Ha capito di poter correre davvero forte gli 800 metri e allora ha deciso di mettere in standby l’attività lavorativa, grazie anche alla disponibilità dell’azienda in cui è impiegato. L’obiettivo di Jacopo Peron, mezzofondista di 28 anni, laureato in ingegneria meccanica e al servizio della Atos di Sesto Calende (Varese), è quello di diventare tra i migliori interpreti del panorama nazionale e inseguire il sogno della maglia azzurra.
Dopo una stagione particolarmente sfortunata, l’allievo di Alessandro Simonelli, Marco Orsenigo e Luca Braghetto – portacolori della Varese Atletica – è atteso nel 2025 alla prova del nove. Non gli resta che lavorare sodo per dimostrare di aver fatto la scelta giusta.
Jacopo, raccontaci com’è maturata l’idea di prendere l’aspettativa da lavoro.
“In passato ho avuto tanti infortuni e quando frequentavo l’università, anche a causa di tempi che non arrivavano, non ho mai pensato seriamente di sospendere gli studi. Non sono stato nelle condizioni di investire tutto nell’atletica. Ma negli ultimi tre anni le prestazioni sono cambiate”.
Dal 2021 hai cominciato a correre forte.
“Subito dopo la laurea, da quando mi ha seguito Roberto Severi. Insieme abbiamo sistemato tutto ciò che non andava a livello fisico e iniziato a spingere in un certo modo. Nel 2021 ho corso gli 800 in 1’49”, nel 2022 in 1’48”, nel 2023 in 1’46″5 (il suo attuale personale siglato a Lignano Sabbiadoro, ndr). I miglioramenti sono stati evidenti in questo percorso”.
E quindi hai capito di non essere così lontano dai top.
“Alla fine dello scorso anno ho chiuso con il quarto tempo in Italia, pur allenandomi “a distanza dal mio allenatore”, da solo e alle sette di sera, con metà lavoro rispetto a quello dei miei avversari che corrono in 1’44”. Allora ho pensato che valeva la pena provare ad arrivare a quel livello”.
Da qui il confronto con la tua azienda.
“Ho chiesto due anni di aspettativa. Con in testa l’obiettivo di qualificarmi per le Olimpiadi di Parigi. I miei colleghi l’hanno presa bene e nonostante l’aspettativa non preveda uno stipendio, hanno deciso di sostenere il mio progetto con un contributo non banale. Da ottobre dell’anno scorso sono dunque un atleta a tempo pieno”.
Ma il 2024 di Jacopo Peron non è andato come si sperava.
“Purtroppo non sono mai stato in grado di competere a causa di due infortuni. Il primo, un’ernia inguinale che ha richiesto l’intervento chirurgico. Il secondo, una frattura da stress alla tibia che fino a giugno non guariva. Così sono rimasto fuori dalla lotta per i minimi europei e olimpici. Al contempo ho parlato con Roberto Severi e insieme ci siamo chiesti se fossi ancora nelle migliori condizioni per puntare a salire quel fatidico gradino. Insieme abbiamo capito che serviva un’altra strada e ho trovato casa all’Ultra Track & Field”.
Come sta andando a Giussano in un gruppo che è aumentato anche dal punto di vista numerico?
“In un paio di mesi abbiamo rimesso molte cose a posto. E la preparazione per il 2025 non ha avuto un solo giorno di intoppi. Mi sento già in ottime condizioni e non vedo l’ora di poterlo dimostrare in pista. La curiosità è tanta, perché da quando dedico tutta la giornata all’atletica a causa degli infortuni finora non ho avuto il riscontro della gara “.
Facciamo per un attimo le carte al futuro. Se l’esperimento va male?
“Rientrerò in azienda. Devo considerare anche la parte economica. Convivo con la mia fidanzata (Gaia Pigolotti, ex ottocentista della Nuova Atletica Varese da 2’09”) e abbiamo un mutuo. In questo momento la mia scelta e i miei sacrifici coinvolgono anche le persone che mi stanno vicino ma è chiaro che non potrebbero durare in eterno. E’ per questo che sto cercando anche di attirare qualche sponsor che creda nel mio progetto”.
E se va bene?
“Mi licenzierò, ma vorrà dire che sarò in piena corsa per il sogno Los Angeles 2028”.
Torniamo al presente: le indoor?
“Saranno subito un bel banco di prova. Abbiamo avuto tutto il tempo per prepararle e serviranno a ricostruire il ranking da cui sono sparito in questo 2024. L’obiettivo sarà innanzitutto quello di abbassare il personale”.
E per la stagione outdoor?
“Ammetto di essere ambizioso, ma credo in quello che sto facendo e ho come obiettivo quello di correre in 1’44”. Sarà una bella lotta. Perché Tecuceanu a parte, non sarà semplice farsi largo tra i vari Barontini, Pernici, Lazzaro e Maniscalco. Sono davvero curioso di confrontarmi con i migliori ma per la prima volta ad armi pari, in condizioni da atleta pro’. Potrei aver guadagnato tanto. O magari non sarà cambiato nulla”.
Che tipo di ottocentista sei?
“Uno veloce, parente dei quattrocentisti. Quando ho spinto sul lato resistenza, ho rimediato parecchi infortuni. L’1’46” sulla distanza è arrivato quando ho diminuito i chilometri settimanali, che non arrivavano a 40, puntando di più su forza, velocità e resistenza alla velocità. Sono però consapevole che da pro’ devo assolutamente migliorare sul piano aerobico. Ci sto lavorando con due sessioni specifiche a settimana, una di VO2max e l’altra con gli intervalli di 3′-4′ al ritmo di soglia anaerobica e un recupero corto di corsa lenta. Senza per questo trascurare la velocità, con almeno uno-due lavori lattacidi a settimana”.
foto di apertura Vaninetti / TrackArena