quel momento di scoramento?
“Devo ringraziare il mio allenatore, Fausto Frigerio, che mi ha tranquillizzato dicendomi che in base allo stato di forma, prima o poi, ci sarei riuscita. E poi Fabio Izzo, che ha dovuto smettere con l’atletica, ma è sempre pronto a capire le mie sensazioni ed è ormai un punto di riferimento per me”.
A Brescia ci sei tornata subito dopo per il Challenge. Anche lì, niente da fare.
“Sono partita troppo a cannone e negli ultimi metri mi sono spenta. Ho corso in 1’01″55 ma sono comunque rientrata nei posti disponibili per gli assoluti. A quel punto, con Fausto abbiamo deciso di tentare la carta La Spezia. Sono arrivata in Liguria quasi rassegnata ma serena, concentrata a non sprecare energie. E il tempo finalmente ha sorriso: 59″54″.
Crono che però non ti ha garantito il biglietto per il Perù.
“Una settimana dopo, agli italiani allievi di Molfetta, Sofia Copiello è stata capace di correre in 59″39. E allora l’unico modo per assicurarsi il mondiale era quello di vincere il titolo italiano under 20. E’ stato un bell’esame, perché non era semplice gestire la pressione di dover arrivare prima a tutti i costi. Credo che se non avessi avuto quella sfilza di 1’00” che non mi garantivano il minimo, non avrei avuto la mentalità per affrontarla”.
A Rieti eri la ragazza da battere.
“Mi sono ritrovata in una situazione nuova. Finora, agli italiani, ero sempre arrivata seconda ed ero entrata in gara senza aver niente da perdere. A Rieti avevo il miglior accredito, di oltre un secondo rispetto alle avversarie”.
Tra pochi giorni ti attende l’esordio con la maglia azzurra.
“Non vedo l’ora, ci sarà anche Elisa Valensin, sono sicura che ci divertiremo”.
Ma con la ritmica a che punto sei?
“All’inizio della stagione outdoor, non vedevo l’ora di andare in pista e testarmi. Di norma, mantenevo 16 appoggi fino al quinto ostacolo per poi passare a 17 ma ho comunque avuto delle difficoltà legate alla tecnica di corsa. Ero inoltre abituata a contare i passi, ma con il passare dei mesi, grazie all’aiuto di Fausto, ho capito che in base alle gare, alle sensazioni e al vento bisogna essere flessibili e non limitarsi solo alla ritmica prestabilita. Adesso in ottica mondiale sto lavorando sui 17 passi, cercando di allungarli fino all’ultimo ostacolo perché questo dovrebbe consentirmi di migliorare il tempo”.
Dopo i mondiali, farai in tempo a concederti una vacanza?
“Spero proprio di sì, magari con i miei genitori o con gli amici, prima che cominci la scuola. Da quando sono iniziate le gare, in pratica non ho mai staccato”.
Il prossimo anno sarai anche di maturità.
“Frequento il Liceo Scientifico con Indirizzo Sportivo Galileo Ferraris di Masnago. Me la sono sempre cavata, sono un po’ preoccupata per gli impegni. Per andare a scuola infatti prendo due pullman e impiego un’ora e mezza. Esco di casa alle 6,20 del mattino, torno per le 14,30, alle 15,20 vado agli allenamenti (si divide tra Cairate e Bergamo, ndr) e rientro la sera tardi”.
Nell’atletica hai un modello di riferimento?
“Mi alleno con Elisa Valensin, che è uno dei prospetti più importanti dell’atletica italiana e ci stimoliamo a vicenda. Gli allenamenti, in questo periodo di preparazione ai mondiali, sono molto pesanti, ma insieme digeriamo meglio la fatica. E poi lei ha già esperienza di Nazionali, questa cosa mi rassicura verso Lima”.
E a livello assoluto?
“Sono rimasto colpita dalla vicenda di Linda Olivieri. La sua ricerca dei risultati e i suoi sacrifici che poi si sono purtroppo rivelati vani per andare ai Giochi Olimpici mi hanno ricordato quello che ho passato nei mesi in cui fatto ho provato a fare l’impossibile per guadagnarmi la convocazione per i mondiali under 20. Stimo molto anche Pietro Arese, che ho conosciuto l’anno scorso a Molfetta, e Mario Lambrughi, sempre molto carino con me. Mi è dispiaciuto non sia riuscito ad andare a Parigi”.
Cosa piace fare a Greta Vuolo fuori dall’atletica?
“Ho una passione per la moda, le sfilate e i servizi fotografici che fanno alle modelle. Anche a me piace essere fotografata, ma non ho il tempo materiale per farlo. Anche se proprio qualche giorno fa, sono riuscita a fare un primo shooting con dei fotografi professionisti. Sono stata tre ore in una villa, mi ha divertito tantissimo”.
C’è altro?
“Sì, d’estate, al mattino, quando posso e non ho allenamento, faccio la bagnina in una piscina a Jerago”.
foto Galli / Fidal